Fiere e Rassegne

Alla 95ª FAZI di Montichiari l’ottimismo degli allevatori. I punti chiave nel sistema lattiero caseario che spingono gli investimenti

 

Si  è respirato entusiasmo alla Fiera Agricola Zootecnica Italiana di Montichiari. La 95ª FAZI, che incorona il Centro Fiera e i suoi 47mila metri quadrati completamente “sold out” capitale del latte e della zootecnia, trasmette onde positive e una fiducia nel futuro che è contagiosa, tanto fra gli allevatori che fra gli espositori.

In effetti, i motivi che spingono a guardare positivamente il futuro, in particolare del sistema lattiero caseario in cui la Lombardia è leader a livello nazionale con 4,08 milioni di tonnellate prodotte fra gennaio e agosto di quest’anno (+0,18% rispetto allo stesso periodo del 2022 e anche questo rallentamento delle consegne di latte deve essere letto in chiave positiva), non sono pochi.

La Fazi di Montichiari, con l’aiuto degli analisti di Clal, portale di riferimento mondiale per il settore lattiero caseario, prova a elencare i motivi che spingono ad un razionale ottimismo.

Nel mondo rallenta la produzione di latte. Innanzitutto, il rallentamento delle produzioni di latte a livello mondiale. La produzione lattiera dei principali paesi esportatori mondiali di formaggi, polveri e burro (Argentina, Australia, Bielorussia, Cile, Nuova Zelanda, Ue-27, Usa, Uruguay) è in frenata (+0,6% fra gennaio e settembre su base tendenziale, secondo le elaborazioni di Clal.it), per effetto dei cambiamenti climatici e di una domanda su scala globale che nei mesi scorsi ha risentito dell’inflazione (ma che dovrebbe nel 2024 rallentare la propria corsa).

La stessa Unione europea ha fronteggiato una flessione delle consegne negli ultimi mesi. Francia e Italia, rispettivamente secondo e quarto produttore europeo di latte per volumi, hanno ridotto i volumi rispettivamente del 2,3% e dell’1,2% nei primi otto mesi del 2023. Ma anche Germania, Paesi Bassi e Irlanda hanno nelle ultime settimane tirato il freno, con la conseguenza che il latte spot (cioè il latte in cisterna venduto con contratti non superiori a tre mesi) ha segnato un aumento.

Burro e polveri, prezzi in aumento. Un secondo fattore di positività è legato ai prezzi del burro e delle polveri, che sono in ascesa – per una minore disponibilità – a livello mondiale. Ciò significa che domanda e offerta non hanno ancora raggiunto un perfetto equilibrio, a tutto vantaggio dei produttori. L’unica voce che registra una parabola discendente è quella del burro negli Stati Uniti, per il solo fatto che il prezzo medio di 6.798 euro alla tonnellata è decisamente più elevato (e dunque deve riconquistare competitività) rispetto alle quotazioni del burro in Ue (4.835 €/ton), Oceania (4.673 €/ton) e Global Dairy Trade (4.697 €/ tonnellata), peraltro tutte alle prese con trend rialzisti.

Bene anche il Grana Padano. A livello italiano, segnali positivi arrivano dal Grana Padano, pilastro portante nella formazione del prezzo del latte. È il terzo fattore chiave che spinge in alto la fiducia del comparto. Proprio dalla FAZI di Montichiari il presidente del Consorzio di tutela del Grana Padano Dop, Renato Zaghini, ricorda gli sforzi del settore in tema di sostenibilità, con quattro progetti presentati nell’ambito del Pnrr, segnale di una volontà di investire per rendere la filiera sempre più competitiva.

In questo contesto, gioca un ruolo fondamentale la cooperazione, che rappresenta il 65% della produzione di Grana Padano e opera con logiche molto concentrate sulla valorizzazione non solo del prodotto, ma anche del tessuto territoriale e del contesto rurale.

I consumi di Grana Padano, illustrati da Matteo Bonù di NielsenIQ nel corso del convegno dedicato a consumi, strategie e prospettive della Dop, organizzato alla Fazi da Confcooperative e Cittadella della Cooperazione, sono positivi e certificano, seppure indirettamente, la lungimiranza dei piani produttivi del Consorzio, che da quando li ha applicati, ha ricordato il direttore generale Stefano Berni, “ha messo a segno una crescita del +40,44% in peso fra il 2003 e il 2020, con un aumento delle esportazioni che è stato costantemente in crescita fra il 2009 e il 2023, con performance del +112 per cento”.

