Politiche agricole

Avanti su nuove tecniche genomiche. Bene via libera alla genetica green, strategica per agricoltura

 

L’agricoltura in corsa contro i cambiamenti climatici chiede all’Europa più attenzione alla sostenibilità delle imprese del settore e tempestività nelle risposte. Per questo la pubblicazione della proposta della Commissione Ue sulle nuove tecniche genomiche (NGTs) rappresenta uno step chiave del percorso verso la transizione green, mentre l’analisi d’impatto del regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (SUR) non può, invece, considerarsi esaustiva rispetto alle perplessità del mondo agricolo. Così Cia-Agricoltori Italiani a commento del pacchetto legislativo legato al Green Deal “per un uso sostenibile di risorse naturali e suolo” presentato oggi, a Bruxelles, dal vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans.

E’ importante la presentazione del nuovo quadro regolamentare per il miglioramento genetico che distingue nettamente i vecchi ed obsoleti Ogm dalle nuove tecniche di evoluzione assistita (Tea). E’ quanto afferma il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel commentare la proposta della Commissione europea sulle tecniche di evoluzione assistita.

Le nuove tecnologie di miglioramento genetico raggruppate sotto la denominazione Tea (Tecnologie di Evoluzione Assistita) – sottolinea la Coldiretti – non implicano l’inserimento di Dna estraneo alla pianta e permettono di riprodurre in maniera precisa e mirata i risultati dei meccanismi alla base dell’evoluzione biologica naturale, per rispondere alla sfida dei cambiamenti climatici, della difesa della biodiversità e affrontare l’obiettivo della sovranità alimentare.

Ora che l’Italia ha visto approvato l’emendamento al Decreto Siccità che consente la sperimentazione in campo delle Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA), Cia auspica, infatti, che l’Europa prosegua speditamente con l’iter legislativo per le NGTs, incoraggiata e sollecitata proprio dalla pubblicazione della proposta dedicata. Bene, del resto, che il Consiglio europeo, sotto la presidenza spagnola, abbia espresso l’intenzione di portare avanti il dossier nei suoi prossimi sei mesi.

Per Cia, resta dirimente investire nella ricerca e nell’innovazione genetica in particolare. Bisogna fornire alle imprese agricole cultivar più resistenti alle fitopatie e agli stress derivanti dai cambiamenti climatici e farlo in fretta vista l’aggressività di malattie come la flavescenza dorata, la xylella e la peronospora.

Allo stesso tempo, vanno date anche altre garanzie agli agricoltori. Nello specifico, rispetto al regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. L’integrazione dall’analisi d’impatto sul regolamento SUR, divulgata in contemporanea con la pubblicazione del pacchetto legislativo Ue, non dà, infatti, risposte sufficienti riguardo la sostituzione delle sostanze attive e dell’utilizzo di fitofarmaci in aree sensibili.

Serve un approccio costruttivo e speculare, ribadisce Cia che da sempre è concretamente impegnata nel promuover la riduzione degli agrofarmaci con progetti mirati ad ampliare la diffusione e la sperimentazione delle tecniche di biocontrollo per la difesa integrata delle piante.

Per Cia, il regolamento sull’uso sostenibile dei fitofarmaci deve sostanzialmente cambiare assetto e prevedere un percorso graduale e guidato, avviato proprio dalla messa in campo di soluzioni alternative, comprovate da studi scientifici, in grado di assicurare le stesse rese al settore. E non guasta che, in parallelo, arrivino proprio con il pacchetto della Commissione Ue nuove istanze per la riproduzione varietale, per la direttiva sul suolo che deve intervenire per contrastare cementificazione ed erosione del terreno, così come la revisione della direttiva rifiuti relativamente alla lotta contro lo spreco alimentare.

“In ballo c’è la salute del pianeta, del patrimonio paesaggistico e della biodiversità, la sicurezza alimentare globale già pesantemente compromessa -dichiara il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini. Non possiamo permetterci una riduzione della produzione agricola fino al 30%, rischio effettivo se il regolamento SUR, così com’è, venisse applicato. E non può bastare, contro il climate change, la lotta biologica e integrata, l’agricoltura di precisione e il biocontrollo, servono nuove tecniche di miglioramento genetico e, soprattutto, servono adesso”.

