Zootecnia

Chiusura di alto livello Direttivo A.I.A. a Fieragricola

In concomitanza con la 114esima edizione della “Fieragricola”, si è tenuta una riunione operativa del Comitato Direttivo dell’Associazione Italiana Allevatori-A.I.A., presieduta dal presidente Roberto Nocentini, convocata anche per tracciare il quadro delle attività svolte, a poco più di sei mesi dall’insediamento del nuovo Consiglio, e per pianificare la progettualità messa in campo per il prossimo futuro.

Il Presidente A.I.A., affiancato dal vicepresidente Plinio Vanini, dal direttore generale Roberto Maddé e dagli altri Consiglieri, ha innanzitutto espresso grande soddisfazione per la piena riuscita del recente evento pubblico tenutosi a Roma e in Vaticano della XIII ‘Giornata dell’Allevatore ’. “Un importante momento – ha detto tra l’altro – di contatto con la cittadinanza e di riconferma del patto ‘etico’ con i consumatori, negli stessi giorni in cui abbiamo aderito con convinzione al ‘Manifesto di Assisi’, che ha tra i primi promotori anche Coldiretti nazionale, aggregazione di enti, imprese e cittadini che intendono lavorare per un’economia più a misura d’uomo, per affrontare anche le sfide dei cambiamenti climatici, cui gli allevatori italiani vogliono dare un contributo positivo e propositivo, promuovendo una zootecnia sempre più sostenibile e rispettosa del benessere degli animali, tutelando al tempo stesso i redditi degli imprenditori agricoli”.

Da parte sua il direttore generale, Roberto Maddé, ha illustrato il significato della presenza del Sistema Allevatori alla Fieragricola di Verona: “Ci stiamo presentando in questa importante vetrina, di livello anche internazionale, come un Sistema coeso e vivace nelle sue progettualità, grazie al lavoro congiunto con le Ara della Lombardia e del Veneto – per questo ringrazio i rispettivi presidenti Plinio Vanini e Floriano De Franceschi – e sottolineo altresì lo sforzo fatto dalle Associazioni di razza e specie che hanno portato in questo palcoscenico animali di alta qualità, alcuni veri e propri simboli della nostra biodiversità, in un’occasione unica di vederli tutti assieme. Tutto questo va valorizzato e potenziato, poiché si tratta di momenti fondamentali sia dal punto di vista tecnico che della divulgazione. Proseguiremo, infatti, a breve, in altre manifestazioni, come già stiamo facendo in questa di Verona, ad esporre i contenuti e le finalità del Progetto LEO, che è ora in una fase avanzata e sta producendo i primi risultati”.

Infine ottima riuscita del Convegno conclusivo organizzato dal Polo di Formazione per lo Sviluppo Agro Zootecnico, struttura formativa nata a Maccarese (Roma) che aggrega qualificati partner di prestigio del mondo accademico, imprenditoriale, organizzativo e della ricerca in agricoltura sul tema “Verso un modello di zootecnia sostenibile “. L’incontro, aperto dal presidente del “Polo”, Claudio Destro, e dai saluti del presidente dell’Associazione Italiana Allevatori, Roberto Nocentini, è stato concluso dal presidente di Coldiretti nazionale, Ettore Prandini, e si è incentrato sulle relazioni di Paolo Moroni (direttore scientifico del “Polo” di formazione), di Giorgio Borreani (Università di Torino) e di Nadav Galon (direttore Servizi Veterinari del ministero dell’Agricoltura di Israele). Una giornata di grande crescita professionale, partendo dall’assunto che “senza innovazione non c’è crescita, né lavoro e né futuro”, come ribadito dal presidente del “Polo” e vicepresidente A.I.A., Claudio Destro. Concetti sposati appieno anche dal presidente A.I.A, Roberto Nocentini, che ha tra l’altro affermato: “L’attività del ‘Polo’ la riteniamo fondamentale: è un supporto importante ed una continua opportunità di arricchimento e formazione anche per i tecnici del Sistema Allevatori che quotidianamente lavorano sul territorio nazionale nella raccolta dei dati che vanno a costruire un modello di zootecnia sostenibile sempre più rispondente alle esigenze degli allevatori, delle istituzioni e dei consumatori”.

