Politiche agricole

Ripristino natura è legge

 

Via libera dall’Ue alla prima legge sul ripristino della natura. Dopo mesi di stallo, i ministri dell’Ambiente hanno confermato l’accordo con l’Eurocamera sul regolamento proposto a giugno 2022 dalla Commissione europea per ripristinare le aree naturali già degradate, uno dei pilastri del Green Deal. E’ l’insieme delle regole volte a riportare almeno il 20 per cento delle terre e dei mari europei allo stato originale entro il decennio.

Nel voto che permette alla presidenza belga di turno del Consiglio dell’Ue di portare a casa un altro risultato, si registra però il voto contrario dell’Italia, che si unisce al mini-blocco dei Paesi del nord-est europeo che censura uno dei dossier più delicati del Green Deal europeo. Ungheria, Polonia, Paesi Bassi, Finlandia e Svezia fanno mancare, al pari dell’Italia, il sostegno al provvedimento. Il Belgio, invece, sceglie la via dell’astensione.

La proposta di regolamento europeo approvata oggi dal Consiglio Ambiente della Ue sul ‘Nature Restoration Law’ suscita preoccupazione perché compromette di fatto il potenziale produttivo del settore primario.

Confagricoltura aveva più volte segnalato che molte delle richieste e degli oneri previsti dalla proposta trovavano già attuazione in altre norme e che questa legge avrebbe solo aumentato le incombenze per gli agricoltori, compromettendo ancora una volta la produttività, quindi la sicurezza degli approvvigionamenti e prezzi equi per i consumatori.

Nonostante i miglioramenti al testo rispetto alla prima stesura, in linea con quanto auspicato dalla Confederazione, il testo rimane insoddisfacente poiché non tutela la superficie agricola e non prevedere fondi adeguati a raggiungere gli obiettivi fissati.

Confagricoltura ringrazia il governo italiano per aver evidenziato, in sede di Consiglio Ue, i limiti del regolamento che aumenta gli oneri amministrativi per il settore primario, e aver affermato la necessità di un’ulteriore riflessione su come limitare gli impatti negativi per l’agricoltura.

Determinante oggi il voto dell’Austria, che ha cambiato posizione con il sì del ministro dell’ambiente austriaco, Leonore Gewessler. A seguito di questo pronunciamento, il Governo austriaco ha annunciato di voler ricorrere presso la Corte di Giustizia europea per chiedere l’annullamento del voto, contrario alle indicazioni originali.

“La legge sul ripristino della natura (Nature Restoration Law), appena approvata a maggioranza risicata dall’ultimo Consiglio Ue Ambiente, danneggia gli ecosistemi agricoli perché non risponde alla oggettiva necessità di assicurare l’equilibrio tra sostenibilità ambientale, economica e sociale, essenziale per l’attuazione del Green Deal Ue”. Così il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, esprimendo rammarico per gli esiti di una battaglia che ha visto l’Italia contraria fino al voto finale.

“Adesso -continua Fini- serve davvero un Piano nazionale di buon senso nella definizione delle misure attuative, perché non è pensabile ripristinare almeno il 20% delle aree terresti e marittime Ue entro il 2030 e tutti gli ecosistemi degradati entro il 2050, senza tener conto di quanto gli agricoltori stiano, ulteriormente, affrontando per preservare biodiversità e paesaggio da cambiamenti climatici ed erosione, come l’impegno per garantire a tutti cibo sano e di qualità, nonostante la fase di profonda instabilità geopolitica ed economica”.

Sul tavolo, adesso previsti dalla legge Ue, requisiti e indicatori specifici riguardo lo stoccaggio di carbonio organico nei terreni minerali delle terre coltivate, la definizione della quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche ad elevata diversità e il contributo alla piantumazione di almeno 3 miliardi di alberi aggiuntivi in 6 anni. “Queste e altre questioni -aggiunge Fini- andranno affrontate ascoltando gli agricoltori, uno sforzo importante per limitare le ripercussioni anche economiche e amministrative, almeno fino al 2033, quando la Commissione esaminerà gli impatti di questo regolamento”.

Tenere il budget Pac fuori da tutto questo, è l’altro punto fisso di Cia che continua a trovare inadeguate anche le risorse a disposizione della Nature Restoration Law.   

Nel frattempo, dal Consiglio Ue Ambiente arriva l’ok all’orientamento generale della direttiva sul monitoraggio e la resilienza del suolo che aveva già accolto diverse delle richieste formulate da Cia e che attende ora il passaggio nei Triloghi, con il nuovo Parlamento Ue, per essere ulteriormente migliorato, soprattutto in relazione a norme più stringenti sul consumo. Uno spiraglio, nella Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione. “E’ così -conclude Fini- che si valorizza il ruolo strategico dell’agricoltura per il benessere degli ecosistemi e a costante salvaguardia dell’ambiente. Il suolo è una risorsa fondamentale per gli agricoltori e le aree interne, base delle produzioni agricole e fonte di reddito per le comunità rurali”.

La legge sul Ripristino Natura resta un provvedimento ideologico anche se grazie al lavoro della Coldiretti con gli europarlamentari sono state eliminate le misure che avrebbero tagliato la produzione agricola made in Italy, aumentando le importazioni di cibi da Paesi extra Ue coltivati con pesticidi che da noi sono vietati da decenni. Il tutto con effetti devastanti anche sull’assetto idrogeologico del territorio, più esposto al rischio dissesto. E’ il commento della Coldiretti in occasione del via libera del Consiglio Ue all’accordo sul nuovo regolamento, nonostante il voto negativo dell’Italia e la questione dell’Austria, il cui Governo ha nei fatti sconfessato il voto favorevole della sua ministra verde Leonore Gewessler che ha però permesso di far approvare il provvedimento.