Un passo determinante che in Italia potrà giovarsi del primo storico accordo siglato esattamente tre anni fa tra agricoltori e scienziati per la una nuova genetica “green” tra la Coldiretti e la Siga (Società Italiana di Genetica Agraria) che punta a tutelare la biodiversità dell’agricoltura italiana e, al contempo, a migliorare l’efficienza del nostro modello produttivo attraverso, ad esempio, varietà più resistenti, con meno bisogno di agrofarmaci ed acqua con risvolti positivi in termini di sostenibilità ambientale  in un impegno di ricerca partecipata anche da ambientalisti e consumatori.

“Una grande sfida per far tornare gli agricoltori protagonisti della ricerca senza che i risultati finiscano nelle mani di poche multinazionali proprietarie dei brevetti” conclude Prandini nel sottolineare la necessità di “fronteggiare la sfida climatica, difendere e valorizzare il patrimonio di biodiversità agraria nazionale e la distintività delle nostre campagne, garantendo nuove possibilità di crescita e sviluppo all’agroalimentare nazionale”.

Nella proposta della Commissione – spiega e la Coldiretti – viene fatta una distinzione tra le TEA di categoria 1 (ovvero quelle che non superano le 20 mutazioni), che seguiranno una procedura autorizzativa semplificata assimilabile alle varietà vegetali convenzionali, e le TEA di categoria 2 (sopra le 20 mutazioni o selezionate per resistere agli erbicidi) che vengono di fatto assimilate ai vecchi OGM quanto a procedura autorizzativa, etichettatura e tracciabilità (con la differenza che gli Stati membri non potranno vietare la coltivazione delle TEA di categoria 2). La Commissione vieta inoltre l’utilizzo di entrambe le categorie di TEA per l’agricoltura biologica.

Per Confagricoltura le proposte di sviluppo delle tecniche genomiche presentate dalla Commissione UE al Parlamento di Bruxelles rappresentano un importante cambio di passo, che riporta l’Europa al centro del dibattito sulla ricerca scientifica applicata al settore agricolo.  

In attesa di esaminarla in tutti i dettagli, Confagricoltura giudica positivamente l’iniziativa della Commissione che mira a fare, finalmente, chiarezza sulla differenza tra le nuove tecniche genomiche (NGT) e gli organismi geneticamente modificati (OGM). Dissipando, così, quelle ambiguità che hanno costretto al palo l’intero settore della ricerca europea.

La proposta inviata al Parlamento di Bruxelles rappresenta un cambiamento di approccio al tema della transizione ambientale: la sostenibilità non può essere perseguita soltanto con divieti e limitazioni, ma è necessario dare agli agricoltori valide alternative e strumenti che permettano di ridurre l’uso di fitofarmaci e lo sfruttamento delle risorse naturali senza intaccare le produttività delle proprie aziende. 

La divulgatrice scientifica e presidente della FNP Proteoleaginose di Confagricoltura, Deborah Piovan, ha dichiarato: “L’Unione Europea ha imboccato la strada giusta manifestando la volontà di riconoscere l’importanza della ricerca di specie vegetali resistenti alle conseguenze del cambiamento climatico. L’applicazione di queste tecniche permetterà di fronteggiare molte delle attuali minacce alla capacità produttiva nazionale: dalle malattie fungine derivanti da eccessive precipitazioni e alluvioni, alla siccità e alla salinità del suolo e delle acque fluviali”. 

Adesso l’auspicio è che l’iter di approvazione di una legge che regolamenti tali tecniche proceda spedito e si concluda, come annunciato, entro i primi mesi del 2024. L’impegno assunto dalla Spagna nel suo semestre alla guida del Consiglio UE, ad avviare un focus sul tema nel prossimo settembre, fa ben sperare che il dossier possa approdare in aula già a febbraio.

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