Ambiente

Bene cabina di regia di Palazzo Chigi per la siccità

Confagricoltura accoglie con soddisfazione l’insediamento della Cabina di regia, voluta dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sulla crisi idrica. I livelli attuali dei fiumi e dei laghi lasciano pochi dubbi sul ricorso a razionamenti nelle prossime settimane. In questo senso, è indispensabile che la task-force di Palazzo Chigi ascolti i territori e le rappresentanze imprenditoriali attraverso cabine di regia da istituire a livello locale.

Le criticità attuali richiedono interventi immediati ma non bisogna appiattirsi sull’emergenza. Confagricoltura, infatti, chiede al governo un Piano Acque organico, che fornisca al Paese e al settore primario opere infrastrutturali significative dove raccogliere e stoccare le precipitazioni atmosferiche. Questo Piano può essere realizzato recuperando risorse sia dal PNRR, sia dai Fondi di coesione.

Non bisogna sprecare neanche una goccia d’acqua. Per questo motivo occorre anche sbloccare e incentivare il riutilizzo a fini irrigui delle acque reflue depurate, una priorità non più procrastinabile.

Per affrontare una siccità ormai strutturale, servono risposte rapide, organiche ed efficienti. Cia-Agricoltori Italiani accoglie, quindi, con favore l’istituzione a Palazzo Chigi di una Cabina di regia per affrontare la crisi idrica. Ora le tempistiche sono fondamentali: le dichiarazioni uscite dal tavolo interministeriale, presieduto dalla premier Giorgia Meloni, devono portare subito ad azioni concrete, dall’individuazione veloce di un Commissario straordinario all’annunciato provvedimento normativo urgente con deroghe e semplificazioni per accelerare i lavori essenziali a far fronte all’emergenza. 

D’altra parte, con il 45% di neve in meno sulle Alpi, rispetto al 2022, e invasi che non riescono a trattenere più dell’11% di acqua piovana -ricorda Cia- non sono pensabili ulteriori ritardi, sia per i cittadini che per gli agricoltori.

Senza interventi e risorse adeguate, infatti, il settore primario, già sotto di 6 miliardi di euro per la crisi idrica, tra maggiori costi produttivi e danni sui campi, è destinato a una nuova estate di grande deficit con crolli produttivi del 10% per gli ortaggi e fino al 30%, in alcuni areali, per colture importanti come mais e riso.

Ovviamente, non si può continuare a lavorare solo in una logica emergenziale, ma occorre una strategia e pianificazione di lungo periodo, considerati i cambiamenti climatici in atto. Secondo Cia, occorre in particolare: sbloccare e favorire il riutilizzo a uso agricolo delle acque reflue depurate; realizzare serbatoi artificiali, ad uso multifunzionale, per la capitalizzazione dell’acqua (in eccesso/di riuso/di pioggia); avviare una rete di piccoli laghetti e invasi, “smart” sotto il profilo tecnologico e amministrativo, diffusi su tutto il territorio.

 

Il Piano Acque che Confagricoltura propone riguarda anche il rinnovo delle infrastrutture esistenti. Non bisogna dimenticare l’importanza della manutenzione costante della rete distributiva che attualmente registra perdite medie del 36%. Attività da garantire anche agli invasi che, spesso, soffrono di interramento perdendo buona parte della loro funzione.

Sul fronte dell’emergenza occorrono interventi che rispondano, prima possibile, alle necessità dell’uso potabile e agricolo. Anche con il coinvolgimento dei bacini idroelettrici per sostenere le forniture di acqua nelle fasi più acute della siccità a cui stiamo andando incontro.

Infine, la Confederazione chiede aiuti nazionali e regionali per tamponare i maggiori costi irrigui delle imprese e un sistema di risarcimento dei danni che dialoghi con quello assicurativo, per dare risposte concrete alle mancate produzioni agricole che la siccità sta comportando. Da non trascurare la possibilità di richiedere alla Commissione Ue l’estensione, anche per il 2023, delle deroghe accordate nel 2022 sull’uso non produttivo dei terreni e sulla rotazione annuale obbligatoria dei seminativi.

