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Pomodoro da industria, nel 2020 lavorate 5,16 milioni di tonnellate

Sono 5,16 milioni le tonnellate di pomodoro da industria che sono state lavorate nel corso della campagna 2020 in Italia, nei due bacini del Nord e del Centro Sud. I dati sono stati resi noti dall’Anicav, l’Associazione nazionale delle industrie delle conserve alimentari vegetali. Si è registrato un aumento del 7,6% rispetto al 2019 su scala nazionale, a fronte di 65.634 ettari messi a coltura (+2% sul 2019). Il dato si inserisce in una situazione di crescita generale a livello mondiale (+3%) con l’Italia che si conferma il primo trasformatore in assoluto di derivati del pomodoro destinati direttamente al consumatore finale.Nell’areale dell’Oi Pomodoro da industria del Nord Italia, il trasformato finale ha raggiunto i 2,74 milioni di tonnellate, con un aumento del 15,7% sullo scorso anno, mentre nel Bacino Centro Sud sono state trasformate 2,42 milioni di tonnellate, in lieve riduzione rispetto al 2019 nonostante i maggiori ettari investiti, a causa del significativo calo delle rese agricole nell’areale foggiano, che rappresenta la maggiore zona di approvvigionamento per l’intero bacino.

“Quella appena terminata – ha dichiarato Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav -, è stata una campagna complicata, in particolare dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro e della tutela dei nostri dipendenti. Ma le nostre aziende sono riuscite a gestire questa non semplice situazione nel migliore dei modi. La nostra filiera, che già normalmente garantisce elevati standard qualitativi e di sicurezza, applicando tutte le norme e i protocolli sottoscritti tra Confindustria e sindacati, non si è mai fermata, anche nel lungo periodo di lockdown, perché ritenuta strategica e chiamata a garantire le forniture di beni essenziali in Italia e all’estero.
L’Italia si conferma il primo trasformatore in assoluto di derivati del pomodoro di qualità destinati direttamente al consumatore finale (pelati, polpe, passate e pomodorini) e primo esportatore mondiale. Scontiamo, tuttavia, un peccato originale: abbiamo lasciato che il mercato spingesse in un angolo il pomodoro conservato e la sua cultura, riducendolo a una commodity che, negli anni, ha impoverito i nostri prodotti appiattendo, di fatto, la percezione della loro qualità.
L’obiettivo dovrà essere quello di allontanare il pomodoro dal concetto di commodity a basso costo, puntando sull’informazione e sulla formazione di un consumatore consapevole che sia disposto a pagare un premium price nel quale sia compreso il benessere sociale proprio, e delle generazioni che verranno, e che riconosca gli sforzi fatti dalla filiera in tema di sostenibilità etica ed ambientale”.

La campagna 2020 è stata caratterizzata dalla difficile situazione degli stock di magazzino, praticamente azzerati per i formati retail a causa dell’incremento dei consumi domestici iniziato con il periodo del lockdown e proseguito anche successivamente. Alla luce delle produzioni ottenute quest’anno, sarà molto difficile, per queste tipologie di produzioni, arrivare a congiuntura.
Diverso lo scenario per il canale Horeca (bar, ristoranti, alberghi), che assorbe circa 1/3 della produzione di derivati del pomodoro che, nei mesi di emergenza sanitaria, ha registrato un crollo netto delle vendite legato alla chiusura dei canali di consumo fuori casa sia in Italia, che sui mercati esteri, con effetti negativi che continuano ancora oggi, anche tenendo conto dell’attuale evoluzione epidemiologica e normativa. In entrambi i casi si tratta, comunque, di una situazione straordinaria, legata all’evento pandemico, che non può essere in alcun modo considerata strutturale.

 

 

 

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