In Ue la riforma delle IG. Un’altra indicazione – la quarta – che sostiene il mood degli allevatori è data dalla riforma delle Indicazioni Geografiche, il cui Testo Unico è stato approvato ieri dal Trilogo, con benefici evidenti al sistema della Dop Economy che in Italia vale 20 miliardi in Italia e 90 miliardi in Europa. La riforma, in particolare, prevede il rafforzamento della programmazione dell’offerta e del ruolo dei consorzi anche in chiave di turismo gastronomico, l’indicazione in etichetta del nome del produttore, vincoli più stringenti per l’utilizzo dei prodotti Dop e Igp come ingredienti di prodotti trasformati, l’estensione della tutela ex officio anche ai siti internet e ai domini online.

“Il nuovo regolamento – spiega l’europarlamentare Paolo De Castro, che della riforma è stato relatore – entrerà in vigore nei primi mesi del 2024 dopo i passaggi formali in Parlamento e Consiglio, farà evolvere un sistema senza eguali nel mondo, capace di generare valore senza investire alcun fondo pubblico”.

La genomica aiuta allevatori e ambiente. Il quinto fattore che sostiene la spinta del settore allevatoriale riguarda la spinta della ricerca sulla genetica e sulla genomica – ambiti nei quali l’Associazione nazionale allevatori di razza Frisona italiana, Bruna e Jersey (Anafibj, partner della FAZI) è leader a livello mondiale – stanno accelerando notevolmente il progresso in termini di produzione, miglioramento della qualità del latte anche per la caseificazione, attività principe del settore lattiero caseario italiano caratterizzato da diversi formaggi Dop, benessere animale, riduzione dell’impatto ambientale.

Lo evidenzia il professor Martino Cassandro, direttore generale di Anafibj. “Ieri alla Fazi abbiamo presentato i progressi nell’ambito dell’Inbreeding genomico, essenziale per migliorare gli aspetti genetici, riducendo gli effetti della consanguineità – spiega il professor Cassandro -. Questo permette di migliorare alcuni parametri strategici per la zootecnia bovina da latte”.

Nell’ambito dei miglioramenti genetici, prosegue Cassandro, “gli allevatori chiedono in particolare di migliorare il profitto aziendale, attraverso animali sani, seme sessato, indici genomici in grado di ridurre le emissioni di metano e maggiore efficienza metabolica, produzione di proteina del latte, fertilità e longevità, parametro quest’ultimo che incide direttamente sulla sostenibilità e che oggi ha portato le bovine controllate da due a quasi tre lattazioni”.

I giovani. E ancora: la presenza di giovani. Se è vero che il ricambio generazionale è talvolta complicato, in particolare nelle grandi aziende di pianura, non manca l’entusiasmo dei giovani agricoltori. Un esercito di quasi 40mila Under40 in Italia che tiene gli occhi puntati sull’innovazione, in particolare le tecnologie digitali e di precisione.

Gli anticipi della Pac. Non ultimo, l’elemento della Politica agricola comune, con gli anticipi che dal 16 ottobre hanno cominciato ad essere erogati a 722mila imprese agricole italiane finanziamenti per 2,4 miliardi di euro (entro il 30 novembre) e che possono aiutare, insieme alle misure regionali dei Programmi di sviluppo rurale, a compiere la scelta più corretta per investire.

“In questo contesto siamo di fronte a un mix che spinge le imprese agrozootecniche a investire nella sostenibilità, nella riduzione dei costi, nell’agricoltura e zootecnia di precisione, nel benessere animale e nelle energie rinnovabili con biogas e fotovoltaico su tutte, per migliorare competitività e redditività e la FAZI rappresenta una vetrina di primo piano per accompagnare la crescita del comparto agricolo”, dichiara Gianantonio Rosa, presidente del Centro Fiera di Montichiari.

Le incertezze – e qualcuna invero c’è, in particolare per le tensioni geopolitiche, che potrebbero spingere in alto i costi energetici, anche se non tutti: Rabobank prevede prospettive positive per l’acquisto dei fertilizzanti nel 2024 – non trovano terreno fertile alla FAZI di Montichiari. Si guarda avanti con fiducia. Ed è un segnale positivo per l’agricoltura e la zootecnia.

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