Filiere

“Potatoes Forever!” Il prodotto sostenibile nasce già nei campi. L’impegno di UNAPA per la filiera del futuro

 

Con l’introduzione della strategia Farm to Fork da parte della Commissione Europea, i Paesi membri sono chiamati a progettare una politica alimentare che proponga misure e obiettivi all’intera filiera alimentare, dalla produzione alla distribuzione al consumo, in un arco di tempo che va dal 2021 al 2027.

Questa strategia si inserisce in un contesto che vede l’UE già impegnata nella protezione delle denominazioni di origine dei prodotti (DOP, IGP, IG), per promuoverne le caratteristiche legate all’origine geografica e alle competenze tradizionali, riconoscimento importante per chi adotta pratiche sostenibili.

Con l’adozione del Green Deal, l’Unione Europea ha fissato degli importanti obiettivi sulla sostenibilità ambientale, impegnandosi a conseguire la neutralità climatica entro il 2050.

Il consumatore di oggi è sempre più informato e consapevole, non solo sulle caratteristiche organolettiche dei prodotti alimentari, ma anche sulla sostenibilità di quello che mette in tavola, e presta attenzione che il packaging sia facilmente riciclabile e rispettoso della natura.

Le proposte di UNAPA, ente promotore del progetto europeo Potatoes Forever!, per una filiera pataticola più sostenibile, si sviluppano su più livelli, a partire dalla misurazione della carbon footprint e della water footprint. Nei campi italiani, infatti, vengono impiegate tecnologie per il monitoraggio, la misurazione e la raccolta di tutti i dati registrati durante la coltivazione della patata e in grado di impattare sull’ambiente. Inoltre, è in atto l’elaborazione di un piano di riduzione delle emissioni che, sulla base dei risultati ottenuti, possa condurre alla definizione di azioni di miglioramento gestionali e tecnologiche mirate alla riduzione dei costi. In particolare, tra le urgenze della filiera: il rispetto delle risorse ambientali e delle biodiversità, la lotta allo spreco di cibo, la difesa della tracciabilità e la tutela delle certificazioni, oltre che il controllo dell’impatto climatico.

 

Proteggere il suolo significa proteggere le patate stesse sin dai primi momenti del percorso che le porterà fino alle nostre tavole.

La filiera è impegnata a:

  • ridurre al minimo l’impiego di sostanze chimiche – sia fitofarmaci sia fertilizzanti – grazie all’espansione dei terreni sottoposti al Sistema di Qualità Nazionale per la Produzione Integrata SQNPI e alla certificazione biologica.
  • Mantenere la fertilità del suolo, tramite i sistemi di rotazione delle colture.
  • Impiegare varietà tolleranti o resistenti a stress biotici o mancanza di acqua, utilizzare sistemi di sostegno alle decisioni legate all’agricoltura di precisione, ad esempio sistemi di monitoraggio come l’agrometeorologia o reti di trappole a feromoni per il controllo della popolazione degli insetti per la lotta biologica.
  • Controllare il consumo d’acqua e i dati meteorologici per un uso razionale delle riserve idriche per l’irrigazione attraverso sistemi a goccia, che localizzano l’apporto di acqua intorno alla pianta, diminuendo i volumi allo stretto necessario.

 

Tra inverni sempre più rigidi ed estati sempre più siccitose, per salvaguardare le produzioni nazionali e, di conseguenza, il reddito dei produttori, è necessario effettuare studi e prove più sistematiche che possano consolidare su una scala più ampia le tecniche di contrasto ad oggi ancora sperimentali:

  • Migliorare la resilienza delle zone rurali ai fattori esterni legati ai cambiamenti climatici, con l’impiego di sementi certificate in agricoltura sia convenzionale sia biologica, per ridurre il rischio di diffondere microrganismi e garantire la sicurezza del materiale utilizzato per avviare la coltura.
  • Promuovere l’impiego di cultivar di patata adatte alle caratteristiche pedoclimatiche dei terreni coltivati.
  • Ridurre le emissioni di gas a effetto serra e potenziare i pozzi di assorbimento del carbonio.
  • Aumentare l’uso di energie rinnovabili, come i pannelli fotovoltaici.
  • Sviluppare metodi di calcolo del contributo della coltivazione di patate allo stoccaggio del carbonio.

 

Il maggior impatto del prodotto patata è dato dal processo di coltivazione (fitofarmaci, fertilizzanti, acqua, carburanti) e dal packaging (plastica, materiali misti non riciclabili) e solo in minima parte dal processo di conservazione e condizionamento del prodotto. Mentre per il packaging esistono già oggi soluzioni adottabili, il percorso del processo di coltivazione è lungo e complesso.

Poiché il prodotto sostenibile si fa in campagna, è necessaria la fidelizzazione del pataticoltore. In quest’ottica, la produzione organizzata ha l’obiettivo di avvicinare le aziende agricole socie alla neutralità carbonica di medio periodo, che necessita di un’assistenza tecnica continuativa nel tempo che accompagni l’agricoltore all’introduzione di innovazioni sostenibili e alla traslazione del processo verso la neutralità climatica.

