Zootecnia

Prati: sorvegliati speciali? Il Comitato tecnico-scientifico delle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona affronta il difficile tema della foraggicoltura prativa

Dopo un’estate torrida e asciutta come quella che abbiamo appena vissuto lo stato di salute dei prati è uno degli argomenti che maggiormente preoccupa gli agricoltori. Il comitato tecnico-scientifico di Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona, l’evento in programma  dall’1 al 3 dicembre, si pone questo problema, facendo intervenire Vincenzo Tabaglio, docente di agronomia e coltivazioni erbacee presso l’Università Cattolica di Piacenza.

La Fiera di Cremona segue tutto l’anno l’andamento del mercato agro-zootecnico interpretando la fiera professionale come un appuntamento che rappresenta solo la parte finale di un percorso di affiancamento al settore. Durante l’anno, tramite il comitato studia, analizza e si confronta con gli operatori del settore per fornire visione sul mercato e affrontare i problemi della filiera.

La prima domanda riguarda la condizione in cui si trovano i prati della Pianura Padana e quelli collinari.

In merito il professor Tabaglio vuole innanzitutto avanzare una precisazione agronomica, spiegando che “Propriamente, per prati intendiamo colture foraggere di una certa durata, fino a diventare permanenti. Assodato che le foraggere prative rappresentano un ottimo esempio di agroecologia, va detto che questa è massima nei prati stabili, rispetto a quella dei prati avvicendati, che durano 3-5 anni. In proposito però, c’è un problema: parlare di foraggere vuol dire parlare di acqua disponibile (naturale con le piogge e irrigazione quando serve). Quindi da una parte elevata valenza ambientale, dall’altra grande fragilità nei confronti dei cambiamenti climatici, in particolare di quelli riguardanti la piovosità naturale. Ora la situazione non è univoca perché dipende dai terreni, dalle piovosità, dalla disponibilità irrigua e infine dalla composizione del prato e dall’utilizzazione dell’agricoltore. È stata ovviamente un’annata complicata”.

Passando ad un’analisi delle diverse zone “in Pianura Padana- prosegue il professore Tabaglio-  dove si è potuto far ricorso all’irrigazione, pur su quantitativi inferiori al bisogno, lo stato dei prati è sufficiente o discreto (per esempio in provincia Di Mantova, dove l’acqua è prelevata dalle riserve lacustri). Dove invece le acque di derivazione da fontanili sono venute a mancare, per esempio nel Cremasco, la situazione è molto difficile. In collina la strutturale mancanza della possibilità irrigua, abbinata al fatto che spesso i prati insistono su terreni con scarsa profondità e quindi bassa capacità di trattenuta idrica, si può dire genericamente che lo stato di queste cotiche foraggere è molto problematico”.

Delineata la situazione quali possono essere le soluzioni da adottare in entrambi i casi?

“La decisione pressante è: devo rifare il prato o se la caverà da solo? – dice ancora- . Rispondere non è facile, ma innanzitutto vanno considerate le differenti valenze agronomiche dei prati. I prati stabili devono avere una considerazione maggiore nella delicatezza della scelta operativa, essendo “creature” storiche, esempi di interazione di lunga data fra tecnica agricola e ambiente. Meno problemi danno i prati avvicendati, che durano in media 3-5 anni, per cui eventualmente la loro storia di coltivazione subirà semplicemente una fine anticipata (con conseguenze economiche e agronomiche, s’intende, ma non così gravi). Senza quindi avventarsi direttamente all’aratura o alle lavorazioni ridotte con l’obiettivo di rifare da nuovo il prato, converrà valutarne prima il suo stato attraverso la resilienza che potrà dimostrare in seguito ad una congrua irrigazione o, sperabilmente, alle prossime piogge. A quel punto, potrà essere fatta una valutazione oggettiva dello stato del prato e decidere tra diverse opzioni: 1. Aiutare semplicemente la sua resilienza con opportune cure colturali (concimazioni, irrigazioni, ecc.); 2. Traseminare un miscuglio adatto nelle zone più disastrate o in tutto l’appezzamento (attenzione alla scelta del miscuglio, della seminatrice da trasemina, alle cure colturali successive per favorire le giovani plantule; 3. Rifare completamente il prato. Come vedete, la risposta dovrà essere sito – specifica e guidata da foraggeri di esperienza”.

Le Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona saranno l’occasione per discutere di tutte le principali tematiche tecniche dell’allevamento e dell’agricoltura e per trovare in fiera le soluzioni concrete proposte dalle principali aziende del settore oltre alla mostra zootecnica internazionale tra le più importanti in Europa.

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