Il Brasile è il quarto paese produttore di cereali e il più grande esportatore di carne bovina al mondo
Il Brasile rappresenta il 50% dell’offerta della soia e, nel 2020, ha raggiunto la posizione di secondo esportatore di mais. Il Brasile ha la più grande mandria di bovini al mondo ed è il più grande esportatore di questa carne. Si è affermato anche come il più grande produttore di zucchero e caffè.
Uno studio realizzato dalla Segreteria per l’Intelligence e le Relazioni Strategiche (Sire) dell’Ente di Ricerca Agrozootecnica del Brasile (EMBRAPA) sulle esportazioni brasiliane negli ultimi due decenni rivela che il Paese ha conquistato posizioni importanti nel mercato internazionale, sia nella produzione che nell’esportazione dei prodotti. Dal titolo L’Agro in Brasile e nel mondo: sintesi del periodo dal 2000 al 2020, la ricerca mostra che il Paese è il quarto produttore di cereali e legumi (riso, orzo, soia, mais e frumento) al mondo, rappresentando il 7,8% della produzione mondiale, dietro solo a Cina, Stati Uniti e India. Nel 2020 il Brasile ha prodotto 239 milioni ed esportato 123 milioni di tonnellate di cereali e legumi.
I dati sono stati ottenuti dalla piattaforma FAOSTAT, dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) per il periodo 2000-2020, con enfasi nell’ultimo anno. Gli autori dello studio sono il fisico e analista di Data Science Adalberto Aragão e il ricercatore Elísio Contini.
Sebbene sia il quarto produttore di cereali e legumi, il Brasile è il secondo esportatore al mondo, con il 19% del mercato internazionale. Negli ultimi 20 anni, le esportazioni hanno raggiunto oltre 1,1 miliardi di tonnellate, pari al 12,6% del totale esportato nel mondo. “I dati mostrano l’evoluzione e il posizionamento della produzione e la commercializzazione internazionale dell’agro brasiliano. Soia, mais, cotone e carne sono i prodotti più dinamici a causa della crescente domanda esterna. La prospettiva è che dovrebbero continuare nei prossimi anni. La crescita della popolazione e l’aumento del reddito nel mondo sono le forze trainanti della domanda mondiale, soprattutto in Asia, in particolare Cina e, nel prossimo futuro, India”, afferma Contini.
Le esportazioni brasiliane hanno raggiunto solo nel 2020 i US$ 37 miliardi e i US$ 419 miliardi tra il 2000 e il 2020. “Lo scopo dello studio è presentare la performance brasiliana nella produzione ed esportazione di cereali e legumi, carni, frutta e prodotti silvicoli, negli ultimi due decenni. Abbiamo lavorato con un arco di tempo dal 2000 al 2020, utilizzando i dati del sistema FAOSTAT e facendo stime matematiche per i risultati del 2020”, spiega Adalberto Aragão.
Dal 2000 al 2020, il Paese è stato il secondo produttore ed esportatore di soia. Dallo scorso anno ha raggiunto il primo posto, con 126 milioni di tonnellate prodotte e 84 milioni esportate. Il Brasile rappresenta oggi il 50% del commercio mondiale di soia. Le esportazioni brasiliane di questa leguminosa hanno totalizzato US$ 30 miliardi nel 2020 e US$ 346 miliardi negli ultimi due decenni.
D’altro lato, la produzione di riso continua a rappresentare una sfida, poiché dal 2000 il volume di produzione è rimasto praticamente lo stesso, senza aumenti significativi. Cina e India continuano ad essere i maggiori produttori mondiali di questa leguminosa. Il Brasile è al nono posto, ma la sua produzione è rivolta al mercato interno. Solo il 2% è stato esportato nel 2020.
Nel 2020 il Paese ha occupato la terza posizione nella produzione mondiale di mais, con 100 milioni di tonnellate (8,2% del totale), superato solo da Stati Uniti e Cina. Negli ultimi decenni, la posizione relativa del Brasile non è cambiata se si considera la produzione di cereali e legumi, ma è cresciuta in termini di esportazioni.