Ogni fase della catena di produzione (dal campo al packaging, fino allo smaltimento dei materiali) sarà dettagliatamente caratterizzata. Gli indicatori propri degli strumenti di analisi per la valutazione della sostenibilità adottati consentiranno di valutare, con buon grado di affidabilità, il contributo delle innovazioni da mettere in atto per la riduzione degli impatti sull’ambiente e sul clima, oltre che migliorare la resilienza del sistema. In questa direzione, UNAPA ha adottato nei suoi progetti presentati sul PNRR i principi del “Do No Significant Harm” (DNSH): ogni investimento è stato scelto secondo il principio di “non arrecare danno significativo agli obiettivi ambientali”.

Alla base di ogni ipotesi di economia circolare c’è il riutilizzo delle patate inidonee alla commercializzazione, che possono essere trasformate in energia grazie alla metanizzazione oppure destinate alla zootecnia, alla distillazione o all’impiego del sotto o sovra calibro per l’industria di trasformazione (IV e V gamma, surgelazione), e infine il miglioramento della certificazione controllata della block chain e la tracciabilità della filiera.

UNAPA è promotrice di un nuovo marchio, “PATATICOLTORI D’ITALIA”, che si baserà su un disciplinare di produzione rispettoso dell’ambiente secondo le nuove normative europee e che sarà a disposizione di tutti i produttori italiani che dovranno sottoporsi ai rigidi controlli sull’effettivo rispetto del disciplinare.

La ricerca sull’innovazione delle tecniche di conservazione del prodotto riguarda gli antigermoglianti, ovvero lo strumento che permette di gestire il prodotto in stoccaggio, determinandone il calendario di vendita e, quindi, l’armonizzazione della campagna di commercializzazione.

Per poter garantire un corretto decumulo del prodotto frigoconservato, nei nostri disciplinari tecnici viene promossa la scalarità varietale alternando varietà precoci che necessitano di più trattamenti antigerminativi a quelle a lunga dormienza che ne richiedono meno.

UNAPA, in questo senso, si impegna nell’individuazione di nuovi modelli di conservazione più razionali e meno impattanti anche a livello ambientale.

 

In questi ultimi anni la ricerca ha portato alla progettazione e realizzazione di soluzioni tecnologiche e metodi innovativi validi e sostenibili, sia dal punto di vista ambientale sia economico per il controllo degli Elateridi.

Nello specifico, è tra i temi critici il monitoraggio dello stato vegetativo e fitosanitario delle colture in campo, così da individuare in anticipo i possibili rischi e le soluzioni tecnologiche innovative per diminuire l’utilizzo di fitosanitari, fertilizzanti e acqua e garantire più sicurezza, qualità e sostenibilità.

Le larve di elateride producono profonde gallerie sui tuberi, causando danni da erosione che, secondo gli attuali parametri merceologici, le rendono inidonee alla vendita. Poiché i geoinsetticidi che venivano impiegati nel passato non sono più autorizzati, da anni i pataticoltori sono impegnati nella ricerca di soluzioni alternative ed ecosostenibili, come la lotta integrata che prevede soluzioni agronomiche (rotazioni, varietà resistenti, sovesci con piante biocide) e il trattamento con prodotti di controllo non chimici tecnicamente validi ed economicamente sostenibili.

 

Le azioni che gli agricoltori possono mettere in atto per la tutela della biodiversità dei territori sono molteplici, a partire dal mantenimento di piccoli elementi paesaggistici – i bordi dei fossati e dei boschi, i prati fioriti, gli alberi isolati – e dei confini dei campi con vegetazione naturale. Lasciare strisce erbose in punti strategici del terreno può inoltre contribuire a ridurre il rischio di trasferimento di suolo e prodotti fitosanitari nei terreni situati più a valle.

 

Le certificazioni di filiera controllata e di tracciabilità, come i marchi IGP e DOP, sono ampiamente riconosciuti come garanzia inequivocabile della qualità del prodotto e rassicurano sugli standard delle procedure produttive. Negli ultimi anni il consumatore ha assunto infatti un atteggiamento sempre più esigente e consapevole riguardo al prodotto che acquista. Per quanto riguarda il settore agroalimentare, in particolare, cresce la domanda di un prodotto sostenibile che garantisca origine, sicurezza alimentare, tracciabilità, qualità, tutela delle biodiversità e giusta remunerazione per il produttore. I marchi di origine e di eccellenza comunitari sono custodi dei propri territori, garantendo la preservazione della biodiversità e un importante volano socioeconomico per le comunità rurali. In quest’ottica, il sistema UNAPA intende proporre al consumatore un nuovo standard di sostenibilità che dia ancora maggiori tutele ambientali, sociali ed economiche a tutti gli attori della filiera.

 

Lo sviluppo sostenibile passa anche attraverso il rispetto dei diritti dei lavoratori e delle comunità locali. Tra le azioni che possono essere messe in campo in questa direzione vi sono senz’altro l’impiego di forza lavoro e fornitori locali, una reale interazione con le comunità che vivono sul territorio, l’uso di fattori di produzione prodotti localmente. Costituiscono elementi molto importanti, inoltre, il monitoraggio del livello di soddisfazione e motivazione dei lavoratori e il miglioramento della loro qualità di vita, nonché lo sviluppo e la promozione di nuove competenze e conoscenze sui temi della sostenibilità e della sicurezza alimentare.

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