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Manodopera agricola, dare precedenza ai nostri disoccupati

“I lavoratori agricoli stanno fornendo un contributo essenziale per superare l’emergenza, ma spesso non godono nemmeno delle tutele contrattuali minime per lavorare in condizioni dignitose e sono vittime di vere e proprie forme di sfruttamento organizzato” – dichiara il presidente nazionale Confeuro Andrea Michele Tiso.  Per via delle restrizioni agli spostamenti, in molte regioni le produzioni rischiano di marcire sui campi per carenza di manodopera. Mancano infatti all’appello centinaia di migliaia di braccianti agricoli, che svolgono un lavoro fondamentale per garantire continuità alla filiera e assicurare la fornitura di generi alimentari nei negozi e nei supermercati. La ministra per le Politiche agricole Teresa Bellanova ha accolto le proposte avanzate da più parti, spiegando che il Governo sta lavorando a un collocamento agricolo d’emergenza a cui potranno iscriversi anche i lavoratori che percepiscono sussidi, quali il reddito di cittadinanza o la cassa integrazione.

Dati alla mano, – dichiara il segretario generale della Uila-Uil, Stefano Mantegazza – per soddisfare il fabbisogno di manodopera agricola dichiarato dal sistema delle imprese, basterebbe che un disoccupato su dieci accettasse di lavorare nel nostro settore. A livello nazionale, risultano disoccupate oltre 2 milioni e mezzo di persone di ogni etnia, religione e razza, tutti iscritti ai centri per l’impiego. Ad esempio  in Toscana servono 22.000 persone nei campi e ci sono oltre 120.000 disoccupati, in Veneto servono 5.000 stagionali e i disoccupati sono 140.000, di cui 12.500 beneficiari di reddito di cittadinanza e gli esempi potrebbero continuare”.

Il problema, dunque, non è la mancanza di richieste di lavoro spiega Mantegazza “ma come coniugarla con le offerte delle aziende. E questo non può che avvenire a livello territoriale, in tutte le province italiane. Gli Enti bilaterali territoriali agricoli (Ebat), previsti tra i soggetti attuatori della legge 199/2016, devono attivarsi per essere il momento di incontro tra domanda e offerta di lavoro in un contesto in cui purtroppo l’elenco dei disoccupati tornerà drammaticamente ad allungarsi”.

Confeuro ricorda poi che è doverso scongiurare il ricorso al lavoro sommerso e ogni forma di caporalato e sfruttamento, offrendo ai braccianti agricoli schierati in prima linea tutte le garanzie a livello lavorativo e sanitario previste dalla legge. Il loro contributo, così spesso sminuito, è essenziale in tempi ordinari e ancora più importante nella crisi in corso. “E’ giunto il momento di porre fine allo sfruttamento nei campi e di riconoscere a tutti la stessa dignità e gli stessi diritti”.

Per la Uila-Uil  sarebbe necessario raccogliere attraverso una piattaforma informatica le richieste delle aziende, trasmetterle al centro per l’impiego competente affinché le incroci con le domande di lavoro, Mantegazza aggiunge “gli Ebat possono inoltre svolgere per i lavoratori tutte le attività di formazione in materia di sicurezza, necessaria in questo momento e certificare i nuovi rapporti di lavoro. È un’occasione da non perdere, la strada obbligata per sconfiggere il caporalato”.

 

 

 

 

 

 

 

 

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