Rapporto ISMEA sulla domanda e l’offerta dei prodotti alimentari
ISMEA ha avviato un monitoraggio delle filiere agroalimentari. Il susseguirsi degli eventi conseguenti al diffondersi del Covid-19 in Italia è stato rapido e imprevedibile, come è normale attendersi in un’emergenza mai gestita in precedenza e difficilmente immaginabile nelle dimensioni. Iniziative in origine apparse a molti esagerate e fuori luogo, in pochi giorni sono risultate insufficienti in una rincorsa che, se da un lato ha mostrato un’inattesa capacità di reazione in molte componenti della società, dall’altro non ha dato tempo di capire immediatamente la portata del problema.
Il settore agroalimentare è apparso da subito al centro dell’attenzione. Sul fronte dei consumatori c’è stata un’immediata reazione istintiva all’accaparramento di beni alimentari e sul fronte politico la consapevolezza che il buon funzionamento della filiera e la capacità di assicurare l’approvvigionamento alimentare rappresentasse un segnale impor- tante sia dal punto di vista economico che sociale.
In effetti, il settore agroalimentare,con alcune evidenti eccezioni come il florovivaismo e la pesca, è stato e continua a essere uno di quelli meno investiti dalla tempesta economica di queste settimane confermando ampiamente le sue caratteristiche di anticiclicità.
Tuttavia, la dinamica incontrollata e incontrollabile con cui si stanno succedendo gli eventi non danno certezze per il futuro. Già nelle poche settimane dall’inizio della crisi analizzate nel Rapporto lo scenario complessivo è mutato in maniera sostanziale attra- verso, per esempio, la graduale chiusura dell’Horeca, non solo a livello nazionale ma an- che internazionale, bloccando un canale nel quale i prodotti del made in Italy agroalimentare hanno un posizionamento medio-alto o alto e che assorbe percentuali rilevanti dei flussi complessivi di export.
In questa fase è possibile fare il punto su alcuni elementi che caratterizzano le dinamiche di mercato e che interessano trasversalmente tutte le filiere agroalimentari, sia pure con diversa intensità.
Il fenomeno più rilevante è, come già anticipato, l’azzeramento del canale Horeca (ristorazione collettiva privata e pubblica), con l’esclusione delle mense ospedaliere e di po- che altre eccezioni. A tale riguardo, la sostituzione della somministrazione diretta con le consegne a domicilio ha solo in minima parte compensato l’annullamento di questo ca- nale cui, inoltre, è direttamente legata la rilevante domanda di cibo dei turisti stranieri, anch’essa azzerata.
Per quanto riguarda la distribuzione al dettaglio, si sottolinea la sostanziale e progressiva perdita di peso dei mercati rionali, molti dei quali chiusi in assenza di strutture fisse, e la chiusura dei centri commerciali, con la conseguente perdita di peso del canale iper, spesso prevalente in questi contesti. Altri elementi che interessano trasversalmente il settore riguardano il personale e la logistica. Nonostante l’adozione di misure tendenti a ridurre l’impatto, la presenza di rischio di contagio in caseifici, centri di lavorazione ortofrutticola, macelli e/o centri di lavorazione delle carni, oltre che presso le ditte di trasporti, ha reso più complesso il funzionamento delle filiere, in termini di approvvigionamento di materie prime e di spedizione/consegna dei prodotti, ma anche di maggiori costi di produzione o minore capacità lavorativa. In alcuni casi, l’incerto funzionamento dei servizi di logistica, soprattutto internazionali, ha già messo in difficoltà alcune imprese per il reperimento di materia prima o di materiali di consumo (ad esempio, imballaggi).