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Succhi di mela spacciati per bio, 9  arresti

Spacciavano per succo di frutta biologico quello che in realtà era succo concentrato e sofisticato di mela. Lo ha scoperto la Guardia di Finanza di Pisa che sta eseguendo 9 ordinanze di custodia cautelare in carcere e il sequestro di sei società e di beni mobili e immobili per un valore complessivo di oltre 6,5 milioni.
La Guardia di Finanza ha scoperto una maxi frode nel settore del commercio di prodotti biologici: con un’operazione chiamata “Bad Juicesono stati eseguiti 9 arresti (8 in Italia) tra le province di Pisa, Salerno e in Serbia, sequestrati beni (6 società, beni mobili e immobili) per oltre 6,5 milioni di euro e prodotti adulterati per un valore di 4,8 milioni (1.411 tonnellate di prodotto adulterato e falsamente designato “biologico” tra succhi, confetture e conserve alimentari).
Le indagini della Procura di Pisa, degli ispettori dell’ICQRF (il Dipartimento Antifrode del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo) e dei militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Pisa hanno permesso di sgominare un gruppo criminale dedito alla produzione illecita e alla commercializzazione di succo concentrato di mela, sofisticato con acqua e sostanze zuccherine e falsamente dichiarato biologico di origine europea. Per lungo tempo avrebbero spacciato e venduto per succo di frutta biologico quello che in realtà era semplice concentrato di frutta proveniente da frutti in avanzato stato di decomposizione e poi sofisticato con acqua e sostanze zuccherine, ricavandone guadagni enormi.

Il gruppo non si è limitato alla sola contraffazione del succo, ma ha prodotto innumerevoli falsi documenti per conferire al succo di mela la certificazione di prodotto biologico e di provenienza europea nonché per evadere le imposte mediante l’esterovestizione di imprese satelliti – costituite in Croazia e Serbia – ma di fatto gestite direttamente dall’Italia.
Il prodotto sofisticato era ottenuto da aziende formalmente localizzate in Serbia e Croazia, ma di fatto gestite direttamente dall’Italia da due fratelli imprenditori pisani, al vertice di un’associazione a delinquere che poteva contare sulla collaborazione attiva dei propri dipendenti e altri soggetti esteri compiacenti, aderendo ciascuno ad un ruolo specifico nell’intera filiera della frode.
Come hanno scoperto gli inquirenti, con modalità consolidate e collaudate il gruppo ha prodotto e commercializzato ingenti quantitativi di succo di mela non biologico ma dichiarato come tale e sofisticato, veicolandolo nel territorio dell’Unione europea. Grazie all’interposizione fittizia di aziende croate – che provvedevano a sdoganare il prodotto in realtà ottenuto in Serbia – venivano prodotti innumerevoli falsi documentali finalizzati a legittimare (solo sulla “carta”) la falsa natura, qualità e origine dichiarata del prodotto.

 

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