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Annata agraria: costi di produzione in aumento, buone le produzioni

L’annata agraria 2022, secondo il bilancio tracciato da Confagricoltura Piemonte in occasione della tradizionale conferenza stampa di fine campagna che si è svolta al Circolo del Design di Torino, sarà ricordata principalmente per lo straordinario andamento climatico, caratterizzato da una perdurante assenza di piogge che ha sottoposto a un pesante stress e tutte le coltivazioni, causando una sensibile riduzione della produzione di mais, prative e foraggere. Hanno tenuto meglio le produzioni cerealicole invernali, quali grano e orzo; leggermente in calo, ma non in modo significativo, i raccolti di frutta, nocciole e uva, che hanno fatto registrare livelli qualitativi buoni, con punte di eccellenza. 

Il comparto agricolo sta vivendo un periodo di forte difficoltà – ha affermato il presidente Giansanti – dopo aver superato la pandemia da Covid, ha dovuto subire le conseguenze del conflitto russo ucraino che ha portato ad un incremento vertiginoso dei prezzi. E’ nostro compito sensibilizzare le istituzioni ad una politica sempre più orientata verso le imprese, trasmettendo al Governo il valore territoriale dell’agricoltura, per fare in modo di aumentare produttività e competitività“.

“Gli effetti del cambiamento climatico – ha dichiarato Federico Spanna Settore fitosanitario Regione Piemonte –   mai come quest’anno si sono manifestati sul territorio padano, ed in particolare su quello piemontese, con grande intensità e persistenza. Siccità estrema e temperature elevate sono i due elementi che hanno dominato uno scenario meteorologico che ha ben pochi riscontri nel passato e che non accenna a rientrare in parametri più ordinari neanche nella stagione autunnale”. Le quotazioni di quasi tutte le produzioni agricole, in particolare dei cereali e del riso, hanno fatto registrare aumenti significativi, ma nel contempo i rincari dei costi dei mezzi tecnici e dell’energia, quali corrente elettrica, gas e carburanti, sono stati particolarmente pesanti. 
 “Il bilancio complessivo – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – è positivo, ma il futuro è incerto per quanto riguarda la tenuta dei prezzi agricoli all’origine. L’aumento dei costi energetici preoccupa le imprese, soprattutto quelle zootecniche, che a fronte dei rincari dei mangimi e dei foraggi e di un modesto aumento del valore delle produzioni di carne e latte non riescono più a far quadrare i conti”. 
Timori anche per i bilanci delle imprese frutticole, con i costi di produzione che superano i prezzi dei prodotti all’origine e gli oneri di frigoconservazione in continuo aumento.
Ancora in calo le imprese agricole, che negli ultimi cinque anni hanno fatto registrare una contrazione delle attività di circa il 13%, passando da 46.667 unità del 2018 a 40.866 di quest’anno; di conseguenza è aumentata la superficie media aziendale, che ora si assesta a 22,5 ettari.
Crescono invece gli addetti agricoli, che a giugno di quest’anno erano 81mila, con un netto incremento rispetto ai 63mila medi del 2021, in controtendenza rispetto al dato nazionale che vede gli occupati del settore primario in diminuzione. Stabile il numero dei giovani agricoltori: nel 2021 i giovani sotto i 41 anni di età rappresentavano il 13,7% del totale dei titolari delle imprese agricole, mentre quest’anno sono il 14% (6.041 aziende).
“Continuano purtroppo a essere irrisolti i problemi dell’eccessiva proliferazione dei selvatici – aggiunge Enrico Allasia – ai quali si è aggiunta la peste suina africana: l’epidemia, fortunatamente confinata per il momento, preoccupa le imprese suinicole, che vedono il loro futuro incerto. Alle istituzioni chiediamo una presa di posizione forte, che ci rassicuri sull’effettiva volontà di contrastare l’abnorme diffusione dei cinghiali”.
La nuova politica agricola comunitaria, che impone vincoli ambientali sempre più stringenti, il conflitto russo ucraino, l’aumento dei costi produttivi e il peso degli oneri energetici in forte aumento, gli aumenti del costo del gasolio, dei fertilizzanti e delle materie prime mettono in difficoltà il settore primario piemontese, caratterizzato da produzioni di qualità che richiedono importanti apporti di manodopera.
“Con il miglioramento delle produzioni, l’innovazione tecnologica e la ricerca di nuovi mercati – conclude Allasia – le imprese agricole piemontesi si stanno impegnando ogni giorno per contrastare questa congiuntura sfavorevole. Alla politica regionale chiediamo interventi rapidi, procedure snelle e un contributo coordinato per la valorizzazione delle nostre produzioni, per consentirci di superare la crisi nell’interesse dell’agricoltura e del territorio”. 
 “L’agricoltura oggi si trova ad affrontare sfide molto serie per le quali servono strumenti nuovi – ha sottolineato Lella Bassignana, presidente di Agripiemonteform, ente per la formazione professionale (che ha elaborato i dati dell’annata agraria) e direttore di Confagricoltura di Piemonte  – La popolazione del pianeta è in aumento, mentre la terra coltivabile diminuisce a causa della cementificazione e i cambiamenti climatici riducono le produttività e le rese. 
Negli ultimi decenni le politiche europee hanno chiesto agli agricoltori di produrre di meno: oggi dobbiamo tornare a produrre di più: siamo il primo settore dell’economia del Paese e dobbiamo essere messi nelle condizioni di poterlo fare con politiche che incentivino la produzione nel rispetto della salute del consumatore e dell’ambiente”.
“Le Tecniche di Evoluzione Assistita, e in particolare l’editing del genoma – afferma nella sua relazione il Prof. Andrea Moglia – Dipartimento DISAFA Università di Torino – offrono straordinarie opportunità per l’agricoltura italiana nell’ottica di sviluppare strategie di miglioramento genetico al servizio di una produzione sostenibile in un contesto di cambiamenti climatici”.

