Zootecnia

La Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo ha escluso gli allevamenti bovini  dagli obblighi di riduzione delle emissioni

Escludere i bovini dagli obblighi delle norne sulle emissioni industriali, la Commissione per l’agricoltura ha votato con 36 voti a favore, 8 contrari e 2 astensioni il suo parere sulla proposta di revisione della Commissione sulla direttiva sulle emissioni industriali (IED). Il Comitato si è limitato a respingere lo strumento legislativo inadeguato della Commissione nei confronti dell’allevamento. Il Copa e la Cogeca stanno dimostrando da mesi i problemi e le difficoltà che l’applicazione della proposta della Commissione causerebbe sul campo, motivo per cui accolgono con favore l’adozione della relazione dell’eurodeputato Benoit Lutgen (PPE, BE).

Da un punto di vista simbolico, gli eurodeputati dell’agricoltura hanno mostrato il loro sostegno agli agricoltori dell’UE rifiutando la denominazione di “impianti industriali” per l’agricoltura familiare, come quelli che estraggono carbone o producono prodotti chimici.

Da un punto di vista più tecnico, l’estensione dell’ambito di applicazione della IED comporterà requisiti insopportabili per le piccole e medie aziende agricole, rischiando la liquidazione e/o un’eccessiva concentrazione nelle aziende esistenti e uno spostamento del consumo di prodotti originari di paesi extra UE . La commissione per l’agricoltura ha chiesto che gli allevamenti bovini siano esclusi dalle regole e che le regole riviste si applichino solo alle aziende con più di 40.000 posti per pollame, 2.000 posti per suini da produzione o 750 posti per scrofe, nonché alle aziende con 750 posti unità di bestiame. La commissione agricoltura ha inoltre introdotto diverse disposizioni che semplificano le procedure di registrazione e riducono gli obblighi per gli operatori agricoli, eliminando così la regola del cumulo.

Il Copa e la Cogeca sperano che il Parlamento europeo prenda in debita considerazione il chiaro messaggio inviato dai deputati dell’agricoltura nel loro prossimo voto in seno alla commissione per l’ambiente e in plenaria.

“Non possiamo che accogliere con grande soddisfazione l’esclusione degli allevamenti bovini dagli obblighi derivanti dalla Direttiva sulle emissioni industriali, con quale si era inteso equipararli, a livello di inquinamento e di emissioni in atmosfera, alle grandi industrie dell’Unione Europea”. Lo afferma il presidente della Copagri Tommaso Battista all’indomani del voto in Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo sulla proposta di revisione della Direttiva UE, col quale è stato inoltre scongiurato, a larghissima maggioranza, il rischio di ulteriori oneri a carico degli allevatori di suini e di pollame.

“Ringraziamo gli europarlamentari della Comagri – prosegue Battista – per aver prontamente accolto il nostro accorato appello volto a tutelare la zootecnia nazionale, istanza che ora estendiamo ai membri della Commissione Ambiente, i quali dovranno a loro volta, entro la fine del mese di maggio, esprimersi sul medesimo testo, che originariamente ignorava del tutto il fondamentale e imprescindibile ruolo svolto dagli allevamenti in relazione alla tutela idrogeologica del territorio, alla difesa dell’ambiente e della biodiversità e al contrasto allo spopolamento delle aree interne e rurali del Paese”.

Con il voto di ieri sono state accolte le richieste di Confagricoltura a difesa del comparto zootecnico, escludendo gli allevamenti bovini dagli obblighi derivanti dalla Direttiva sulle emissioni industriali, ed eliminando ogni ulteriore aggravio per gli allevatori di suini e pollame”. E’ il commento del presidente dell’Organizzazione, Massimiliano Giansanti, all’esito della commissione Agricoltura dell’Eurocamera, in merito alla proposta di revisione della Direttiva sulle emissioni industriali. Ora il voto passerà in commissione Ambiente.

