Economia

Si chiude un trimestre difficile per l’agricoltura italiana 

Il terzo è un trimestre importante per l’agricoltura italiana con oltre il 36% del valore aggiunto complessivamente creato dal settore, infatti, si concentra in questo periodo, visto che tra luglio e settembre hanno luogo eventi importanti come l’avvio della vendemmia, i raccolti del frumento, della frutta estiva e del pomodoro da industria. Le stime preliminari dell’Istat prevedono nel terzo trimestre un calo congiunturale del valore aggiunto.
Per gli ortaggi, le elevate temperature della scorsa estate hanno determinato un calo dell’offerta con la conseguente impennata dei prezzi (+23% in media sull’estate di un anno fa). Per il pomodoro da industria, la produzione è risultata, secondo le informazioni dell’Anicav, in linea con il 2018 ma fortemente ridimensionata rispetto a quanto programmato. L’Italia rimane comunque il secondo player mondiale, con 4,8 milioni di tonnellate di pomodoro trasformato, a fronte di circa 64.500 ettari messi a coltura.
Campagna pesante anche per la frutta estiva che invece ha accusato una flessione dei prezzi dell’8,9%, a causa principalmente della pressione dell’offerta estera. Sul mercato interno, ma soprattutto su quelli esteri, l’Italia ha infatti scontato la concorrenza della Spagna, che, con volumi tornati nella norma, ha frenato sin dagli esordi l’interesse per il prodotto italiano.
Il raccolto 2019 di grano duro è diminuito del 4,3% rispetto al 2018, per una flessione degli areali destinati alla coltura (-5%). La campagna è stata particolarmente difficile per il Nord, dove sono diminuiti produzione, superfici e rese e la qualità del raccolto è stata bassa a causa dell’andamento del climatico. Situazione migliore negli areali del Centro e soprattutto del Sud, con volumi raccolti in crescita, grazie a un recupero delle rese, che ha contrastato il calo delle superfici. Per la vendemmia 2019 si stima una produzione con una riduzione del 16% rispetto all’annata record del 2018.  I volumi della campagna 2019 saranno comunque inferiori alla media degli ultimi 5 anni. Il calo produttivo è da imputare essenzialmente alle condizioni climatiche, di gran lunga meno favorevoli rispetto a quelle che avevano portato all’abbondante vendemmia 2018.
Su un piano più generale, l’osservazione del settore agroalimentare nel suo complesso evidenzia un rallentamento delle esportazioni a causa delle flessioni congiunturali di agosto e settembre.  La crescita per i primi 8 mesi dell’anno, è comunque sostenuta (+6%), con un valore dell’export che sfiora i 30 miliardi di euro. Incombono naturalmente sul futuro le incertezze dovute alla Brexit, ai nuovi dazi Usa e alle recenti turbolenze geopolitiche innescate dalle crisi nel continente sud americano.
E soprattutto le dinamiche che hanno riguardato questi settori hanno determinato una chiusura del trimestre all’insegna di un calo della fiducia degli agricoltori, sia rispetto al trimestre precedente, che rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L’Ismea nell’ultimo numero di Agrosserva denota una situazione complessa che ha avuto ripercussione anche sulla fiducia degli agricoltori. L’indice del clima di fiducia elaborato dall’Ismea con un valore di -3,3 in un intervallo compreso tra -100 e +100, è diminuito di 1,6 punti su base annua e di 5 punti rispetto al trimestre precedente. L’indicatore è sintesi delle opinioni degli operatori sull’andamento degli affari correnti e di quelli futuri. Gli operatori che hanno indicato un peggioramento della situazione corrente hanno superato coloro che sono stati più ottimisti (-9,2, il valore del saldo), contrariamente a quanto rilevato per le opinioni sul futuro (+3, il valore del saldo). Quasi la metà degli agricoltori intervistati ha inoltre dichiarato di aver riscontrato difficoltà nel terzo trimestre, riconducibili principalmente alle condizioni meteorologiche anomale. Inoltre, il 21% degli intervistati prevede un miglioramento degli affari nel prossimo trimestre, l’11% prevede, invece, che peggioreranno. La quota di questi ultimi è notevolmente superiore rispetto a quanto dichiarato nella rilevazione precedente.

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