Ue apre a genome editing indispensabile per transizione green
La Commissione europea ha deciso di di avviare un ampio e aperto processo di consultazione per discutere la progettazione di un nuovo quadro giuridico che punti a differenziare NBT (Nuove Tecniche Genomiche) da OGM (Organismi geneticamente modificati)”. indispensabile alla transizione green del settore agricolo, come definito dalla strategia Farm to Fork. Le nuove biotecnologie agrarie non hanno nulla a che vedere con gli Organismi geneticamente modificati tradizionali. Soddisfazione di Cia- Agricoltori Italiani dopo lo studio sul tema pubblicato dalla Commissione e richiesto dal Consiglio,
“Prendiamo atto con grande soddisfazione della presa di posizione dell’Esecutivo Ue, che va così a ribaltare quanto stabilito nel luglio 2018 dalla Corte di Giustizia Ue; l’Esecutivo Ue ha infatti chiarito che queste ultime nulla hanno a che spartire con i vecchi Ogm, ma che al contrario possono contribuire al raggiungimento degli obiettivi di una maggiore sostenibilità ambientale ed efficienza produttiva, garantendo la sicurezza dei consumatori e dell’ambiente”. Lo sottolinea il presidente della Copagri Franco Verrascina dopo la pubblicazione da parte della Commissione UE dei risultati di uno studio sul tema, richiesto dal Consiglio, sulla base del quale prenderà avvio una consultazione finalizzata all’elaborazione di un nuovo quadro giuridico per le biotecnologie.
Con un appoggio rigorosamente scientifico, lo studio ribalta infatti le conclusioni della Corte di Giustizia Europea del luglio 2018, che equiparavano le varietà ottenute con le più innovative tecnologie di miglioramento genetico agli Ogm. La sentenza vincolava, dunque, le nuove biotecnologie alla legislazione obsoleta che norma gli Organismi geneticamente modificati, impedendo, di fatto, al settore rurale di affrontare con tempestività le sfide del mercato globale e di realizzare gli obiettivi di sostenibilità tracciati dal Green Deal.
“Un riconoscimento di fondamentale importanza per coniugare sostenibilità ambientale ed efficienza produttiva delle imprese agricole aperte alle innovazioni – commenta il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – lo studio riconosce che le nuove tecniche possono dare un valido contributo alla lotta contro i cambiamenti climatici dando la possibilità alle imprese agricole di salvaguardare il potenziale produttivo con una minore pressione sulle risorse naturali.
Lo studio della Commissione evidenzia anche che la vigente legislazione sugli organismi geneticamente modificati, varata nel 2001, non è adeguata per regolamentare le innovazioni tecnologiche in questione che consentono anche di aumentare la produttività delle colture, grazie a interventi mirati sul genoma”.
“Il genome editing –dichiara il presidente Cia, Dino Scanavino- non presuppone inserimento di Dna estraneo mediante geni provenienti da altre specie. Si opera, infatti, internamente al Dna della pianta, che rimane immutato e assicura la continuità delle caratteristiche dei nostri prodotti, garantendo anche l’aumento delle rese, insieme alla riduzione dell’impatto dei prodotti chimici e al risparmio di risorse idriche”.
“Quella di aggiornare la legislazione vigente in materia – sottolinea Verrascina – è una necessità molto sentita dal mondo agricolo e della ricerca, dal momento che quest’ultima risale a un ventennio fa e non è più in linea con gli enormi e significativi passi avanti fatti dalla scienza”, fa notare il presidente della Copagri, ad avviso del quale “è molto importante che tale impegno sia al centro dei lavori del Consiglio agricolo del mese prossimo e di diversi confronti con le altre istituzioni comunitarie e i diversi soggetti interessati.Vale la pena di ricordare che le NGT, ovvero tutte le tecniche atte a modificare il genoma di un organismo, sono ormai diffuse in molte parti del mondo in ragione del grande contributo che possono offrire alla sostenibilità dei sistemi alimentari, grazie a piante più resistenti alle malattie, alle condizioni ambientali e agli effetti del climate change, con produzioni che possono inoltre beneficiare di qualità nutrizionali più elevate e di una minore necessità di fattori della produzione agricola come i pesticidi”,
Le nuove biotecnologie premiate nel 2020 col Nobel della chimica, arrivano, infatti, a perfezionare il corredo genetico delle piante in maniera simile a quanto avviene in natura, ma con maggior precisione e rapidità, oltre ad avere il vantaggio di essere poco costose e di potersi facilmente adattare alle tante tipicità dei nostri territori.
“L’agricoltura non può fare a meno del miglioramento genetico – ricorda Scanavino – che ha da sempre accompagnato la sua storia mediante le tecniche tradizionali di incrocio e innovazione varietale –ha spiegato Scanavino-. Oggi abbiamo bisogno di ulteriore miglioramento per adattare le nostre colture a un contesto ambientale trasformato dal cambiamento climatico e minacciato dalla Xylella e dai patogeni fungini che attaccano la vite. Un ultimo aspetto, riguarda la gestione di queste innovazioni –Non possiamo permetterci che il miglioramento genetico sia gestito solo da multinazionali lontane dalle esigenze reali del mondo agricolo. Dobbiamo, dunque, promuovere tutti gli strumenti che possano sviluppare nuove relazioni tra pubblico e privato e interazioni più strette tra mondo dell’impresa e mondo della ricerca”.
Per Giuseppe L’Abbate della commissione Agricoltura “l’Italia deve saper cogliere queste innovazioni per raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti a livello europeo con il Green Deal e la strategia Farm to Fork. Si tratta di un’occasione strepitosa per il nostro Paese che potrà avere, in prospettiva, prodotti agroalimentari made in Italy maggiormente resilienti, più caratterizzanti e che ne esaltino la biodiversità. Invito il ministro Patuanelli ad accelerare questo processo, iniziando a lavorare alla possibilità di sperimentazione in campo aperto di NBT così da essere protagonisti di una sfida innovativa, a cui può dare nuova linfa anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza”.