Mercati

Monitor dei distretti Agro-alimentari di Intesa Sanpaolo

 

Nel 2022 le esportazioni complessive dei distretti agro-alimentari italiani sono aumentate a valori correnti del 12,8% rispetto al 2021, ed hanno superato i 25 miliardi di euro. L’andamento ricalca l’evoluzione del totale delle esportazioni agro-alimentari nazionali (+15,3% nel 2022) di cui i distretti rappresentano il 44% in termini di valori esportati. In particolare, per i distretti del settore è stato trainante sui mercati internazionali il comparto dei prodotti alimentari trasformati, cresciuto del 17,7% nel 2022, a fronte di un indice dei prezzi esteri che, nello stesso periodo, ha registrato una crescita del 13,1% rispetto al 2021.

La filiera del vino, che rappresenta oltre un quarto del totale dell’export dei distretti, chiude a quota 6,6 miliardi di euro nel 2022 (+9,4% tendenziale), ossia un incremento di 570 milioni rispetto al 2021. Il maggior contributo viene dal distretto del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, con 210 milioni in più (+25,3%), realizzati in particolare verso Stati Uniti (+30,8%), Germania (+30,3%) e Francia (+54,5%); riprendono a crescere anche le vendite verso il Regno Unito (+5,5%) pur restando ancora del 22% inferiori rispetto ai livelli del 2019. Secondo per contributo alla crescita è il distretto dei Vini dei colli fiorentini e senesi (+11,6%), 95 milioni di incremento delle esportazioni rispetto al 2021: premianti i risultati verso il continente nordamericano, in particolare Stati Uniti (+16,2%) e Canada (+11,4%). Ottimi risultati anche per il distretto dei Vini di Langhe, Roero e Monferrato che totalizza oltre 2 miliardi di euro nel 2022 (+3,9%): trainanti sono stati i mercati europei, in primis Germania (+14,8%), Francia (+24,7%) e Spagna (+49,8%); positive anche le vendite verso Regno Unito (+11%) e Svizzera (+8,3%) che compensano l’arretramento sul mercato statunitense (-22,1%). Anche i Vini del veronese si mantengono in territorio ampiamente positivo (+6,7%) grazie a progressi diffusi verso tutte le principali destinazioni commerciali: Germania (+2,7%), Stati Uniti (+14,8%), Regno Unito (+8,9%) e Canada (+10%).

Segue per valori esportati la filiera della pasta e dolci, che ha superato i 4,4 miliardi di euro in valori correnti nel 2022, e il cui contributo è stato particolarmente determinante: quasi 720 milioni in più rispetto al 2021 (+19,3%). Il risultato va letto anche alla luce della dinamica inflazionistica: per l’industria della pasta e dolci italiana l’indice dei prezzi sui mercati esteri ha registrato un incremento tendenziale del 17,4% nel 2022. La filiera, tra le più energivore, ha risentito sia degli aumenti di prezzo delle materie prime e dei concimi, che hanno toccato i massimi a metà del 2022, sia della siccità che ha fatto sentire i suoi effetti sulla produzione cerealicola nazionale. Quasi tutti i distretti hanno registrato tassi di crescita delle esportazioni a due cifre nel 2022; in particolare, si distingue il comparto pasta e dolci dell’Alimentare di Parma, con 168 milioni di euro in più rispetto al 2021 (+18,1%), di cui 32 verso Germania, 26 verso Francia e 32 verso Stati Uniti. Ottimi risultati anche per i Dolci di Alba e Cuneo, con 142 milioni in più (+8,9%), e per il comparto pasta e dolci dell’Alimentare napoletano, con 140 milioni di progresso sui mercati esteri (+45,3%).

La filiera dei distretti agricoli rallenta la sua corsa rispetto al primo semestre 2022 e si ferma a un risultato tendenziale del +1,6% nell’anno. Il settore agricolo ha dovuto affrontare non solo gli aumenti dei costi di produzione (energetici, materie prime, concimi), ma anche il calo delle rese dei raccolti provocato dalla siccità del 2022. Il maggior contributo lo si deve al distretto dell’Ortofrutta del Barese, che cresce di 137 milioni (+24,2%) realizzati quasi interamente verso Algeria (+79 milioni) e Tunisia (+38 milioni); molto positiva anche l’evoluzione del distretto dell’Agricoltura della Piana del Sele (27 milioni di incremento, +8,8%). Buon risultato per l’Ortofrutta romagnola, che archivia il 2022 a 685 milioni di euro, 14 in più rispetto al 2021 (+2,1%); il distretto, che in passato ha dovuto fronteggiare numerosi problemi dovuti alla cimice asiatica, alla siccità e alle gelate, si troverà ora ad affrontare la grave emergenza determinata dalle piogge alluvionali di maggio 2023, i cui danni non sono ancora del tutto quantificati ma che hanno quasi interamente distrutto le coltivazioni delle zone colpite. In contrazione il distretto della Nocciola e frutta piemontese, che arretra di oltre 72 milioni (-16,2%), soprattutto verso Germania (-30,1%) e Francia (-30,4%); il 2022 è stato un anno molto al di sotto della norma come piovosità in Piemonte, con un deficit complessivo di circa il 43% 1. Anche il Florovivaistico di Pistoia perde terreno (-33 milioni, -8,2%) in particolare verso Francia (-21 milioni) e Regno Unito (-11 milioni).

