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La carne sequestrata in Svizzera per contrabbando  è decuplicata rispetto a 15 anni fa

In Svizera si  contrabbanda la carne. Approfittando di prezzi più convenienti oltre il confine i contrabbandieri attraversano i valichi stradali con automobili o furgoni stipati di carne nascosta nei bagagliai o sotto i sedili. E la quantità di carne scoperta dalle autorità è in costante aumento. Costi di produzione, dazi e standard elevati rendono la carne venduta in Svizzera molto più cara rispetto ai Paesi confinanti. La quantità di carne confiscata ai confini elvetici è più che raddoppiata in un anno, arrivando a oltre 260 tonnellate nel 2023, e decuplicata negli ultimi 15 anni. La carne venduta in Svizzera è mediamente il 150-200% più cara rispetto ai prezzi reperibili nei Paesi confinanti. Una differenza di costo ghiotta soprattutto per chi, con la carne, ci lavora: in particolar modo i ristoratori e le ristoratrici. Spesso sono infatti proprio loro a tentare la fortuna cercando di introdurre la merce illegalmente in Svizzera, oppure si rivolgono a quelle che sono diventate delle vere e proprie reti di traffico.

Con il passare degli anni, la quantità di prodotti sequestrati è in aumento. A dimostrarlo sono i dati  forniti dall’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC). Se nel 2022, la quantità di carne confiscata in tutto il Paese era pari a 120 tonnellate, questa cifra è più che raddoppiata attestandosi a 263 tonnellate nel 2023.

Come mostra il grafico qui sotto, si può inoltre constatare che, cinque anni prima, nel 2018 erano 91 tonnellate, così come nel 2013, ossia dieci anni prima dell’ultimo dato disponibile. Nel 2008, quindici anni prima, si parlava invece di “sole” 23 tonnellate di carne sequestrata. L’Amministrazione federale delle dogane (che oggi si chiama Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini) ha smascherato solo in Ticino ben tredici esercizi pubblici   che hanno “ordinato, ricevuto e smerciato nell’ambito della propria attività in Svizzera oltre due tonnellate tra salumeria e carne fresca, 120 litri di olio d’oliva e 75 litri di limoncello. Tutta la merce è stata importata senza essere annunciata per il pagamento dei tributi. 

Stando agli inquirenti “il contrabbando era così organizzato: il trasportatore della merce utilizzava valichi incustoditi ingaggiando anche un complice il quale, dietro compenso, gli permetteva di facilitare il passaggio del confine senza incappare nei controlli dei doganieri”. L’inchiesta è finita in tribunale.

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