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Basilico in crisi profonda: danni per 10 milioni di euro

Decine di migliaia di piantine di basilico stanno morendo senza che ci sia convenienza a raccoglierle, nelle serre da un capo all’altro della Liguria, in pieno campo o già invasate ma in attesa di essere distrutte. In fumo tra gli 8 e i 10 milioni di euro, un quarto del fatturato di un comparto che coinvolge in tutta la regione 200 produttori su 400 ettari di terreno. Lo scrive Bruno Viani  sul Secolo XIX. Ferme le piante in vaso destinate al Nord Europa, ridotte le richieste, i prezzi all’ingrosso stanno colando a picco e per i piccoli produttori il futuro è nero.
“È un problema che colpisce tutti i produttori e più pesantemente chi non si è potuto adeguare alle necessità del mercato in questo momento, i ristoranti e le mense scolastiche chiuse sono il primo problema ma anche la piccola distribuzione è in pesante sofferenza –  dice Ivano Moscamora, direttore regionale della Confederazione italiana agricoltori – mentre le nuove modalità di spesa non incoraggiano il fresco”.

“Questo è il momento della ripresa vegetativa, le giornate si sono allungate e le condizioni meteo sono favorevoli – racconta Ruggero Rossi, imprenditore e coltivatore genovese – Di notte scaldiamo ancora le serre ma ci stiamo avvicinando a quello che avrebbe dovuto essere il momento clou della stagione». Rossi, è uno dei più grandi produttori di basilico a Pra’, che è come dire la capitale mondiale dell’oro verde: la sua azienda dà lavoro a una dozzina di persone e dalle sue serre escono tra i 600 e i 700 mila mazzi di basilico ogni anno che finiscono al 40% al mercato all’ingrosso di Bolzaneto e al 60% alla grande distribuzione. “Tutto prodotto certificato Dop, produzione continua tutto l’anno». E un quarto del basilico prodotto nel mese di marzo nelle sue serre, 2000 metri quadri di seminato su 8000, è stato già distrutto perché invenduto. “Tanta parte della produzione invenduta l’abbiamo dovuta distruggere, l’azienda che si occupa delle mense scolastiche dalla metà di febbraio ha smesso di ritirare il nostro prodotto. Basta una settimana di ritardo e la foglie crescono eccessivamente, non è più commercializzabile”.

Il problema dell’eccesso di prodotto è pesantissimo: con la chiusura dei ristoranti, manca tutta la filiera del consumo fresco del pesto e arriva sul mercato una mole immensamente superiore di basilico in foglia che resta invenduto.

 

 

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