Crescite diffuse per quasi tutti i distretti delle conserve, che nel complesso segnano un +23,6% nel 2022 (525 milioni di progresso). Per l’industria conserviera italiana l’incremento dei prezzi sui mercati esteri è stato del 10,2%. Le Conserve di Nocera, principale distretto della filiera con circa 1,4 miliardi di valori esportati, registrano un +25,6% grazie alla forte accelerazione verso il mercato tedesco (+35,1%); recuperano anche le vendite verso il Regno Unito (+17,1%) dopo il calo del 2021.

Buoni risultati anche per la filiera delle carni e dei salumi, che nel complesso cresce del 7,3% nel 2022, con un progresso di 166 milioni. Di questi, ben 120 sono realizzati dal distretto dei Salumi del modenese (+16,7% tendenziale), i cui prodotti sono sempre più apprezzati in Francia (+28,2%), Belgio (+28,8%), Svezia (+120%) e Paesi Bassi (+90,6%). Leggero arretramento per le Carni di Verona (-1,9%) e per il Prosciutto di San Daniele (-1%), ma per entrambi si tratta solo di una parziale battuta d’arresto dopo i successi registrati nel 2021 (rispettivamente +14,2% e +33% tendenziale). La provincia di Verona, in particolare, è stata colpita tra il 2021 e il 2022 da un’epidemia di influenza aviaria a elevata patogenicità, la provincia concentra una buona parte della produzione avicola nazionale; in base alle rilevazioni Ismea, l’offerta italiana di pollame ha fatto registrare una pesante flessione posizionandosi quasi il 12% al disotto della produzione del 2021; contestualmente, i prezzi dei mezzi di produzione (soprattutto mangimi ed energetici) hanno segnato un’impennata che si è tradotta in un consistente aumento dei listini 2.

Nella filiera del lattiero-caseario, il calo del distretto di Reggio Emilia (-29,8% nel 2022), determinato dall’arretramento delle vendite soprattutto nel Regno Unito (-48,8%) e in Francia (-20,4%), viene ampiamente compensato dai successi degli altri distretti. Nel complesso la filiera cresce del 12,6% nel 2022, a fronte di prezzi sui mercati esteri aumentati del 9,6%. Il Lattiero- caseario Parmense registra un +8,5% nel 2022, grazie a progressi diffusi verso Stati Uniti (+10,8%), Francia (+16,7%) e Spagna (+16,8%). Risultati lusinghieri anche per il Lattiero-caseario della Lombardia sud-orientale, che cresce a doppia cifra (+19,9%) soprattutto verso Francia (+28,8%) e Paesi Bassi (+24,4%); e per la Mozzarella di bufala campana, con 120 milioni di vendite all’estero in più (+30,2%), di cui 40 verso la Francia (+38,9%) e 20 verso la Spagna (+72,8%). Recupera rispetto ai primi sei mesi dell’anno il Lattiero-caseario sardo (+10,1% nel 2022), soprattutto verso gli Stati Uniti (+15,3%).

Forte accelerazione per la filiera dell’olio (+27,6%): l’olio è uno dei prodotti alimentari dove si sono registrati i maggiori incrementi di prezzo (+24% i prezzi alla produzione sui mercati esteri nel 2022) a fronte di un’annata non particolarmente brillante (-17% la produzione nazionale di olio nel 2022 secondo Istat). Il distretto dell’Olio toscano registra un +27,9% nel 2022, che si traduce in un progresso di 179 milioni, di cui 64 verso gli Stati Uniti (+24,6%) e 42 verso la Germania (+87,4%). Molto positivi i risultati anche dell’Olio umbro (+22,9%) e del comparto olio dell’Olio e pasta del barese (+36,6%).

I due distretti del riso realizzano insieme quasi 130 milioni in più rispetto al 2021 (+24,6%): il Riso di Vercelli, con 49 milioni di progresso (+17,4%) è sempre più apprezzato sul mercato tedesco (+29,4%), su quello francese (+20,2%) e britannico (+26,3%); per il Riso di Pavia, quasi 80 milioni in più distribuiti verso tutte le principali destinazioni commerciali. Emergono comunque forti timori sulla tenuta della filiera: secondo Coldiretti, il crollo di oltre il 30% della produzione del riso in Italia nel 2022 a causa della siccità sta spingendo gli agricoltori ad abbandonare le risaie: quest’anno verranno coltivati quasi 8mila ettari di riso in meno per un totale di appena 211mila ettari, ai minimi da trenta anni.

