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Rinnovato il contratto a 1 milione di operai agricoli e florovivaisti

Nella tarda serata del 23 maggio è stato siglato a Palazzo della Valle, sede di Confagricoltura, l’accordo di rinnovo del contratto collettivo nazionale per gli operai agricoli e florovivaisti per il quadriennio 2022-2025. Il precedente contratto era scaduto il 31 dicembre 2021.

Un’intesa che arriva in un momento molto difficile. Così Cia-Agricoltori Italiani commenta l’accordo di rinnovo, sottoscritto questa notte da tutte le parti sociali, del Contratto nazionale di lavoro degli operai agricoli e florovivaisti per il quadriennio 2022-2025.

L’intesa raggiunta sul Ccnl, che riguarda circa 200mila imprese e oltre un milione di lavoratori, “rappresenta un grande sforzo da parte di tutto il mondo agricolo -sottolinea il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini- in un contesto economico complicato e difficile, a livello nazionale e internazionale, tra guerra, pandemia, rischio di una crisi energetica e alimentare globale, cambiamenti climatici” e con le aziende del settore “strette tra l’aumento eccezionale dei costi di produzione e le difficoltà nel reperire manodopera”.

Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, sottolinea “il senso di responsabilità che ha qualificato l’intera trattativa da parte della nostra Organizzazione, nonostante le difficoltà che, a livello nazionale e internazionale, stanno caratterizzando l’attuale fase economica”.Soddisfazione è stata dunque espressa dal presidente dell’Organizzazione dei datori di lavoro agricolo per la chiusura di un importante contratto,

Più in dettaglio, secondo Cia l’accordo cerca di tenere conto delle esigenze delle diverse parti, in un’ottica di sviluppo strategico del comparto e nella consapevolezza di uno strumento contrattuale che deve sempre più essere improntato alla modernità, sia del mondo del lavoro che delle relazioni sindacali.

Si tratta, sottolinea la Coldiretti, di un importante segnale di responsabilità di imprese e lavoratori del settore agricolo nazionale di fronte ad una emergenza mondiale. Un riconoscimento è stato riservato al versante delle prestazioni di sostegno sociale ai lavoratori erogate dal sistema nazionale della bilateralita’ mantenendo comunque gli incrementi salariali nei limiti dell’inflazione reale. Una particolare attenzione – continua la Coldiretti – è stata prevista alle attività di agriturismo, della vendita diretta e delle fattorie sociali e didattiche creando le condizioni affinché alla contrattazione provinciale sia data la possibilità di prevedere forme aggiuntive di flessibilità. Rivisto anche il regime di classificazione degli operai florovivaisti con l’inserimento di nuovi e importanti profili professionali e l’integrazione di figure già esistenti che necessitavano di un aggiornamento.

L’aumento retributivo previsto è del 4,7% per il biennio 2022/2023, suddiviso in tre tranche. Si tratta di un aumento che naturalmente richiede uno sforzo da parte dei datori di lavoro agricolo, ma che è finalizzato a salvaguardare il potere d’acquisto dei lavoratori e a dare certezza alle aziende nella programmazione della propria attività nel medio periodo.

La dinamica salariale concordata prevede una prima tranche di aumento al 1 giugno 2022 del 3% una seconda al 1 gennaio 2023 del 1,2% ed una terza al 1 giugno 2023 del 0,5%

Tra le novità più significative si segnala l’introduzione di una maggiore flessibilità nell’orario di lavoro ordinario, straordinario, festivo e notturno, oltre che per l’agriturismo, anche per alcune altre importanti attività sempre più diffuse in agricoltura e che richiedono particolari attenzioni in materia di orario, come la vendita diretta, gli eventi e le attività promozionali, le fattorie didattiche e le fattorie sociali.

Non sono mancati segnali di attenzione anche nei confronti dei lavoratori che possono trovarsi in situazioni particolari attraverso un ampliamento delle tutele previste dal sistema di welfarecontrattuale.

“Nonostante le gravi difficoltà in cui versano molte aziende agricole a causa dell’aumento dei costi di produzione e delle difficoltà d’approvvigionamento delle materie indispensabili all’attività produttiva, – commenta Giansanti –  abbiamo voluto dare un segnale concreto ai nostri collaboratori e dipendenti, consapevoli dell’importanza che il fattore umano riveste per le aziende agricole italiane, soprattutto in un momento come questo, in cui il contesto internazionale richiede uno sforzo produttivo ulteriore, anche attraverso l’introduzione di elementi di modernizzazione e innovazione tecnologica”.

Per Cia, con questo risultato e tale applicazione graduale, si è cercato di mitigare l’impatto dell’aumento contrattuale per le aziende agricole alla luce di previsioni sull’indice dei prezzi al consumo, che dovrebbe attestarsi su livelli molto più alti e, al tempo stesso, garantire ai lavoratori un adeguato potere d’acquisto.

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