Nel 2020, i produttori brasiliani di mais hanno esportato 38 milioni di tonnellate, ovvero il 19,8% delle esportazioni totali del prodotto, essendo il secondo esportatore di cereali e legumi, solo dietro agli Stati Uniti. Solo l’anno scorso, le esportazioni “made in Brazil” di mais hanno raggiunto i 6 miliardi di dollari.
Il Brasile è il quarto produttore mondiale di fagioli, ma non è tra i maggiori esportatori, la maggior parte della produzione è destinata al consumo interno. Cina, India e Myanmar sono stati i maggiori produttori di fagioli al mondo, rappresentando oltre il 60% di tutta la produzione nel 2020.
“Prodotti come riso e fagioli, che storicamente servivano il consumo interno in Brasile, presentano una produzione stagnante. La loro crescita dipende sostanzialmente dall’evoluzione della popolazione brasiliana, oggi con tassi bassi. Inoltre, sono prodotti di base della popolazione brasiliana, ma poco richiesti quando il reddito aumenta. Il riso ha iniziato un movimento di esportazione lo scorso anno verso alcuni paesi con deficit di produzione, ma i grandi produttori mondiali di riso proteggono il loro mercato, sussidi compresi, che impattano anche sulla nostra produzione e sulle nostre esportazioni”, spiega Elísio Contini.
Per quanto riguarda il cotone, lo studio ha mostrato che, nonostante il Paese occupi la quinta posizione nella produzione, analizzando la performance brasiliana negli ultimi 20 anni, è possibile notare un aumento della produzione, oltre che dell’esportazione del prodotto. Nel 2020, il Brasile è stato il quarto produttore di cotone e il secondo esportatore, dietro solo agli Stati Uniti.
Nel 2020, la mandria di bovini brasiliani è stata la più grande del mondo, rappresentando il 14,3% della mandria mondiale, con 217 milioni di capi, seguita dall’India con 190 milioni di capi. Nonostante il Paese sia il maggior produttore di bovini al mondo, se si aggiunge la produzione di pollame e suini, il Paese occupa la terza posizione mondiale nel mercato internazionale, con una produzione corrispondente al 9,2% nel 2020, ovvero 29 milioni tonnellate, dietro a Cina e Stati Uniti.
Ma nella quantità di carne esportata (bovina, suina e pollame) nel 2020 il Brasile si è collocato al secondo posto, con 7,4 milioni di tonnellate o il 13,4% del totale mondiale.
Tra il 2000 e il 2020, le esportazioni di carne brasiliana hanno generato US$ 265 miliardi. Tuttavia, quando si fa il quadro sulla carne bovina, il Paese nel 2020 è stato il maggior esportatore di carne al mondo, con 2,2 milioni di tonnellate e il 14,4% del mercato internazionale. Poi arrivano Australia, Stati Uniti e India. “Quando si parla di mandria bovina separatamente, lo studio ha osservato che il Paese, nel 2020, è diventato quello con la più grande mandria al mondo e anche il più grande esportatore”, ha spiegato Contini.
La carne di pollo è considerata un alimento importante per il consumo interno e per le esportazioni. Il Brasile ha il quarta più allevamento di polli al mondo, con il 5,6% del totale nel 2020, ovvero 1,5 miliardi di capi.
Spiccano i tre più grandi allevamenti: Cina (19,2%), Indonesia (14,7%) e Stati Uniti (7,5%).
Gli Stati Uniti, pur avendo il terzo allevamento di gallinacei, per quanto riguarda la produzione di carne di pollo, nel 2020, hanno guidato la classifica con il 16,7%, seguiti dal Brasile con l’11,8% (14 milioni di tonnellate) e dalla Cina con l’11,7% della produzione mondiale.
Nel 2020, il Brasile è diventato il maggior esportatore di carne avicola con 4,3 milioni di tonnellate (20,9%) e al secondo posto gli Stati Uniti con il 18,2% del volume totale esportato. Nel 2020, le esportazioni di carne avicola brasiliana hanno generato US$ 6,6 miliardi.