I distretti del caffè continuano la loro corsa sui mercati esteri (+19,9% nel 2022); in particolare il distretto del Caffè, confetterie e cioccolato torinese (+21,8%), per il quale il calo sul mercato russo (-45 milioni; -79%) è stato ampiamente compensato con i progressi in quelli tedesco (+59 milioni; +30,8%), francese (+52 milioni; +44,3%) e britannico (+15 milioni; +31,4%). Bene anche il Caffè di Trieste (+16,5%) e il Caffè e confetterie del napoletano (+16,9%).

Consolida i progressi anche il distretto dell’Ittico del Polesine e del Veneziano (+5,7% nel 2022): nonostante il calo sul mercato tedesco (-5,3%) registra progressi diffusi verso Francia (+6,8%), Austria (+12,7%), Croazia (+34,3%) e Spagna (+32,8%).

Per quanto riguarda i mercati di destinazione, anche nel 2022 la Germania si conferma il primo acquirente per i prodotti dei distretti agro-alimentari, con un totale di 4,6 miliardi (+8,7%): crescono le vendite dei vini, delle conserve e della pasta e dolci; in lieve arretramento i distretti agricoli. Seguono gli Stati Uniti, con oltre 3,2 miliardi di euro (+13,7%), spesi in particolare in vini, pasta e dolci e olio; terza destinazione la Francia (con circa 2,9 miliardi, +13,9%), che apprezza soprattutto pasta e dolci, prodotti lattiero-caseari e carne e salumi. Dopo il calo del 2021, riprendono a crescere anche le vendite sul mercato britannico, che superano i 2 miliardi (+13%), soprattutto di vini, conserve, pasta e dolci. Bene l’export verso le economie emergenti, che nel complesso raggiungono la soglia del 20% sul totale delle esportazioni distrettuali agro-alimentari: nonostante i cali verso Cina (-25,8%) e Russia (-12,3%), registrano forti incrementi i flussi verso Corea del Sud (+31,5%), Brasile (+49,7%), Croazia (+31,3%) ed Emirati Arabi Uniti (+24,9%).

Nella prima metà di maggio 2023 una serie di eventi climatici, con piogge persistenti, allagamenti, straripamenti e frane, hanno colpito la regione Emilia-Romagna, in particolare le province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. Questi territori ospitano un importante distretto agro- alimentare, l’Ortofrutta romagnola, e numerose aziende di allevamento, soprattutto avicolo. Non siamo ancora in grado di quantificare i danni provocati, ma possiamo calcolare il peso che queste produzioni hanno in ambito nazionale. In questo breve approfondimento cercheremo di individuare le principali specializzazioni dei territori alluvionati. I dati pubblici consentono di fare un’analisi solo a livello provinciale: ci focalizziamo pertanto sulle province di Forlì-Cesena e Ravenna il cui territorio è stato colpito interamente dall’alluvione.

Le maggiori coltivazioni sono: uva da vino (oltre 4 milioni di quintali nel 2022, il 5% del totale italiano), pomodoro da trasformazione (quasi 1,8 milioni di quintali, 3%) e il frumento tenero (1,5 milioni, 5%). Alcune coltivazioni ortofrutticole si distinguono, inoltre, per il peso particolarmente alto sul totale italiano, sono: la nettarina/pesca noce (1,1 milioni di quintali prodotti nel 2022, ossia il 29% del totale italiano), il kiwi (743 mila quintali, 14%), la pera (519 mila quintali, 10%), l’albicocca (463 mila quintali, 20%), la susina (461 mila quintali, 24%), i loti o kaki (133 mila quintali, 25%) e la cipolla in piena aria (413 mila quintali pari al 10% nazionale). Alcune di queste produzioni hanno certificazioni di qualità riconosciute a livello europeo: si tratta della pera dell’Emilia-Romagna IGP, della pesca e della nettarina di Romagna IGP e dello scalogno di Romagna IGP.

Per quanto concerne gli allevamenti, le due province, Forlì-Cesena e Ravenna, sono specializzate nell’avicoltura: insieme rappresentano circa i tre quarti dei capi allevati in Emilia- Romagna che nella classifica per regione si colloca al secondo posto alle spalle del Veneto.

Meno rilevante ma comunque significativa è la suinicoltura che pesa per il 15% sul totale regionale (l’Emilia-Romagna è la terza regione alle spalle di Lombardia e Veneto).

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