Conferme della validità del modello italiano dal prof. Paolo Moroni, che ha trattato del “passaggio obbligato” per il prossimo futuro in relazione al tema dell’asciutta selettiva: “Al di là degli aspetti strettamente tecnici legati all’uso dei farmaci in allevamento – ha tra l’altro detto – va sottolineato che le terapie antibiotiche vanno ‘mirate’ più che ‘massimizzate’; l’altra sfida è continuare a sfatare i molti luoghi comuni, spesso negativi, attribuiti alla produzione di latte bovino ed al suo consumo, soprattutto nei confronti degli abitanti delle grandi città”. Il prof. Giorgio Borreani ha focalizzato l’attenzione sull’importanza della produzione e somministrazione dei foraggi, anche in rapporto ai cambiamenti climatici che possono influenzare le attività in agricoltura. “Insistiamo sulla necessità di un sistema foraggero ‘dinamico’, al servizio della stalla, in sinergia con essa, e di una maggiore interdisciplinarietà nella formazione del personale addetto in azienda, nonché nella comunicazione all’esterno”. Il rappresentante istituzionale israeliano, Nadav Galon, si è concentrato sul tema delle sfide e opportunità nell’uso di antibiotici in aziende d’allevamento, portando il caso del proprio Paese in confronto anche ad altre realtà, internazionali ed europee, tra le quali anche l’Italia. “Molto ancora c’è da fare, sul tema dell’uso di antibiotici – ha tra l’altro concluso – anche se non esiste un ‘modus operandi ‘ unico in un quadro nel quale persiste ancora un paradosso di fondo tra quanto si prevede di fare e ciò che poi succede realmente in azienda”. Incisive ed a trecentosessanta gradi le conclusioni del presidente nazionale Coldiretti, Ettore Prandini: “Un importante momento formativo, oggi, per tutti noi allevatori: abbiamo bisogno infatti di lungimiranza, di soluzioni che siano durevoli nel tempo. Troppo spesso, in passato, ci si è affidati a misure estemporanee, e nel settore latte, come stiamo vedendo, per ritornare a crescere dobbiamo essere più consapevoli delle materie che stiamo trattando e dell’importanza delle produzioni che realizziamo, e comunicare più efficacemente. L’allevamento italiano, anche quello intensivo, lavora bene e costituisce un’opportunità, non un problema, in termini di ottimizzazione delle risorse. Le nostre aziende sono assolutamente sostenibili, basti pensare alla possibilità di valorizzare le sostanze organiche prodotte anche ai fini dell’arricchimento dei terreni e della fertilizzazione a basso impatto ambientale”.

E che l’allevamento italiano sia un modello unico, inimitabile e distintivo, gli oltre 132mila visitatori di Fieragricola, secondo quanto stimato dagli organizzatori, hanno potuto toccarlo con mano vedendo la selezione dei migliori capi esposti nel Padiglione zootecnico e nei concorsi, anche di livello internazionale, per le razze Bruna e Frisona Italiana, che hanno animato i quattro giorni della manifestazione. “Abbiamo visto la forza e le potenzialità della nostra zootecnia – conclude il direttore generale A.I.A., Roberto Maddé, che ha presidiato l’area istituzionale del Sistema Allevatori assieme ai dirigenti ed ai tecnici delle Associate – ; a fianco delle razze più specializzate e produttive, infatti, grande interesse hanno riportato le esposizioni della biodiversità animale nazionale che va dai bovini di diverse attitudini e dislocazioni territoriali, agli ovicaprini e bufali, alla specie cunicola ed agli equini”.

 

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