Zootecnia

Progetto LEO: sul nuovo portale aperto il “forziere” per fruire  della immensa mole di dati sulla zootecnia italiana

Da gennaio 2022 la zootecnia italiana è ancora più trasparente, a vantaggio degli stessi allevatori, degli studiosi, dei ricercatori, degli operatori del settore e, in prospettiva, anche delle Istituzioni, del mondo della comunicazione e dei cittadini.

E’ infatti aperto, sul nuovo portale www.leo-italy.eu , quello che si potrebbe definire il “forziere” del nostro allevamento, grazie ad un importante step del Progetto LEO (Livestock Environment Opendata), giunto nel 2022 al suo penultimo anno di attuazione e che ora mette a disposizione una prima parte della mole impressionante di dati prodotti, circa 2 miliardi, in modalità open, per cui può dirsi pienamente raggiunto l’obiettivo iniziale di acquisire nuovi dati e riunire in un’unica banca dati digitale tutte le informazioni relative al comparto zootecnico.

L’allevamento nazionale, con la sua specificità e distintività costituisce un unicum ed è alla base di produzioni dell’agroalimentare Made in Italy fatto di eccellenze e tesori che in molti casi possono essere solo imitati, ma che costituiscono il “marchio di fabbrica” del saper fare degli allevatori italiani.

Per raggiungere questo obiettivo, il Progetto LEO si sta avvalendo di un partenariato di alto profilo, con l’Associazione Italiana Allevatori come capofila, che opera con i Dipartimenti di Zootecnia di tre Università (Palermo, Tuscia e Cattolica), due Istituti Zooprofilattici (Umbria-Marche e Abruzzo-Molise), un Istituto Sperimentale (Lazzaro Spallanzani), un consorzio che opera per la tutela della biodiversità (ConSDABI), una società informatica che realizzerà l’Open Data (Bluarancio). L’A.I.A., oltre alla funzione di capofila del Progetto, ha messo a disposizione l’esperienza di raccolta dati sistematica nelle aziende zootecniche e la propria banca dati.

Oggi, quindi, dopo tre anni di intensa attività di raccolta ed organizzazione dei dati e sviluppo informatico, il Progetto LEO ha compiuto un altro importante passo avanti. E’ infatti attivo, da mercoledì 19 gennaio, il link da cui accedere agli Open Data, vero fulcro dell’iniziativa finanziata dall’Unione europea, con Fondi FEARS (Sottomisura 16.2 – PSRN 2014-2020) supportata anche dalla Direzione Generale dello Sviluppo Rurale del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali (il Mipaaf è l’Autorità di Gestione del progetto). L’obiettivo è chiaro: lo sviluppo di nuovi processi, pratiche e tecnologie attraverso la creazione di un sistema di gestione unitario delle informazioni per la biodiversità zootecnica.

Ancor prima del punto di arrivo del progetto, nel 2023, i numeri che può vantare questa raccolta dati sono già importanti. Delle svariate decine di razze ovine, bovine e caprine censite, sono già disponibili oltre 140 milioni di dati relativi all’anagrafica e oltre 2 miliardi e 300 milioni di dati di interesse zootecnico, compresi ad esempio oltre 20 diversi parametri di qualità del latte.

Un prezioso patrimonio, raccolto a livello nazionale e in costante aggiornamento, riguardanti l’ambiente, la biodiversità, il benessere animale ed il clima che – negli obiettivi di realizzazione – porteranno ad una maggiore sostenibilità del settore zootecnico italiano. Il libero accesso alla sezione Open Data punta infatti a favorire lo scambio, la condivisione e la trasparenza di questo importante settore e favorire la transizione verso una zootecnia 4.0.

“Invitiamo tutti gli interessati, ed anche coloro che ancora non fanno parte della community già avviata su alcuni canali social – commenta Mauro Donda, direttore generale di A.I.A. – ad approcciarsi ai vari contenuti del Progetto, che si trovano all’indirizzo www.leo-italy.eu dove è possibile accedere agli Open Data ma anche alle informazioni sui parametri raccolti e alle razze italiane che compongono la grande, ed aggiungo inimitabile – biodiversità del nostro Paese. Con il Progetto LEO stiamo andando a costruire un contenitore destinato ad essere un punto di riferimento anche per lo studio e la ricerca in zootecnia negli anni a venire”.

 

 

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