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Giornata Mondiale della Pasta. Italia leader

 

Si celebra, su iniziativa della IPO – International Pasta Organization, la Giornata mondiale della Pasta, una delle icone per eccellenza del nostro impareggiabile patrimonio gastro-culturale nazionale e regionale.

A tal riguardo, è opportuno ricordare che, secondo la stessa IPO, il nostro Paese rimane saldamente leader mondiale sia nella produzione di pasta (con 3,9 milioni di tonnellate di cui il 60 percento circa destinato ai mercati export precedendo gli Stati Uniti, la Turchia e l’Egitto), sia nel consumo pro capite (23,3 kg davanti alla Tunisia, il Venezuela e la Grecia).

Ma soprattutto, il nostro Paese può vantare un’offerta di pasta di qualità ineguagliabile, ottenuta dai migliori frumenti duri accuratamente individuati, selezionati, miscelati e trasformati in semola dai molini italiani.

Lo ricorda Italmopa – Associazione Industriali Mugnai d’Italia, aderente a Confindustria e a FederPrima, che rappresenta in via esclusiva l’Industria molitoria italiana, leader nell’Ue con circa 12 milioni di tonnellate di frumento tenero e duro annualmente trasformati in sfarinati alla base di prodotti simbolo del ‘made in Italy’ alimentare, quale appunto, la pasta.

“Siamo orgogliosi di mettere a disposizione dell’Industria pastaria nazionale, grazie all’impareggiabile professionalità e competenza dei nostri maestri mugnai, semole di altissima qualità rispondenti scrupolosamente alle esigenze dei pastai” evidenzia Vincenzo Martinelli – Presidente Sezione Molini a frumento duro Italmopa “un binomio storico, forte e ormai collaudato, quello tra i mugnai e pastai italiani, che si è consolidato nel tempo con l’obiettivo primario di soddisfare le crescenti aspettative qualitative dei consumatori italiani e esteri”.

Secondo i dati Italmopa, l’Industria molitoria italiana ha prodotto, nel 2023, circa 4.000.000 di tonnellate di semole, ottenute dalla trasformazione di circa 6 milioni di tonnellate di frumento duro. Del quantitativo di semola prodotto, circa 3.600.000 tonnellate (oltre il 90%) sono state destinate alla produzione delle varie tipologie di pasta.

La pasta è uno degli alimenti più iconici e amati, un vero e proprio simbolo culturale che rappresenta l’Italia nel mondo. Oggi si celebra la giornata mondiale, ma per mantenere questa immagine e questa reputazione occorre rafforzare l’intera filiera e far conoscere di più le prerogative del nostro prodotto.

Una strada che non è così semplice – avverte Confagricoltura – alla luce di alcuni fattori: il clima che influisce sui raccolti di grano duro; la produzione italiana lontana dal fabbisogno dell’industria di trasformazione; le notevoli differenze qualitative della materia prima da zona a zona che richiedono interventi strutturali.

Il nostro Paese è il primo produttore mondiale di pasta, davanti alla Turchia e agli Stati Uniti, nonché il primo esportatore, con un valore intorno ai 4 miliardi di euro. Ma il tasso di autoapprovvigionamento di grano duro è passato dal 78% del 2012 al 56% del 2023, con un trend sotto il 50% per il 2024. E purtroppo, sempre in Italia, negli ultimi dodici mesi c’è stata anche una diminuzione del 20% del prezzo medio all’origine del grano duro, che è passato da circa 363 euro a tonnellata a 287 euro.

Di qui la necessità di rafforzare l’intera filiera, andando ad agire in modo aggregato su più fronti, a partire dalla gestione del rischio, che non riguarda evidentemente solo gli agricoltori, ma anche i trasformatori della materia prima che richiedono quantità e qualità il più possibile omogenee. Confagricoltura e UnionFood hanno stretto a riguardo un accordo che mira anche a far tornare il tasso di autoapprovvigionamento ai livelli più alti, con una produzione ad elevato standard qualitativo.

La Confederazione sottolinea poi la necessità di adottare misure che riducano al minimo l’impatto delle restrizioni ambientali, per evitare che gli agricoltori siano costretti a rinunciare a parte delle loro attività o a ridurre ancora la produzione. L’obiettivo è trovare un equilibrio tra le esigenze ambientali promosse dalla PAC e la sostenibilità economica delle aziende agricole, per garantire la continuità del settore senza compromettere i progressi verso una produzione più verde.

Una corretta e trasparente comunicazione al consumatore, infine, è un elemento imprescindibile per creare valore e valori sul prodotto simbolo del Made in Italy gastronomico nel mondo.

Le famiglie italiane spendono all’anno quasi quattro miliardi di euro per mettere nel carrello la pasta, in tutte le sue varianti, uno dei simboli della Dieta mediterranea e del Made in Italy in tutto il mondo. E’ quanto emerge ad una analisi di Coldiretti su dati Istat diffusa in occasione del World Pasta Day che si festeggia il 25 ottobre in tutto il mondo.

Secondo gli ultimi dati disponibili l’Italia è il Paese dove – rileva la Coldiretti – si mangia più pasta, 23,1 chilogrammi a testa, ma penne e spaghetti spopolano anche all’estero con i 17 chili della Tunisia, seconda in questa speciale classifica seguita da Venezuela (12 kg), Grecia (11,4 kg), Cile (9,5 kg), Stati Uniti (8,8 kg), Argentina (8,6 kg) e Iran (8,5 kg). Non a caso, nonostante la difficile situazione internazionale, le esportazioni di pasta italiana sono aumentate del 6% nei primi sette mesi del 2024, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat, con Germania, Stati Uniti e Francia che sono nell’ordine i principali mercati. Una ulteriore crescita dopo un 2023 che ha visto le esportazioni di pasta in valore raggiungere la cifra di 4,1 miliardi di euro.

Gli italiani col matterello . Ma c’è anche chi non si accontenta della pasta comprata al supermercato e si mette all’opera con farina e mattarello per prepararla direttamente a casa. Secondo un’indagine Coldiretti/Ixe’, il 27% degli italiani dichiara che nella sua famiglia si preparano tagliatelle, tortellini, agnolotti e altri tipi di specialità. Una passione che, sorprendentemente, coinvolge soprattutto i giovani tra i 18-34 anni, mentre a livello territoriale è più radicata al Sud e al Centro. La tendenza a preparare in casa la pasta è favorita anche dalla diffusione di farine speciali fatte con i grani antichi recuperati dagli agricoltori.

Quattro pacchi di pasta su 10 fatti con grano 100% italiano . La novità degli ultimi anni è rappresentata inoltre dall’arrivo sul mercato di pasta 100% italiana, fatta con grano rigorosamente di origine nazionale, che si sta diffondendo con il coinvolgimento dei principali brand del settore. Il consumo di penne e spaghetti garantiti tricolori è arrivato a rappresentare mediamente il 40% in volume e valore del totale acquistato nella Gdo, secondo l’analisi Coldiretti su dati Ismea.



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