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La transumanza è patrimonio culturale dell’Unesco

La transumanza, la tradizionale pratica pastorale di migrazione stagionale del bestiame lungo i tratturi e verso condizioni climatiche migliori, è stata iscritta, all’unanimità, nella Lista Rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco.
Un’attività affascinante e complessa, la transumanza: lo spostamento delle mandrie e delle greggi, nel nostro Paese in particolare, viene fatta infatti sia con i bovini negli alpeggi nell’arco alpino, o lungo le vie dei tratturi lungo l’Appennino e le pianure del Centro-Sud e coinvolge più regioni, dall’Abruzzo al Lazio, dalla Campania al Molise e alla Puglia, ma anche la Basilicata e la Calabria, con gli animali spesso accompagnati da uomini e donne a cavallo o con altri mezzi, ma viene praticata soprattutto con gli ovini e caprini. E’ un’attività diffusa in diverse aree, con numeri e modalità variabili e, come avviene ad esempio in Sardegna, dalle zone montuose alle pianure, o in provincia di Sondrio, dove è connessa alla vita delle malghe della Valtellina con compresenza di capi bovini da latte, ovini e caprini. Diverse manifestazioni nelle vallate locali, inoltre, hanno tenuto viva da anni la tradizione della transumanza.
Le comunità emblematiche indicate nel dossier come luoghi simbolici della transumanza sono diverse, tra cui i comuni di Amatrice (Rieti) da cui è partita la candidatura subito dopo il devastante terremoto, Frosolone (Isernia), Pescocostanzo e Anversa degli Abruzzi in provincia dell’Aquila, Lacedonia in Alta Irpinia in Campania, San Marco in Lamis e Volturara Appula (il paese del Premier Conte) in provincia di Foggia, insieme a territori della Lombardia, la Val Senales in Trentino Alto-Adige, e la Basilicata. 

“Siamo fieri di questo riconoscimento per la tradizione rurale italiana – ha dichiarato il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova – con la transumanza che diventa patrimonio immateriale dell’Unesco. Ringrazio le comunità e le istituzioni locali, gli esperti del MIPAAF, del MAECI e della Commissione nazionale italiana per l’Unesco e tutti quelli che con il loro impegno hanno reso possibile un risultato che ribadisce il ruolo di primo piano svolto dal nostro Paese nel valorizzare il proprio patrimonio agroalimentare, i paesaggi rurali, le tradizioni e il nostro saper fare”.
Confagricoltura esprime soddisfazione per il riconoscimento della transumanza come Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. Si tratta di un’ulteriore valorizzazione delle pratiche rurali di cui il mondo agricolo è portatore e custode. “La transumanza è una pratica dal forte valore identitario e culturale e rappresenta per i territori una tradizione storica, un momento importante dell’anno in cui il bestiame attraversa i paesi per seguire l’andamento delle stagioni: non mancano occasioni di socializzazione tra la popolazione, di festa e di rafforzamento delle proprie origini agricole”.

La candidatura della Transumanza, che ha visto l’Italia capofila di una alleanza con Grecia e Austria, è stata avanzata nel 2017 per tutelare una pratica ancora oggi diffusa sia nel Centro e Sud Italia, dove sono localizzati i Regi tratturi.
“Un riconoscimento importante – sottolinea la Coldiretti – che conferma il valore sociale, economico, storico e ambientale della pastorizia che coinvolge in Italia ancora 60mila allevamenti nonostante il fatto che nell’ultimo decennio il “gregge Italia” sia passato da 7,2 milioni di pecore a 6,2 milioni perdendo un milione di animali. Il riconoscimento tutela un’attività ad elevato valore ecologico e sociale poiché si concentra nelle zone svantaggiate e garantisce la salvaguardia di ben 38 razze a vantaggio della biodiversità del territorio”,

 

 

 

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