Politiche agricole

Fondi Ue promozione orizzontale (176 mln di euro) a rischio per vino e carni rosse

La politica di promozione Ue deve continuare a essere inclusiva e a sostenere in modo equo e proporzionato tutti i comparti dell’agroalimentare, rifiutando atteggiamenti discriminatori che rischiano di penalizzare e stigmatizzare determinati prodotti, senza peraltro considerare le quantità consumate e le modalità di consumo. È la posizione del presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani Cristiano Fini che, in una lettera inviata al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, esprime grande preoccupazione per la votazione del 25 ottobre a Bruxelles sulla proposta della Commissione europea relativa al programma di promozione 2024, in cui viene reintrodotta una formulazione discriminante nei confronti delle carni rosse e lavorate e delle bevande alcoliche.

Come già accaduto in passato, infatti, nell’ambito dei criteri per la valutazione dei progetti di promozione, è stato inserito nella bozza del programma di lavoro annuale 2024 per le proposte destinate al mercato interno “l’allineamento con gli obiettivi del Piano europeo per la lotta contro il cancro, in particolare incoraggiando a una dieta maggiormente a base vegetale, con meno carne rossa e lavorata e altri alimenti legati al rischio, ad esempio le bevande alcoliche”.

Ma questa formula, scrive Fini, “rappresenta una penalizzazione diretta nei confronti di tali settori che, pertanto, sarebbero di fatto esclusi dal budget dedicato all’interno dei programmi di promozione finanziati”.

Ecco perché, in occasione della riunione del Comitato OCM del 25 ottobre, il presidente di Cia chiede al ministro Lollobrigida che “il voto della delegazione italiana tenga conto di quanto rappresentato” e “del pericolo, in caso di esito favorevole alla proposta della Commissione, di creare condizioni di squilibrio all’interno del settore e di mettere in difficoltà interi comparti dell’agroalimentare, quali quelli delle carni rosse e lavorate e delle bevande alcoliche come il vino, considerati un simbolo d’eccellenza, qualità e tradizioni della filiera agroalimentare Made in Italy”.

  

Unione italiana vini (Uiv) esprime apprezzamento in merito a quanto emerso oggi a Toledo nel corso della giornata conclusiva del congresso scientifico “Lifestyle, diet, wine & health”. “Guardiamo con estremo interesse alla dichiarazione conclusiva “Lifestyle matters” – ha detto il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi – e alla comunità scientifica che ha discusso ed evidenziato l’importanza del consumo enologico moderato nell’ambito di uno stile di vita equilibrato e sano.  Si tratta – ha concluso – di una posizione purtroppo non recepita in ambito comunitario, dove tornano ad addensarsi nubi che vogliono il vino fortemente penalizzato nell’ambito dei prossimi programmi di promozione”.

Un primo allarme, rilevato da Uiv, è legato a vino e carni rosse, che tornano nel mirino della Commissione europea nel bando relativo alla Promozione orizzontale dei prodotti agricoli europei, per un valore complessivo di oltre 176 milioni di euro. il testo proposto dalla Dg Agri, al voto degli Stati membri il prossimo 25 ottobre, inserisce tra i criteri di premialità la compatibilità con documenti unionali, come il Farm to Fork e soprattutto il Beating Cancer plan (BECA), il discusso piano anticancro sottoscritto tra le polemiche 18 mesi fa. Un ritorno al passato – secondo Unione italiana vini –, in quanto la proposta di escludere di fatto il vino dalle graduatorie era stata approvata 2 anni fa, anche a causa del silenzio-assenso proprio dell’Italia. Uiv ritiene non si possa pregiudicare al vino – un comparto da 8 miliardi di euro l’anno di export – una chance promozionale importante come quella al voto e confida in una netta opposizione dell’Italia, come avvenuto con successo lo scorso anno. Una volta di più sta passando il concetto del vino come prodotto dannoso a prescindere dalle modalità di consumo, proprio il contrario di quanto stabilito oggi a Toledo.

La dichiarazione, che è stata sottoscritta da circa 30 scienziati presenti al congresso, riporta in particolare che “una dieta equilibrata come quella dello stile di vita mediterraneo, che include la moderazione in tutti gli aspetti della vita compreso il consumo di vino, è riconosciuta come un contributo positivo a uno stile di vita sostenibile e sano”.

No ai tagli della Ue sulla promozione di vino e carne, prosciutti e birra che colpiscono componenti base della dieta mediterranea e del Made in Italy. Questo l’appello del presidente della Coldiretti Ettore Prandini e del consigliere delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia al Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste On. Francesco Lollobrigida in riferimento alla discussione il 25 ottobre del programma di lavoro annuale 2024 nell’ambito della politica di promozione dei prodotti agricoli dell’UE. La proposta – denunciano Coldiretti e Filiera Italia – scoraggia implicitamente il sostegno UE alla promozione sul mercato interno di cibi come la carne rossa e lavorata e le bevande alcoliche.

Una deriva pericolosa nel giusto impegno dell’Unione Europea per tutelare la salute dei cittadini che non deve pero’ tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate. L’equilibrio nutrizionale – precisano Coldiretti e Filiera Italia – va ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo condannando lo specifico prodotto. Si tratta peraltro di un orientamento incoerente con il sostegno accordato dall’Unione alla Dieta Mediterranea, considerata un modello alimentare sano e benefico per la prevenzione di molte malattie, tra cui il cancro, ma che si fonda anche sul consumo equilibrato di tuti gli alimenti a partire dal bicchiere di vino ai pasti. I limiti posti all’attività di promozione rischiano di colpire prodotti dalle tradizioni secolari con un impatto devastante sulla biodiversità dei territori colpendo i prodotti tipici e soprattutto famiglie impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado. L’Italia – ricordano Coldiretti e Filiera – è il Paese più ricco di piccole tipicità tradizionali che hanno bisogno di sostegni per farsi conoscere sul mercato e che senza sostegni alla promozione rischiano invece di essere condannate all’estinzione.

La demonizzazione di vino, carne, salumi e prosciutti, con milioni di lavoratori europei in questi settori – spiegano Coldiretti e Filiera Italia – coincide peraltro in maniera evidente con la propaganda del passaggio a una dieta unica mondiale, dove il cibo sintetico si candida a sostituire quello naturale e non lo possiamo accettare. . Sarebbero evidenti le ripercussioni negative in termini di competitività delle imprese sul mercato europeo – in un periodo già reso difficile dagli effetti della pandemia e delle guerre in atto – e basata su una stigmatizzazione aprioristica di alcuni prodotti. Una penalizzazione ingiustificata – precisano Coldiretti e Filiera Italia – che andrebbe ad esclusivo vantaggio delle produzioni importate dai Paesi Extra UE, con standard ambientali e qualitativi ben al di sotto di quelli europei.

Chiediamo che in sede di discussione l’Italia proponga alla Commissione l’eliminazione di tale elemento di valutazione a tutela della norcineria italiana che – precisano Coldiretti e Filiera Italia – è un settore di punta dell’agroalimentare nazionale grazie al lavoro di circa centomila persone tra allevamento, trasformazione, trasporto e distribuzione con un fatturato che vale 20 miliardi ma che è stato fortemente ridimensionato nel 2020 per effetto della chiusura della ristorazione che rappresenta uno sbocco di mercato importante soprattutto per gli affettati di grande qualità. Senza dimenticare – concludono Coldiretti e Filiera Italia – il volano economico generato dal vino italiano che vale circa 14 miliardi di fatturato e offre opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone.

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