Il testo varato rappresenta un compromesso al ribasso anche se senza dubbio migliorativo rispetto alla prima proposta della Commissione, grazie soprattutto al lavoro della Coldiretti insieme agli europarlamentari italiani che ha portato a far cadere i vincoli più illogici, come ad esempio l’abbandono del 10% delle superfici agricole e disincentivi alla manutenzione del territorio.

Restano però alcune criticità, tra cui il tema della gestione dei piani nazionali di ripristino, compresi alcuni obiettivi relativi ai terreni agricoli, assieme al ?mantenimento degli obiettivi di riumificazione delle torbiere (seppure meno rigidi rispetto alla proposta iniziale).

A livello generale la legge approvata dal Consiglio mantiene un’impostazione ideologica sbagliata che mette in contrapposizione la natura e l’agricoltore, vero custode del patrimonio ambientale. Non è allontanando gli agricoltori dalla terra – rileva la Coldiretti – che si preserva la natura, sono proprio le aziende agricole a garantire quella costante manutenzione senza la quale aumenta il rischio di dissesto e desertificazione.

Pur condividendo pienamente gli obiettivi alla base della normativa comunitaria per la tutela della biodiversità, non possiamo mancare di ricordare i possibili rischi legati all’impatto di un simile provvedimento sull’agricoltura e, in particolare, sulle superfici agricole, dalle quali la tutela della biodiversità non può assolutamente prescindere”. Lo sottolinea il presidente della Copagri Tommaso Battista dopo il via libera definitivo del Consiglio dell’UE al regolamento sul ripristino della natura, che prevede l’obbligo per gli Stati Membri di ripristinare entro il 2030 almeno il 30% delle aree degradate.

“Parliamo di un regolamento immediatamente applicabile, che interesserà tutti gli habitat terrestri, lacustri, marini e fluviali e che comporterà in via prioritaria il ripristino allo stato originario di almeno il 20% delle terre e dei mari entro il 2030, percentuale destinata a salire nei successivi decenni con l’obiettivo di contribuire a mitigare gli effetti e le conseguenze del climate change”, spiega il presidente della Copagri.

“Se, da un lato, è certamente positivo l’intento di andare a invertire il preoccupante calo delle popolazioni di impollinatori, i quali come noto sono degli ‘indicatori’ naturali dell’inquinamento ambientale e dai quali dipende gran parte delle produzioni agricole, dall’altro sono più che preoccupanti i rigidi vincoli presenti nel testo comunitario, che rischiano di assestare un duro colpo alla produzione agricola italiana ed europea”, prosegue Battista, ad avviso del quale “nonostante il positivo intervento del Parlamento Europeo, la sostenibilità ambientale, ancora una volta, ha prevalso su quella economica”.

“Tra gli altri nodi del testo, per la cui entrata in vigore si attende ora solo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE, ci sono poi la questione del finanziamento delle misure previste per il ripristino della natura e, soprattutto, la loro armonizzazione con le normative comunitarie che trattano di stoccaggio di carbonio organico nei terreni minerali delle terre coltivate e di salute dei suoli”, aggiunge il presidente.

“Ora la palla passa agli Stati Membri, che avranno due anni di tempo per presentare alla Commissione UE un ‘Piano nazionale di restaurazione’, nel quale declinare le azioni da mettere in campo in base alle singole realtà delle nazioni e al livello di deterioramento dei loro ecosistemi, tenendo ben presenti le numerose differenze in essere relative ai diversi assetti produttivi del tessuto economico nazionale”, conclude Battista.

Per Slow Food Italia  dopo un iter tumultuoso che non lasciava sperare nulla di buono, il Consiglio Ambiente dell’Unione europea ha finalmente adottato la legge sul ripristino della natura (Nature Restoration Law), mettendo un punto fermo per far diventare legge questa proposta attesa da anni. Gli Stati membri devono ripristinare entro il 2030 almeno il 30 per cento degli ecosistemi terrestri, costieri e di acqua dolce dell’Unione. Un provvedimento importante di riqualificazione che riguarda, oltre le aree protette, anche terreni agricoli e aree urbane.

«Una vittoria importante che comunque consideriamo solo il primo passo – dichiara Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia –, contro le miopi spinte contrarie, perché la crisi climatica, la perdita di biodiversità e il degrado di ecosistemi naturali devono avere risposte lungimiranti e immediate. Molta strada verso quella transizione ecologica di cui si parla da anni è da percorrere e la società civile non può più attendere! La strategia che cerca di contrapporre agricoltura e ambiente è dannosa per tutti: pertanto siamo felici che la proposta del ripristino della natura sia diventata legge e consapevoli che devono essere intrapresi al più presto. Tra quelli già contenuti nel Green Deal e depennati, i più urgenti sono la cancellazione dell’uso dei pesticidi e l’obbligo della rotazione colturale e soprattutto del riposo dei terreni».

Oggi 20 nazioni che rappresentano oltre il 66% della popolazione europea hanno detto sì e la legge è vincolante in tutti gli Stati dell’Unione: «Ci dispiace che il governo italiano – aggiunge Nappini – non abbia compreso l’importanza di questo provvedimento. Slow Food Italia ringrazia tutti quelli, dagli scienziati, alle associazioni, ai cittadini, ai politici, che in questi anni hanno sostenuto con la loro azione questa legge».

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