Mercati

Calano i consumi di vino e si affermano nuovi trend

In un contesto generale di riduzione dei consumi di vino, con i mercati internazionali in stallo e l’export italiano in calo, si affermano nuovi trend di consumo: si evidenziano, ad esempio, una maggiore intenzione di acquisto direttamente dai produttori e online e novità portate dalla Gen Z, sempre più attenta alla sostenibilità del prodotto e agli aspetti salutistici.

Sono queste le principali evidenze emerse durante il X Forum Wine Monitor, organizzato da Nomisma e moderato da Denis Pantini, Responsabile Alimentare e Wine Monitor Nomisma. Il dibattito è stato arricchito dai contributi di Federico Zanella, Presidente & Ceo di Vias Imports, Lamberto Frescobaldi, Presidente della Marchesi Frescobaldi, Emanuele Di Faustino, Responsabile Industria, Retail e Servizi, Marco Govoni, Head of Consulting Nomisma, Paolo de Castro, Presidente del Comitato Scientifico di Nomisma, Gian Matteo Baldi, Senior Advisor per Wine Monitor Consulting ed Ettore Nicoletto, Presidente & Ceo di Angelini Wines & Estates.

Il report ha ribadito come il mercato del vino stia vivendo un periodo non semplice e di forti cambiamenti, nel quale è quanto mai indispensabile individuare nuove soluzioni di market intelligence, come ad esempio il Nomisma Wine GDO Index, e nuovi servizi di consulenza a supporto dei percorsi di crescita delle imprese del settore, raggruppati all’interno di Wine Monitor Consulting.

A causa dell’inflazione e della congiuntura economica negativa si assiste a una riduzione dei consumi di vino in tutto il mondo, Italia inclusa, e a una significativa revisione dei comportamenti di acquisto, tra rinunce e privazioni. 

L’aumento dei prezzi di food e beverage, con il vino cresciuto del 3,1% nell’ultimo anno, ha determinato una perdita di 6.700 € pro-capite dal 2021 al primo semestre del 2023, con 3 italiani su 4 costretti ad adottare strategie per far fronte alla situazione, come la riduzione degli sprechi alimentari o l’aumento degli acquisti in promozione.

Nello specifico, nei primi 9 mesi del 2023 le vendite di vino nella GDO italiana si sono contratte di oltre il 3% a volume, mentre il canale HORECA – pur registrando tendenze positive – sta rallentando la propria crescita a causa di flussi turistici inferiori a quelli dello scorso anno e della riduzione della frequenza con cui gli italiani si concedono un pranzo o una cena fuori casa.

La crisi, dunque, si fa sentire anche nel mondo del vino. Nei primi nove mesi del 2023, le quantità di vini fermi e frizzanti italiani acquistati nei top 12 mercati internazionali (che pesano per oltre il 60% sulle importazioni mondiali di vino) risultano in calo del 9%. Stessa sorte tocca agli spumanti, la categoria che nell’ultimo decennio era cresciuta senza soluzione di continuità e che registra un -4%Si tratta di variazioni in linea con la media del mercato, con un trend negativo che risparmia pochi paesi esportatori e che vede anche il primo mercato di sbocco a valore, gli Stati Uniti (focus di approfondimento del X Wine Monitor), ridurre le importazioni dall’Italia del 13%. “Nel mercato statunitense, tutti i principali esportatori di vino soffrono a causa di una riduzione nella capacità di spesa dei consumatori. Solo la Nuova Zelanda, con il suo Sauvignon Blanc, non conosce crisi, mettendo a segno una crescita delle esportazioni del 14% nei primi nove mesi del 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente” – ha evidenziato Denis Pantini, Responsabile Agroalimentare e Wine Monitor di Nomisma. 

Non va meglio sul mercato nazionale. Le vendite di vino nel canale retail flettono di un calo superiore al -2% a volumi, con riduzioni più elevate in GDO nel caso dei vini fermi (-3,8%). Crescono solo gli acquisti di spumante (+2,3%) ma il dato nasconde un effetto “sostituzione” che vede aumentare quelli generici, più economici, a scapito di quelli a denominazione, Doc e Docg. 

Purtroppo, anche le previsioni sui comportamenti di consumo degli italiani per i prossimi 6 mesi non sono positive: al netto di chi non modificherà gli acquisti di vino rispetto alla situazione attuale (almeno 6 italiani su 10, ma nel contesto di un calo generalizzato dei consumi), il 16% dei consumatori prevede di ridurli, con l’obiettivo dichiarato di risparmiare sulla spesa in generale.

“In questo scenario così complesso e incerto, sono soprattutto le piccole imprese vinicole a soffrire di più, anche a causa di una situazione finanziaria interna minata da pesanti indebitamenti che rischiano di esplodere in conseguenza della stretta sui tassi di interesse applicati. Basti pensare, infatti, che per le società di capitale con fatturato fino a 10 milioni di euro, gli oneri finanziari sull’Ebitda vanno dall’11% per le imprese tra 2 e 10 milioni di euro, al 37% per quelle con fatturato inferiore. Ma per quanto piccole, stiamo parlando di realtà che rappresentano l’85% del tessuto imprenditoriale del settore vinicolo, a cui sono riconducibili quasi il 50% degli addetti occupati” – ha concluso Denis Pantini.

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