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Il 17 gennaio a Roma e in Vaticano la “Giornata dell’Allevatore” in onore di Sant’Antonio Abate

Gli allevatori italiani associati ad A.I.A.-Associazione Italiana Allevatori si apprestano ad iniziare anche il 2024 con un fitto calendario di impegni. Chi opera negli allevamenti è però sempre alle prese con ingiusti attacchi rivolti all’attività zootecnica dimenticando che, per quanto riguarda la sostenibilità, l’impatto sull’ambiente e sul clima la zootecnia non costituisce “il problema”, ma è la soluzione anche perché promuove, ad esempio, l’economia circolare, il risparmio energetico e l’uso di fonti rinnovabili. Tutto ciò in un quadro nel quale le perduranti situazioni di conflitto in varie aree del mondo riportano al centro l’importanza della produzione ed approvvigionamento di cibo per la popolazione.

Il mondo allevatoriale vuole ribadire l’imprescindibilità del proprio ruolo, economico e sociale, associandosi ai ripetuti appelli alla Pace rivolti da Sua Santità, Papa Francesco, ed anche per questo nella mattinata di mercoledì 17 gennaioè stato proposto un importante momento di riflessione e preghiera, nel nome del Santo protettore, il Patrono di uomini e animali d’allevamento, Sant’Antonio Abate, che verrà celebrato nel corso della XVII “Giornata dell’Allevatore” in programma a Roma e in Vaticano.

Per la Chiesa cattolica l’anno da poco iniziato sarà molto importante, di preparazione al Giubileo del 2025: gli allevatori italiani sono lieti di condividere la propria festa, vissuta con grande partecipazione soprattutto nelle comunità rurali in tutta Italia, anche nel centro della Cristianità, dedicando la giornata a Sant’Antonio Abate, il Santo anacoreta figura emblematica della fede cristiana e considerato il fondatore del Monachesimo.

Il programma della mattinata ha  previsto, già dalle prime ore in Piazza Pio XII, di fronte al celebre Colonnato del Bernini, l’allestimento della ormai tradizionale “Stalla sotto il cielo” curata da A.I.A. e dalle associate territoriali, all’interno della quale si potrà ammirare una rappresentanza degli animali di interesse zootecnico presenti negli allevamenti italiani. Ci saranno bovini, equini, ovini e caprini, conigli ed avicoli. Importante, nella simbologia legata a Sant’Antonio Abate, anche il maiale, sempre raffigurato ai piedi del Santo in statue, santini e statuette votive spesso messe a protezione delle stalle.

A metà mattina (ore 11) si è tenuta la funzione liturgica all’interno della Basilica Vaticana, presso l’Altare della Cattedra, presenziata da Sua Eminenza Cardinal Mauro Gambetti, Arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano e Presidente della Fabbrica di San Pietro. Altermine della Santa Messa il Cardinale Gambetti, assieme alle Autorità Civili e Militari, visiterà la “Stalla sotto il cielo” ed impartirà la benedizione agli animali ed agli allevatori con le loro famiglie radunati in Piazza Pio XII.

Durante le varie fasi delle celebrazioni della XVII “Giornata dell’Allevatore” un significato particolare verrà riservato ai temi del valore della famiglia contadina e del rispetto per il Creato. Valori che ben si accompagnano alle intenzioni di preghiera per il 2024, anno che chiamerà anche il mondo allevatoriale ad interrogarsi su problemi di interesse generale quali lo “stop” alla produzione e commercializzazione di cibi “sintetici” o prodotti in laboratorio con tecniche non del tutto prive di rischi per la salute delle persone, l’avanzare dell’utilizzo di intelligenze artificiali in molti campi delle attività umane, il contenimento degli effetti del cambiamento climatico.

Le celebrazioni in onore di Sant’Antonio Abate continuano infatti ad essere un’occasione utile anche per ribadire l’importanza del senso di comunità e di solidarietà da sempre radicato nel mondo allevatoriale e per confermare l’impegno per la promozione di una zootecnia sostenibile, improntata ai valori del benessere degli animali allevati ed alla qualità e salubrità delle produzioni di origine zootecnica.

“Il 17 gennaio per noi allevatori è sempre un appuntamento speciale e una data da ricordare” – afferma il presidente dell’Associazione Italiana Allevatori Roberto Nocentini, che assieme al direttore generale Mauro Donda ed a numerosi dirigenti delle associate del Sistema allevatoriale presenzieranno alla ‘Giornata dell’Allevatore‘ – . “Come A.I.A. riproponiamo la ‘Stalla sotto il cielo’ di fronte al Colonnato del Bernini non solo per riaffermare la nostra devozione al Santo Protettore, Sant’Antonio Abate, ma anche per ricordare ai cittadini e alle Istituzioni il lavoro quotidiano degli allevatori a salvaguardia e tutela della biodiversità animale di interesse zootecnico. Un modo concreto per evidenziare con quanta cura, amore e rispetto gli allevatori si occupano ogni giorno dei loro animali, li fanno crescere in salute, li nutrono e li accudiscono. Tutto ciò è esattamente il contrario di quanto alcuni vogliono far credere, additando inopportunamente le attività zootecniche quali cause di inquinamento e problemi per l’ambiente naturale, mentre invece il benessere animale e la realizzazione di produzioni sostenibili e rispettose dei cicli biologici sono in testa alle nostre priorità, a favore di un cibo etico e sufficiente per tutti”.

