Politiche agricole

Positiva la proroga dei permessi di soggiorno

Sono stati prorogati i permessi di soggiorno per lavoro stagionale in scadenza, al fine di evitare agli stranieri di dover rientrare nel proprio Paese proprio con l’inizio della stagione di raccolta nelle campagne. La proroga secondo la circolare del Ministero degli Interni dura fino al 15 giugno e riguarda i permessi di soggiorno in scadenza dal 31 gennaio al 15 aprile.

Confagricoltura ha accolto con soddisfazione la circolare del ministero dell’Interno con la quale, in seguito all’emergenza Covid 19, vengono prorogati tutti i permessi di soggiorno dando la possibilità per i titolari di effettuare la domanda di rinnovo.

E’ un grande risultato ottenuto da Confagricoltura, che aveva più volte sollecitato questa misura.  Il provvedimento, infatti, arriva in un momento cruciale per l’agricoltura, con settori cardine, come quello orticolo e frutticolo, che rischiano di rimanere completamente bloccati a causa della carenza di manodopera. Molti operatori stagionali, infatti, hanno fatto rientro nei loro Paesi d’origine ed altri che sono disponibili a venire – anche perché in possesso di contratti già firmati con le aziende – non riescono ad arrivare perché trovano difficoltà ad attraversare determinati Paesi. Da qui la richiesta di Confagricoltura all’Unione europea di creare una sorta di “corridoi” per permettere la mobilità all’interno della Ue di questi lavoratori.
Una esigenza che, sottolinea la Coldiretti, è stata resa più urgente dal caldo inverno che ha anticipato la maturazione delle primizie come fragole e asparagi proprio nel momento in cui la chiusura della frontiere per l’emergenza sanitaria ha fermato l’arrivo nelle campagne italiane di lavoratori dall’estero.
E’ altresì necessario, per l’Organizzazione degli imprenditori agricoli, allargare e rendere più flessibili tutti gli strumenti per reclutare nuova manodopera, come i voucher, e avviare in tempi rapidi l’iter per la definizione di un nuovo decreto flussi che consenta al settore agricolo di impiegare lavoratori non comunitari.
Con il blocco delle frontiere alla circolazione delle persone è a rischio, rileva la Coldiretti, più di ¼ del Made in Italy a tavola che viene raccolto nelle campagne da mani straniere con 370mila lavoratori regolari che arrivano ogni anno dall’estero. Si registrano infatti disdette degli impegni di lavoro da parte di decine di migliaia di lavoratori stranieri che  in Italia trovano regolarmente occupazione stagionale in agricoltura fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore.
La comunità di lavoratori agricoli più presente in Italia, spiega Coldiretti, è quella rumena con 107591 occupati, davanti a marocchini con 35013 e indiani con 34043, che precedono albanesi (32264), senegalesi (14165), polacchi (13134), tunisini (13106), bulgari (11261), macedoni (10428) e pakistani (10272) secondo le elaborazioni Coldiretti che ha collaborato al Dossier statistico Immigrazione 2019. Sono molti i “distretti agricoli” del nord dove i lavoratori immigrati rappresentano una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso della raccolta delle fragole e asparagi nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva, delle mele, delle pere e dei kiwi in Piemonte, dei pomodori, dei broccoli, cavoli e finocchi in Puglia.

 

 

 

 

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