Confagricoltura ha seguito il dossier da vicino, lavorando insieme al Parlamento europeo e al Copa Cogeca, evidenziando l’insostenibilità dell’applicazione della direttiva sugli allevamenti, già fortemente provati da molte difficoltà che rischiano di compromettere irreversibilmente la produttività delle imprese agricole italiane.

“Riteniamo assurdo ed infondato paragonare gli allevamenti alle attività industriali – sottolinea il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, – dal momento che c’è un impegno forte da parte del mondo zootecnico nel dare una risposta ad una sempre maggiore richiesta di attenzione verso l’ambiente, che vede l’Italia primeggiare sul fronte delle tecnologie innovative e della sostenibilità, come peraltro dimostrano i risultati ottenuti rispetto alle emissioni di ammoniaca e gas serra che, negli ultimi 30 anni, si sono ridotte rispettivamente del 24% e 12% (fonte ISPRA)”.

“Con la votazione dei giorni scorsi, a larga maggioranza, la Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo ha preso posizione contro l’inserimento degli allevamenti nella nuova Direttiva sulle emissioni industriali: anche la zootecnia italiana tira un sospiro di sollievo”. Così il presidente ed il direttore generale dell’Associazione Italiana Allevatori-A.I.A., Roberto Nocentini e Mauro Donda, commentano gli esiti del voto tenutosi martedì 25 aprile a Bruxelles.

“La decisione – continuano Nocentini e Donda – è importante perché evita anche ulteriori oneri a carico dei settori suinicolo ed avicolo e viene incontro a quanto sollecitato dal sistema allevatoriale italiano che aveva a più riprese sottolineato l’assurdità tecnica e scientifica di assimilare l’attività delle nostre stalle a quella di stabilimenti industriali. La Commissione Europea, infatti, aveva proposto di ampliare le attività ricomprese nella cosiddetta Direttiva sulle emissioni agli allevamenti bovini con numero di capi superiori a 150 unità. Ciò avrebbe inevitabilmente portato alla chiusura di molte stalle con conseguente perdita del valore economico e sociale, ma anche ambientale, della zootecnia italiana. La zootecnia nazionale e continentale, invece, ha compiuto negli ultimi anni considerevoli sforzi per accrescere il grado di sostenibilità delle aziende che su scala globale stanno registrando i migliori risultati in termini di impatto ambientale favorendo la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico”. Anche i dati che stanno emergendo all’interno del Progetto LEO (Livestock Environment Opendata – www.leo-italy.eu) – frutto di rilevazioni effettuate in singoli allevamenti – , confermano che in realtà l’impatto della nostra zootecnia in termini di emissioni nell’ambiente è di gran lunga inferiore a quanto contenuto nelle informazioni generalmente veicolate dai media negli ultimi tempi, provenienti dalle fonti più disparate.

“Rivolgiamo un plauso ed un ringraziamento all’eurodeputato italiano Paolo De Castro, relatore in Commissione Agricoltura al Parlamento Europeo, che ha sostenuto l’infondatezza della proposta dell’esecutivo Ue che nell’ambito dell’obiettivo di riduzione dei cosiddetti ‘gas serra’ rischiava però di sottoporre gli allevamenti al giogo di pesanti autorizzazioni sempre più stringenti ed onerose, mettendone a rischio la sopravvivenza. Ci auguriamo che anche il prossimo passaggio in Commissione Ambiente confermi una impostazione non vessatoria nei confronti della zootecnia”.