Rispetto agli ultimi 20 anni, Stati Uniti e Brasile hanno perso partecipazione. L’Olanda, la Thailandia e la Polonia hanno acquisito importanza.
Per quanto riguarda i suini, il Brasile, nel 2020, ha raggiunto la terza posizione mondiale nella produzione, con 41 milioni di capi, ovvero il 4,4% del totale. Paese rilevante è la Cina con il 41,1% dell’allevamento mondiale, seguita dagli Stati Uniti (8,4%). “La Cina è riuscita a superare la Peste Suina Africana e continua a guidare la produzione di suini nel mondo, ma il suo consumo è principalmente destinato al mercato interno”, spiega il ricercatore Elísio Contini.
Per quanto riguarda le esportazioni di carne suina, nel 2020 Germania e Stati Uniti sono state in testa con partecipazioni superiori al 15% del totale ciascuno. Il Brasile è stato al 7° posto nel 2020 e l’8° negli ultimi due decenni, con una partecipazione inferiore al 5%.
Nel 2020, il Brasile è stato il terzo produttore di frutta al mondo, con 58 milioni di tonnellate di frutta prodotte, il 5,4% del totale mondiale. I maggiori produttori sono stati la Cina con il 28,1%, seguita dall’India con l’11,5%, entrambe con una crescita nella partecipazione mondiale.
“Tuttavia, quando analizziamo il lasso di tempo dal 2000 al 2020, osserviamo che il Brasile sta perdendo la partecipazione nel mercato mondiale per i produttori di frutta ed è rimasto l’undicesimo esportatore in questo stesso periodo”, analizzano gli autori dello studio.
“La dinamica dell’Agro Brasiliano si trova nelle esportazioni. Nel caso delle esportazioni di frutta, il Brasile si sta evolvendo, ma con poco dinamismo se si guarda al potenziale per il commercio internazionale. La frutta fresca, per il ricco Emisfero Nord, sono opportunità di business miliardari, non adeguatamente esplorati dal Paese. Si aggiunga anche l’impatto sulla sana alimentazione per i consumatori mondiali”, valuta Elísio Contini, uno degli autori dell’articolo “Esportare diete sane” che si occupa del tema.
Tra i paesi che più esportano frutta risultano Spagna, Ecuador, Stati Uniti, Cina, Costa Rica, Olanda, Italia, Belgio, Filippine e Sud Africa. Sebbene il Cile non sia tra i maggiori esportatori, risulta tra i paesi che hanno generato più risorse dall’export di frutta, a dimostrazione dell’alto valore aggiunto del prodotto cileno.
Il Brasile ha esportato US$ 3 miliardi di frutta nel 2020 e US$ 60 miliardi tra il 2000 e il 2020
La partecipazione brasiliana alla produzione mondiale è aumentata rispetto agli ultimi anni. Il Brasile è stato infatti il maggior produttore mondiale di zucchero, con 1/3 della produzione mondiale, seguito dall’India con il 17%.
Nella produzione di caffè (in grani), nel 2020, il Brasile ha guidato la classifica con il 30,3% del totale, ovvero 3,1 milioni di tonnellate. Ha mantenuto la sua partecipazione relativa degli ultimi anni. Al secondo posto si è collocato il Vietnam, con il 16,9% e in crescita rispetto agli ultimi due decenni. La Colombia ha leggermente aumentato la sua partecipazione nella produzione.
Il Brasile è stato responsabile di oltre un quarto (25,5%) delle esportazioni mondiali di caffè, commercializzando 2 milioni di tonnellate, seguito dal Vietnam con il 20,2% e dalla Colombia con il 10,7%.
La stessa situazione si osserva con lo zucchero. Il Paese è stato, nel 2020, il maggior produttore mondiale di zucchero, con 1/3 della produzione mondiale, seguito dall’India con il 17%. E si è anche affermato come il più grande esportatore, con 22 milioni di tonnellate lo scorso anno, pari al 30% delle esportazioni mondiali.