Bioenergie

L’agrivoltaico infiamma il mercato degli affitti dei terreni: fino a 4mila euro all’anno per un ettaro (e sotto si deve coltivare)  

Il mercato è ancora in fase embrionale, ma l’agrivoltaico comincia a muovere i primi passi nell’agricoltura italiana. E infiamma il mercato degli affitti dei terreni. I prezzi si aggirano fra i 2.500 e i 3.500 euro all’ettaro all’anno con contratti minimi di 20 anni, ma in alcune zone della Pianura Padana – affermano gli agricoltori – le offerte delle società di gestione degli impianti agrivoltaici toccano anche i 4.000 euro all’ettaro all’anno con l’automatica rivalutazione dell’Istat, per una durata addirittura trentennale.

È quanto emerso nel corso del convegno organizzato da Fieragricola TECH in collaborazione con Qualenergia.it e dedicato ad «Agrovoltaico: stato dell’arte tecnologico, normativa e incentivi. Quali opportunità per il settore agricolo».

L’opzione di affittare i terreni per una soluzione combinata di produzione di energia elettrica attraverso pannelli agrivoltaici sospesi e una coltura sottostante è una opzione che gli agricoltori stanno prendendo in considerazione come alternativa alla creazione di associazioni temporanee di impresa, che vedono coinvolte una impresa agricola, una impresa energetica o un gruppo di imprese dedicate all’agrovoltaico. Soluzioni diverse per una nuova multifunzionalità dell’agricoltura.

«Una relazione redatta annualmente da un agronomo incaricato – spiega Leonardo Berlen, direttore di Qualenergia.it – garantisce il monitoraggio delle colture e la convivenza fra l’attività agricola e quella energetica».

Le energie rinnovabili sono uno dei pilastri di Fieragricola TECH, manifestazione che ha debuttato ieri a Veronafiere con focus sull’innovazione in agricoltura, la digitalizzazione, la smart irrigation, i biostimolanti e i sistemi di biocontrollo e, appunto, sulle green energy.

Il settore delle energie rinnovabili, dopo la fiammata dei costi energetici legati alle speculazioni innescate dalla guerra in Ucraina, è al centro degli investimenti delle imprese agricole, grazie agli incentivi messi a disposizione dal Pnrr e dai Programmi di sviluppo rurale della nuova Pac.

Il biometano punta agli impianti consortili. Sempre più – rileva Fieragricola TECH – si ragiona in termini di impianti consortili, con l’intento di coinvolgere più imprese e interi territori rurali, così da migliorare la sostenibilità ambientale, i margini di competitività delle imprese e le ricadute sui bacini produttivi agricoli.

La strada dell’aggregazione per costruire impianti per la produzione di biometano è stata ribadita in mattinata a Fieragricola TECH da Gabriele Lanfredi, presidente della Confederazione dei bieticoltori – Cgbi, che prevede – qualora la tariffa per la vendita del metano venisse legata al tasso inflattivo – potenzialità di sviluppo per circa 100 nuovi impianti consortili di biometano nei prossimi due anni.

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