E’ importante l’impegno del Governo sulla semplificazione anche per accelerare la realizzazione delle infrastrutture di cui il Paese ha bisogno in una situazione in cui viene intercettata e raccolta solo l’11% della acqua piovana. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in riferimento alle conclusioni del tavolo interministeriale sulla crisi idrica presieduto dal Presidente del Consiglio. Finalmente – sottolinea Prandini – è stato affrontato il tema dell’acqua non solo come emergenza ma anche per consentire la programmazione necessaria per gestire una risorsa essenziale per l’intera collettività attraverso una cabina di regia tra tutte le Istituzioni interessate a livello nazionale e territoriale. Gli agricoltori – conclude Prandini – sono impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti, ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi civili industriali ed agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio, la produzione di cibo e la competitività dell’intero settore alimentare”.

L’Italia, che ogni anno preleva dalle falde oltre 9 miliardi di metri cubi di acqua potabile, pari a oltre 400 litri al giorno a persona, sconta una gravissima dispersione della risorsa idrica, causata da una rete colabrodo con perdite medie del 40-50% e con una scarsissima manutenzione; in questo contesto si inseriscono gli effetti del climate change, che potrebbe causare una significativa riduzione della disponibilità di risorse idriche, fino al 40% a livello nazionale e fino al 90% per il Sud Italia nel lungo termine”. Lo sottolinea il presidente della Copagri Tommaso Battista sulla base di quanto emerso durante l’odierna riunione del Tavolo interministeriale sulla crisi idrica.

“Per tali ragioni – prosegue Battista – diventa prioritario prevedere un nuovo piano di gestione idrica che sia pluriennale, coordinato e integrato e che possa rappresentare un asset strategico per il futuro dell’agricoltura e dell’export agroalimentare, che come noto dipende per l’83% dalla disponibilità idrica; bene quindi la Cabina di regia istituita a Palazzo Chigi per affrontare l’emergenza siccità, che oltre a riunire tutti i dicasteri interessati dalla problematica, le Regioni e gli enti territoriali, dovrà coinvolgere tutti i portatori di interessi, con particolare riferimento ai rappresentanti dei settori produttivi, a partire dall’agricoltura”.

“Solo con il loro contributo -rimarca Battista – sarà possibile concertare un Piano organico di interventi, che dovrà servire non solo a superare la fase emergenziale, ma anche e soprattutto a gettare le basi per futuri interventi strutturali che vadano a mettere un deciso argine a una problematica atavica”.

“Una simile iniziativa non potrà prescindere dalla preventiva realizzazione di uno studio morfologico del territorio, conditio sine qua non per andare a individuare tutte quelle aree adatte alla realizzazione di nuovi invasi; allo stesso tempo, sarà fondamentale intervenire sugli invasi esistenti, con il fine di efficientarli e di razionalizzarne l’utilizzo”, prosegue il presidente, secondo cui “per affrontare con rapidità queste gravose problematiche, sarà fondamentale l’apporto di un Commissario straordinario che possa intervenire rapidamente favorendo un migliore utilizzo delle acque reflue e un maggiore ricorso ai depuratori, agendo in particolare sulle Regioni, sulle Autorità di bacino e sugli enti deputati affinché si adoperino per ‘sbloccare’ i tanti depuratori nel tempo finanziati con il PSR, ma ancora in larga parte non operativi”.

“Non solo quindi investimenti volti ad ammodernare la rete irrigua e azzerare o ridurre al massimo lo spreco, ma anche interventi per incrementare la disponibilità idrica attraverso progetti infrastrutturali, quali gli impianti dissalatori, grazie ai quali quandanche l’acqua recuperata fosse destinata all’uso potabile si libererebbero comunque altri quantitativi per l’uso irriguo, così come impianti per la depurazione della acque reflue al fine di un utilizzo irriguo e impianti di accumulo quali laghetti e invasi a bassa evaporazione”, conclude Battista.

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