Filiere

Una filiera Dop per il mais italiano

Alle aziende maidicole mancano 500 euro/ettaro affinché la coltivazione del mais sia sostenibile economicamente. Il prezzo minimo dovrebbe essere di 200 euro alla tonnellata.
Aziende e sistemi di stoccaggio sono a rischio di sopravvivenza a causa delle quotazioni distanti dalla copertura dei costi. “Mentre nel resto del mondo aumentano gli ettari investiti a mais, in Italia le superfici si sono ridotte del 40% negli ultimi 10 anni: nel nostro paese ci sono 100.000 aziende maidicole per 600.000 ettari di mais. L’Italia produce ormai meno del 60% del granoturco necessario alle filiere alimentari zootecniche e umane – ha sottolineato il presidente di UNCAI Aproniano Tassinari- Anche le nostre produzioni italiane dop sono a rischio perché i disciplinari prevedono che la materia prima provenga da allevamenti che hanno alimentato i bovini con almeno il 50% di mais di origine nazionale”.
Gli esperti sono concordi nella strada da percorre. Il mais da indistinta “commodity” deve diventare una “speciality”, vale a dire un prodotto mirato alle esigenze di impiego. Occorre promuovere i contratti di filiera facendo massa critica tra aziende sementiere, produttori, terzisti, essiccatori e mangimisti perché “senza massa critica il mercato è lasciato ad altri soggetti”. Occorre migliorare l’immagine del mais tra i consumatori che forse lo associano solo alla polenta e ai corn flakes e non all’alimentazione zootecnica di qualità, necessaria per avere salumi, latte e formaggi che accontentino i palati esigenti.
Ma per aumentare la competitività del settore, aumentare le rese (ferme dal 1996, mentre aumentano nel resto del mondo) e ridurre i rischi ai quali si espone un’impresa maidicola è necessario individuare ambiti di recupero dell’efficienza aziendale attraverso una riduzione dei costi e un approccio agronomico più attento alle precessioni colturali, ai tipi di lavorazione, alla specificità degli ibridi, agli ogm sani (le New Breeding Techniquenon risolvono il problema della piralide del mais) e agli stress ai quali è soggetto il cereale. “E qui entrano in gioco i contoterzisti abituati a spingere su innovazione e tecnologia quando gli altri arretrano, visti i tempi che non favoriscono gli investimenti. Tra i terzisti è costante la domanda di innovazione. Governo e ministero dovrebbero tenerne conto e promuovere azioni volte a sostenere e incoraggiare l’imprenditorialità degli agromeccanici”, ha detto Tassinari.
Mercoledì sera a Marudo (Lodi) si è svolto un incontro dedicato al granoturco con UNCAI, il CREA e diversi partecipanti del tavolo tecnico sul mais istituito due anni fa dal ministero delle Politiche agricole. Dalla serata arriva l’appello alla ministra Teresa Bellanova di proseguire con ancora più determinazione i lavori avviati dal tavolo tecnico per migliorare la situazione assai critica della maiscoltura nazionale.

 

 

 

 

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