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Nocciole: le previsioni di INC stimano una maxi produzione per la Turchia

Per l’annata 2021/2022 è previsto un forte incremento della produzione turca di nocciole, mentre quella italiana subirà una drastica riduzione, con quantitativi inferiori alla metà dello scorso anno. Sostanzialmente stabili si manterranno invece gli Stati Uniti, mentre continueranno a crescere, seppure moderatamente, Cile, Georgia e Azerbaigian. Questa, in estrema sintesi, è l’istantanea sulla produzione mondiale di nocciole che Riccardo Calcagni, CEO di Besana e presidente di Nucis Italia, ha esposto durante il suo intervento al “The Nut & Dried Fruit Global Online Forum”, l’annuale appuntamento organizzato da INC – International Nut & Dried Fruit Council – per fare il punto sul settore della frutta secca ed essiccata.

“Secondo i dati elaborati su proiezioni di INC – ha spiegato Calcagni – in linea generale nell’annata 2021/2022 assisteremo a livello globale a una produzione di nocciole che supererà gli 1,3 milioni di tonnellate in guscio, attestandosi a 1.306.900 tonnellate. Aumenterà quindi di oltre il 10% la produzione mondiale rispetto al 2020/2021, che ha fatto registrare 1.183.000 tonnellate. Tutto ciò, peraltro, a fronte di un altro incremento della domanda mondiale, che passerà da 1.056.600 tonnellate a 1.192.800 tonnellate”.

In questo ambito, tuttavia, sussistono opportune distinzioni tra i principali Paesi produttori. La Turchia avrà un importante aumento, passando dalle 640.000 tonnellate di questa annata alle 790.000 tonnellate della prossima, sfiorando quindi un incremento del 25%. L’Italia, invece, secondo Paese produttore a livello mondiale, registrerà una drastica riduzione di oltre il -55%, passando dalle 160.000 tonnellate alle 70.000 tonnellate. Una situazione, questa, su cui hanno inciso diversi fattori, dalle gelate tardive dell’aprile 2021 all’anno di “scarica” di diversi impianti. Sostanzialmente stabile o solo in lieve flessione sarà la produzione negli Stati Uniti, che passeranno da 56.600 a 54.500 tonnellate.

“A fronte dell’aumento della richiesta mondiale di nocciole, è importante far crescer la cultura e la conoscenza della corilicoltura. – commenta Riccardo Calcagni – L’industria richiede standard qualitativi molto elevati, per calibro, gusto, pelabilità e non solo. Per ottenere questi risultati, è importante utilizzare le giuste cultivar, abbinate a tecniche di coltura, irrigazione e raccolta sostenibili ed efficienti”.

Il know how in campo agricolo maturato da Besana in tanti anni di attività è confluito oggi in Agribiotech, l’azienda che affianca i produttori intenzionati a sviluppare e migliorare le loro colture, in Italia e all’estero, aiutandoli ad ottenere maggiore efficienza e redditività.

“Alcuni areali europei come la Polonia e la Croazia aprono interessanti prospettive a livello produttivo, che è opportuno e importante sviluppare per rispondere alla domanda crescente. Allo stesso tempo è fondamentale far crescere la corilicoltura italiana, rinnovando gli impianti e diventando sempre più competitivi come prodotto di eccellenza – commenta Pino Calcagni, Presidente di Agribiotech – In questa scia rientrano ad esempio i progetti per lo sviluppo della Tonda Francescana che stiamo portando avanti con l’Università degli Studi di Perugia. Nonostante quest’anno la produzione italiana sia ai minimi storici per i sopraccitati motivi, le prospettive e i margini di crescita sono notevoli”.

A livello internazionale, sempre dal punto di vista delle stime di produzione, alle spalle dei “Top 3” Turchia, Italia e Stati Uniti, altri stati stanno crescendo. “In Cile – conclude Riccardo Calcagni – dove la corilicoltura è una realtà consolidata, si passerà da 46.000 a 53.000 tonnellate. Una simile situazione è prevista anche in Paesi emergenti da questo punto di vista, come Georgia e Azerbaigian, che passeranno rispettivamente da 50.000 a 55.000 tonnellate e da 40.000 a 50.000 tonnellate. Sebbene occupino solo attualmente l’ottava e la nona posizione, infine, sono da guardare con attenzione anche Paesi come la Cina, che passerà da 25.000 a 28.000 tonnellate, e la Spagna, che nel giro di un solo anno arriverà a triplicare la propria produzione, passando da 4.500 a 17.000 tonnellate”.

Besana, 100 anni per guardare al futuro

La storia di Besana affonda le sue radici nel 1921 e si intreccia con quella della famiglia Calcagni. Al fondatore Emilio sono seguiti il fratello Vincenzo e il nipote Giuseppe, per tutti Pino, attuale Presidente ad honorem di Besana, fino ad arrivare oggi alla quarta generazione, con i figli Vittoria Calcagni, Responsabile delle Relazioni Esterne, e Riccardo Calcagni, AD dell’azienda. Oggi Besana opera in cinque continenti, importando materie prime da 30 paesi e lavorando 25.000 tonnellate di noci, frutta secca e semi. Ha 450 dipendenti e tre diversi stabilimenti di produzione (due in Italia e uno nel Regno Unito), con un fatturato che supera i 190 milioni di euro. Nel 2020 Besana si è unita al gruppo spagnolo Importaco, diventando una delle prime dieci aziende del mercato europeo.

 

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