La decisione di lasciar fuori gli allevamenti bovini dalla nuova direttiva sulle emissioni industriali salva un settore cardine del Made in Italy e va incontro alle richieste di Coldiretti che per prima aveva denunciato l’assurdità scientifica di paragonare le stalle alle fabbriche e avviato una campagna di sensibilizzazione. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel commentare la decisione della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo che ha votato a larghissima maggioranza l’esclusione dei bovini e lo stop ad ulteriori oneri per suini e pollame dal nuovo regolamento Ue. Un pronunciamento che va contro la proposta della Commissione europea di ampliare le attività coperte agli allevamenti di bovini da 150 capi in su, la quale – sottolinea Prandini – potrebbe portare alla perdita di posti di lavoro con la chiusura di molti allevamenti di dimensioni medio-piccole, minando la sovranità alimentare, con il conseguente aumento della dipendenza dalle importazioni di prodotti animali da Paesi terzi, che hanno standard ambientali, di sicurezza alimentare e di benessere animale molto più bassi di quelli imposti agli allevatori dell’Unione. O, ancora peggio, e di spingere verso lo sviluppo di cibi sintetici in provetta, dalla carne al latte cibi sintetici. Equiparare gli allevamenti, anche di piccole/medie dimensioni, alle attività industriali, – continua il presidente della Coldiretti – appare ingiusto e fuorviante rispetto al ruolo che essi svolgono nell’equilibrio ambientale e nella sicurezza alimentare in Europa. Si tratta peraltro – rileva Prandini – di un approccio ideologico fondato su dati imprecisi e vecchi che va stigmatizzato, anche perché potrebbe avere impatti negativi sull’ambiente con la perdita di biodiversità, paesaggi e spopolamento delle aree rurali. La scelta di non gravare con ulteriori oneri sugli allevamenti di suini e pollame – aggiunge Prandini – va a riconoscere gli sforzi che gli allevatori stanno compiendo per aumentare la sostenibilità delle loro aziende che, su scala globale, sono già quelle che registrano le migliori performance in termini di impatto ambientale e mitigazione dei cambiamenti climatici. La Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo ha inoltre votato – rileva Coldiretti – l’eliminazione della norma dell’aggregazione che avrebbe potenzialmente l’effetto di incrementare il numero delle aziende, soprattutto medio-piccole soggette alla direttiva emissioni.


È ingiusto e scorretto equiparare la zootecnia a settori altamente industrializzati. Per questo è assolutamente positivo il parere della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue, che a larga maggioranza ha escluso gli allevamenti bovini dalla nuova direttiva europea sulle emissioni industriali, e ha eliminato ulteriori oneri per suini e pollame, recependo anche le nostre istanze. Lo dice Cia-Agricoltori Italiani, auspicando che ora la Commissione Ambiente, competente in materia, tenga nella dovuta considerazione la decisione della Comagri in occasione del voto a fine maggio.

            Gli agricoltori sono continuamente impegnati a ridurre l’impatto ambientale delle loro attività con pratiche sostenibili, tanto che oggi in Europa l’incidenza degli allevamenti sulle emissioni complessive si colloca tra il 7% e il 10%. Ancora meglio fa l’Italia, dove le emissioni di CO2 della zootecnia rappresentano il 5,2% del totale.

            Eppure “la revisione della direttiva Ue non tiene conto né degli sforzi costanti delle aziende agricole per impattare sempre meno sul clima -osserva il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini- né del fatto che le emissioni degli altri settori industriali sono molto diverse rispetto a quelle della produzione agricola, che svolge una pluralità di funzioni primarie: assicura derrate alimentari ai cittadini, preserva biodiversità e territori, crea valore per le aree rurali e marginali”.

            Ecco perché, aggiunge Fini, “Cia continuerà a lavorare nelle prossime settimane con gli europarlamentari della Commissione Ambiente per fare in modo che le nostre richieste e preoccupazioni siano accolte. Ribadiamo la piena necessità di tenere fuori gli allevamenti dalla proposta di revisione della direttiva sulle emissioni industriali, altrimenti si rischia la chiusura e il fallimento di tantissime stalle. Compromettendo, tra l’altro, la capacità di approvvigionamento comunitario e aumentando l’import da Paesi terzi dove le regole sono meno rigorose di quelle Ue, sul fronte della sicurezza alimentare ma anche ai fini della sostenibilità ambientale”.

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