Vola il prezzo del grano
Vola il prezzo internazionale del grano che nell’ultima settimana ha fatto registrare un ulteriore aumento del 6% alla borsa merci di Chicago. I contratti future per consegna a maggio dellla soia sono saliti di circa il 2% e il mais ha incrementato il valore dello 0,7% durante l’ultima settimana. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti alla fine della settimana al Chicago Bord of Trade (CBOT), il punto di riferimento mondiale delle materie prime agricole che secondo gli esperti continueranno a crescere. Intanto la Russia ha deciso di chiudere le esportazioni dopo che la scorsa settimana le quotazioni del grano avevano raggiunto i 13.270 rubli per tonnellata, superando addirittura quello del petrolio degli Urali, che è sceso a 12.850 rubli per tonnellata. Chiuse anche le importazioni di cereali per 10 giorni.
Una preoccupazione che, precisa la Coldiretti, ha spinto la Russia a trattenere per uso interno parte della produzione di grano dopo essere diventata il maggior esportatore di grano del mondo mentre il Kazakistan, uno dei maggiori venditori di grano, ha addirittura vietato le esportazioni del prodotto.
Si tratta di scelte che, sottolinea la Coldiretti, dimostrano come i governi si stiano concentrando sull’alimentazione delle proprie popolazioni mentre il virus interrompe le catene di approvvigionamento in tutto il mondo con timori di una crisi alimentare globale.
L’aumento del grano che è il prodotto più rappresentativo dell’alimentazione nei Paesi occidentali e infatti solo la punta dell’iceberg con le tensioni che si registrano anche per il riso con il Vietnam che ha temporaneamente sospeso i nuovi contratti di esportazione mentre le quotazioni in Thailandia sono salite ai massimi dall’agosto 2013. In aumento anche la soia, il prodotto agricolo trai più coltivati nel mondo, con gli Stati Uniti che si contendono con il Brasile il primato globale nei raccolti e la Cina che è la più grande consumatrice mondiale perché costretta ad importarla per utilizzarla nell’alimentazione del bestiame in forte espansione con i consumi di carne.
Il grano è la coltivazione più diffusa in Italia con circa trecentomila agricoltori impegnati secondo una stima ella Coldiretti che sottolinea come la produzione potrebbe notevolmente aumentare per puntare anche all’autosufficienza con una adeguata remunerazione della produzione nelle aree interne dove sarebbe importante per combattere lo spopolamento ed il degrado ambientale.
L’Italia è prima in Europa e seconda nel mondo nella produzione di grano duro destinato alla pasta con una stima di 1,2 milioni di ettari seminati nel 2020 in aumento dello 0,5% con una produzione attorno ai 4,1 miliardi di chili ma forte è l’importazione dall’estero (pari a circa 30% del fabbisogno) con ben 793 milioni di chili in aumento del 260% arrivati dopo l’accordo CETA dal Canada dove non si rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale vigenti nel nostro Paese a partire dall’utilizzo dell’erbicida glifosato in preraccolta, secondo modalità vietate sul territorio nazionale dove la maturazione avviene grazie al sole.
Le previsioni di semina del grano tenero per 2020, secondo la Coldiretti, sono invece di 536.000 ettari circa rispetto ai 530.000 del 2019 con una produzione 2,73 miliardi di chili con le importazioni che arrivano in questo caso al 70% del fabbisogno totale.