In piazza San Pietro presenti grazie ad Aia – riferisce Coldiretti – dalla capra girgentana della Sicilia dalle lunghissime corna attorcigliate alla chianina che è la più grande razza bovina del mondo, dal cavallo Tolfetano tipico dei butteri laziali fino all’asino Amiatino che pare fossero stati i fenici nell’antichità a portare in Africa da dove è giunto in Toscana sul monte Amiata. Ma anche – continua la Coldiretti – bovini di razza Frisona che è la più diffusa nel mondo per la produzione di latte quelli di razza Marchigiana e la pecora Sarda che produce il rinomato Pecorino Romano Dop ma anche il Cavallo Agricolo Italiano da Tiro Pesante Rapido utilizzato in passato per i lavori agricoli e adesso per le attività nelle aziende agrituristiche.

Purtroppo negli ultimi dieci anni ha chiuso i battenti una stalla italiana su cinque (20%) a causa dell’effetto combinato dei cambiamenti climatici, dei bassi prezzi pagati agli allevatori e dell’assedio degli animali selvatici. E’ quanto emerge dal rapporto “La Fattoria Italia a rischio crack” diffuso dalla Coldiretti e dall’Associazione Italiana Allevatori (Aia) sulla base di dati dell’Anagrafe nazionale zootecnica in occasione di Sant’Antonio Abate, il Patrono degli animali, con il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in Piazza San Pietro a Roma dove per la tradizionale benedizione sono arrivate le razze più rare e curiose di mucche, asini, pecore, capre, galline e conigli. Una ricorrenza che vede in tutta Italia parrocchie di campagne e città prese d’assalto per la benedizione dalla variegata moltitudine di esemplari presenti sul territorio nazionale.

Nel giro di un decennio, dal 2013 al 2023, sono scomparsi quasi 90mila allevamenti – sottolinea Coldiretti – di cui 46mila stalle di mucche, 31mila di maiali e 12mila di pecore. Un addio che – precisa la Coldiretti – ha riguardato soprattutto la montagna e le aree interne più difficili dove mancano ormai le condizioni economiche e sociali minime per garantire la permanenza di pastori e allevatori, spesso a causa dei bassi prezzi e per la concorrenza sleale dei prodotti importati dall’estero. Ma a pesare – continua Coldiretti – sono anche i cambiamenti climatici che tagliano la produzione di mais e foraggi per gli animali, tra devastanti siccità e ondate di maltempo, senza dimenticare la pressione degli animali selvatici che distruggono i raccolti nelle aree interne rendendo sempre più difficile e costoso sfamare i capi allevati. Un fenomeno che mette in pericolo l’intero patrimonio caseario tricolore con 580 specialità casearie tra 55 Dop (Denominazione di origine controllata) e 525 formaggi tipici censiti dalle Regioni.

Il venir meno della presenza degli agricoltori nelle aree interne e della loro costante opera di manutenzione del territorio rende – spiega Coldiretti – più devastanti gli effetti del dissesto idrogeologico e accentua la tendenza all’abbandono dei piccoli centri con meno di 5mila abitanti, dove nel giro di un anno si è già registrato l’addio di oltre 35mila residenti, secondo l’analisi della Coldiretti sugli ultimi dati Istat relativi alla popolazione residente.

Ma a rischio – denuncia la Coldiretti – è anche la straordinaria biodiversità delle stalle italiane che Aia (Associazione italiana allevatori) in collaborazione con Coldiretti vuole tutelare attraverso il progetto Leo, acronimo di ‘Livestock Environment Opendata’ con una grande banca dati sugli animali in pericolo. Ad esempio, si stanno valorizzando ben 58 razze bovine per un totale di oltre 3 milioni e 130 mila animali, 46 ovine (oltre 52 mila e 800 animali) e 38 caprine (121 mila animali).

L’allevamento italiano – continua la Coldiretti – è un importante comparto economico che rappresenta il 35% dell’intera agricoltura nazionale, per una filiera che vale circa 40 miliardi di euro, con un impatto rilevante dal punto di vista occupazionale dove sono circa 800mila le persone al lavoro sull’intera filiera.

“Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate” ha ricordato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

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