Stesso andamento ma con risultati meno pesanti anche per la provincia di Asti, territorio in cui i seminativi e tutte le colture foraggere hanno sofferto parecchio gli effetti della siccità, ma dove, stante la maggiore diffusione di vite (14.165 ettari) e nocciolo (6.105 ettari), che hanno parzialmente resistito alle condizioni meteo sfavorevoli, gli effetti sono stati complessivamente meno devastanti. Per quanto riguarda la vite si è registrato un calo della produzione rispetto all’anno scorso a causa della siccità che ha influito in modo sensibile sulla maturazione delle uve, anche se la qualità è rimasta soddisfacente. Anche per quanto concerne il comparto corilicolo c’è stata una produzione di qualità, con poco “cimiciato” e con una pezzatura solo leggermente inferiore alla norma.

Crisi totale invece per quanto riguarda il settore zootecnico che ha sofferto maggiormente il vertiginoso incremento dei prezzi derivanti dallo scoppio del conflitto russo ucraino. Dall’aumento del prezzo dei cereali – alla base di tutti i mangimi animali – deriva un innalzamento dei costi di alimentazione che si attestavano già su valori elevati. Ne consegue quindi una perdita netta per ogni capo allevato e una forte difficoltà da parte delle aziende a sostenere i costi di allevamento. Su questo punto l’Assessore  all’Agricoltura della Regione Piemonte, Marco Protopapa, intervenuto a chiusura della conferenza stampa ha tenuto a precisare: “Abbiamo avviato un percorso di valorizzazione della carne piemontese che passerà attraverso precisi e rigorosi impegni da parte della GDO e la ristorazione”.

Il dato a livello regionale che preoccupa maggiormente è la vertiginosa riduzione delle imprese agricole: negli ultimi cinque anni infatti si è registrata una contrazione delle attività di circa il 13%, passando da 46.667 unità del 2018 a 40.866 di quest’anno; anche in provincia di Asti, solo nell’ultimo anno, si sono perse 197 aziende! Crescono invece in Piemonte gli addetti agricoli, che a giugno di quest’anno erano 81mila, con un netto incremento rispetto ai 63mila medi del 2021, in controtendenza rispetto al dato nazionale che vede gli occupati del settore primario in diminuzione.

Con il miglioramento delle produzioni, l’innovazione tecnologica e la ricerca di nuovi mercati – hanno affermato il presidente e il direttore della Confagricoltura di Asti, Gabriele Baldi e Mariagrazia Baravalle – le imprese agricole piemontesi si stanno impegnando ogni giorno per contrastare questa congiuntura sfavorevole. Alla politica chiediamo interventi rapidi, procedure snelle e un contributo coordinato per la valorizzazione delle nostre produzioni, per consentirci di superare la crisi interessasse dell’agricoltura e del territorio”.

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