Mercati

Export vino vola a 8 miliardi, ma calano vendite nella GDO

Dalla nona edizione del Forum Wine Monitor di Nomisma emerge che il 2022 è un anno in “chiaro-scuro” per il vino italiano, in cui a buoni risultati di mercato raggiunti dalle imprese si affiancano criticità in grado di minarne le prospettive future e a un export che corre a quota 8 miliardi fa da contraltare il calo delle vendite a volume nella Grande Distribuzione Organizzata.

Secondo le stime di Nomisma lo scorso anno il vino italiano ha raggiunto gli 8 miliardi di euro di esportazioni, con una progressione rispetto all’anno precedente del 12%. e un aumento del fatturato nel canale Ho.Re.Ca del +47% rispetto al 2021 (periodo di riferimento: gennaio-settembre 2022).

Una crescita del settore Ho.Re.Ca strettamente connessa alla ripresa dei flussi turistici che ha, di converso, portato ad una riduzione degli acquisti di vino nel canale della GDO. In particolare, in Italia il numero degli arrivi dall’estero è arrivato (nel periodo gennaio-settembre) a quasi 42 milioni di turisti stranieri contro i 20,7 milioni del 2021. Ma anche negli altri paesi europei, la ripresa del turismo è stata notevole, riportando i livelli degli arrivi (sia dall’estero che dei residenti) molto vicino a quelli pre-pandemici (2019).

L’analisi di Nomisma Wine Monitor sulle vendite dei vini rossi in bottiglia mostra un generale aumento nel 2021 rispetto al periodo pre pandemia (2020), che interessa entrambe le fasce prese in esame: +13% per i vini con prezzo superiore tra il 30% e il 50% rispetto alla media e + 17% per quelli con prezzo superiore al 50%, contro un +6% dell’intera categoria. Nei dodici mesi successivi (fino a marzo 2022), invece, la situazione si è ribaltata, per quanto i cali siano stati inferiori alla media. Infine, nei primi 9 mesi del 2022 (rispetto allo stesso periodo 2021), le vendite a volumi dei vini rossi di fascia alta sono risultate nuovamente in calo: -11% quelle con prezzo superiore tra il 30% e il 50% rispetto alla media.

Gli stessi andamenti sono riscontrabili per i vini bianchi fermi così come per gli spumanti. Dopo infatti un’esplosione delle vendite degli sparkling di alta gamma in GDO (+18% quelli con prezzo superiore del 50% alla media della categoria nel 2020), con la riapertura progressiva di wine bar e ristoranti le vendite si sono ridimensionate, per poi passare in territorio negativo nei primi sette mesi dell’anno in corso: -18% quelle degli spumanti con prezzo medio compreso tra +30 e 50% rispetto alla media, -13% le vendite a volume dei top di gamma (con prezzo oltre +50% della media).

Rispetto a tale trend, solo i vini fermi rosati fanno eccezione. Nel loro caso, le fasce alte di prezzo sono aumentate nelle vendite a volume sia nel 2021 che nei primi nove mesi del 2022, con variazioni superiori alla media della categoria (per quanto occorre segnalare come i rosè risultino pari ad appena il 3% di tutte le bottiglie dei vini fermi vendute in GDO).

La stessa analisi ha riguardato alcuni importanti vini Dop, in particolare quelle denominazioni al cui interno figurano molti fine wine italiani. E il risultato non si è discostato molto da quello dell’analisi fatta per l’intera categoria.

Ad esempio, i Franciacorta di fascia alta venduti in GDO, nel pieno della pandemia (2020), hanno registrato un exploit con vendite comprese tra il +33% e +45% per le due fasce super-premium: prezzo pari a +30%-50% e over 50% in più della media. Ma negli anni successivi tale successo si è ridimensionato, fino a diventare negativo nei primi 9 mesi del 2022 (-21% le vendite a volume della fascia di prezzo oltre +50% della media).

Nel caso del Barolo e dell’Amarone della Valpolicella, i cali più rilevanti hanno interessato la fascia di prezzo compresa tra un +30% e 50% rispetto al prezzo medio dell’intera denominazione così come in merito al Verdicchio dei Castelli di Jesi la stessa fascia di prezzo ha visto ridursi gli acquisti in GDO del -12% nei primi 9 mesi del 2022, rispetto ad una media delle vendite del -5%.

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