Mercati

L’Italia diventa un paese importatore netto di ortofrutta con un deficit di 12 milioni

Peggiora l’interscambio commerciale con l’estero dell’ortofrutta italiana. Dall’elaborazione di Fruitimprese su dati Istat relativi ai primi sette mesi dell’anno (luglio 2018-luglio 2019) a fronte di un aumento dei volumi esportati (4,8%) vi è stato un calo del 3,3% del loro valore. Crescono invece le importazioni, sia in volume (2,3%) ma soprattutto in valore (12%). L’Italia si sta lentamente avviando a diventare un paese importatore netto di ortofrutta, questo è quello che dicono i dati. Importiamo più prodotti sia in quantità (2,2 milioni di tonnellate contro 2 milioni di export) che in valore: l’import (2.458.823 milioni di euro) supera di poco l’export (2.446.738 milioni di euro).
La conseguenza di questo sbilancio commerciale con l’estero è che, dopo il sorpasso nei volumi registrato nei mesi scorsi, nel periodo in esame si è avuto per la prima volta un saldo della bilancia commerciale negativo per 12 milioni di €. 
Sul fronte export in volume leggero incremento degli ortaggi (1,5%) e più sostanziale della frutta fresca (10%) e della frutta secca (15%); in calo gli agrumi (-11,3%). Quanto al fatturato crescono gli ortaggi (1,7%) e la frutta secca (3%) e calano gli agrumi (-7,5%) e la frutta fresca (-7,7%).
Sul fronte import in volume incremento deciso per gli ortaggi (4,7%), la frutta fresca (6,8%), la frutta secca (19,2%) e gli agrumi (1,2%), segno negativo per la frutta tropicale (-6%). In termini di fatturato crescono gli ortaggi (32,2%), la frutta fresca (0,8%), la frutta secca (20,7%) e la frutta tropicale (5,4%) mentre calano gli agrumi (-17,3%).
“Dopo tanti segnali di peggioramento della situazione, abbiamo toccato un altro record negativo.- sottolinea Marco Salvi, presidente nazionale Fruitimprese – Per la prima volta il saldo della bilancia commerciale  dell’ortofrutta italiana va in negativo per 12 milioni, non era mai successo. L’anno scorso c’era stato il sorpasso dell’import come quantità, adesso anche a valore. Da un anno all’altro abbiamo perso quasi 400 milioni di euro. La situazione è davvero molto preoccupante, perché si aggiunge alle altre emergenze del settore dopo quella dei danni da cimice asiatica e delle altre problematiche fitosanitarie che stanno colpendo le nostre produzioni più tipiche. E’ necessario, a fronte di questi ultimi dati sull’interscambio commerciale, affrontare immediatamente e con risolutezza la questione annosa dell’apertura dei nuovi mercati per il nostro export”

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