Economia

A rischio il settore delle carni e dei salumi, cosa fare?

Un’industria che vale circa 8 miliardi di fatturato sull’orlo del collasso con aumenti fino al 40% sulla materia prima; oltre 200 milioni di suini falcidiati dalla peste suina africana, che in Cina ha creato una epidemia senza precedenti portando ad una crisi internazionale che non sembra placarsi. Questi i numeri che hanno portato ASSICA (Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi aderente a Confindustria) a organizzare un momento di confronto con le Istituzioni, gli operatori e gli analisti finanziari, per fare il punto sulla grave situazione che vive la filiera e correre ai ripari prima che sia troppo tardi.

“L’incontro è fondamentale per la sopravvivenza stessa di un comparto che, ricordiamo, ha circa 900 aziende di tipo industriale che danno occupazione a quasi 30.000 persone. Stiamo vivendo da troppo tempo una serie di problematiche senza precedenti che stanno sfinendo le imprese del settore, dalla vera e propria mancanza della materia prima – mai così grave dal dopoguerra –  fino al problema dei dazi negli USA e al rallentamento degli scambi mondiali in generale” haaffermato Nicola Levoni Presidente di ASSICA, Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi, aderente a Confindustria.

“Se le condizioni di mercato non miglioreranno sensibilmente nei prossimi mesi – ha proseguito Nicola Levoni – consentendo un adeguato riconoscimento del prezzo finale del prodotto, già a partire da marzo almeno il 30% delle nostre imprese si troveranno in una situazione di difficoltà economica e finanziaria.”

Al centro di questa “tempesta perfetta” i fortissimi rincari della carne suina, dovuti all’aumento della domanda in Cina che ha portato ad una scarsità della materia prima in tutto il resto del mondo ed al conseguente elevato aumento dei prezzi anche per le carni di altre specie (bovine e avicole). 

A partire dal mese di gennaio in tutta Europa, infatti, si sono verificati forti incrementi che sono arrivati a colpire anche le carni italiane a partire da marzo. Ad esempio, i prezzi dei suini da macello 160-176 kg, che in Italia sono fissati dalla Commissione Unica nazionale sulla base di indicazioni raccolte settimanalmente sulla filiera, sono passati dagli 1,27 euro/kg di gennaio agli 1,79 euro/kg di fine novembre per un balzo di oltre il 40%.  Allo stesso modo anche i tagli di carne suina fresca hanno registrato incrementi, raggiungendo picchi preoccupanti in novembre per spalla (+40%), pancetta (+73%) e coppa (+20%).  Sono risultate in crescita anche le cosce fresche per la produzione dei prosciutti crudi che hanno toccato +16%.

“Non si valorizzano i nostri prosciutti e salumi, non si rilancia la filiera suinicola, deprimendo una delle sue componenti a favore di un’altra. Bisogna fare un lavoro di squadra per far crescere l’intero sistema e per rilanciare i rapporti interprofessionali, puntando ad un equo riconoscimento per tutte le componenti; la Spagna, ad esempio, ha varato da tempo una legge sulla catena alimentare”. Lo ha richiesto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. Il presidente di Confagricoltura ha posto in evidenza come stia aumentando l’offerta nazionale, con macellazioni in aumento del 5%. “Però preoccupa – ha detto – la stagnazione dei consumi interni da parte delle famiglie italiane. Uno dei terreni su cui bisogna lavorare tutti assieme è proprio quello del rilancio dei consumi e dell’export di prosciutti DOP e dell’industria di salumeria. I rapporti interprofessionali non dovranno limitarsi ai negoziati sui prezzi, ma estendersi anche alle questioni relative alla programmazione produttiva, con l’effettivo coinvolgimento delle organizzazioni professionali agricole”.
Per l’industria di trasformazione il costo della materia prima rappresenta dal 50% fino al 75% in alcuni casi del costo totale di produzione. Incrementi come quelli che si stanno registrando sono diventati insostenibili per l’industria della produzione di salumi.  

“La situazione è difficile ma non possiamo permetterci di non pensare a correttivi in ottica di medio lungo periodo. La forte domanda di proteine animali proveniente dai mercati del sud-est asiatico e la ricerca di prodotti di qualità nei mercati maturi devono spingerci a trovare soluzioni nuove per rilanciare il settore. Per questo siamo qui a Milano, non solo per discutere della difficile situazione congiunturale che stiamo attraversando, ma per trovare soluzioni immediate che diano ossigeno alle aziende per guardare al futuro con ottimismo” ha puntualizzato il Presidente Levoni. “Abbiamo già aperto un proficuo dialogo con le Istituzioni. La presenza oggi della Ministra Teresa Bellanova ci conferma che c’è attenzione da parte del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Chiediamo al Governo l’istituzionalizzazione del tavolo bilaterale con la GDO e un accordo su alcune misure finanziarie ad hoc. Chiediamo inoltre la realizzazione di campagne di comunicazione volte ad informare il consumatore, a valorizzare correttamente l’immagine della salumeria italiana ripristinando il giusto collegamento qualità/prezzo al consumo ed a sostenere/promuovere i consumi interni.  All’Europa chiediamo, con la collaborazione del Governo, flessibilità nel giudicare misure nazionali di aiuto a tempo determinato, uno strumento di sostegno per l’industria simile a quelli già previsti per le fasi di produzione primaria, lo stanziamento di risorse mirate per azioni di informazione e di promozione riguardanti i prodotti del settore realizzate nel mercato interno e nei Paesi terzi.Nessuna di queste iniziative, da sola, è in grado di risollevare le sorti del settore in questo periodo difficile, ma sono convinto che una loro combinazione, insieme alla determinazione, all’orgoglio e alla voglia di continuare a investire nel nostro mestiere di imprenditori, possa rappresentare un aiuto vitale”.  

Il presidente di Confagricoltura Giansanti ha sottolineato come l’export dall’Unione europea verso la Cina, che ha dovuto rinunciare a gran parte della produzione interna di carne di maiale a causa della peste suina africana (PSA) che ha falcidiato gli allevamenti, sia aumentato, nel periodo gennaio-settembre 2019, del 55%. “L’aumento della domanda cinese è senz’altro un bene, ma – si è chiesto – fino a quando durerà la fase negativa della produzione cinese? Rabobank ha calcolato cinque anni per la ristrutturazione ed il ripopolamento degli allevamenti; cogliamo questo lasso di tempo per riorganizzarci, evitiamo future crisi del settore”.
Da ultimo, la questione dei dazi USA che hanno colpito salumi e mortadelle. In assenza di positive novità in tempi relativamente brevi – ad avviso del presidente di Confagricoltura – va messa in preventivo una contrazione dell’export su un mercato che, per di più, ha fatto registrare negli ultimi anni una sensibile crescita. “E’ necessario un negoziato diretto della Commissione Ue con l’amministrazione statunitense, allo scopo di evitare una guerra commerciale che avrebbe effetti dirompenti per l’intero Made in Italy agroalimentare. A questo proposito è necessario mobilitare con urgenza, anche in sede europea, risorse finanziarie adeguate al fine di trovare nuovi sbocchi commerciali per i nostri prodotti colpiti dai dazi statunitensi”.
La Ministra delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Teresa Bellanova, ha concluso il Convegno affermando: “la filiera deve essere più forte. Farlo in situazioni di difficoltà è indispensabile. Dobbiamo trasformare le criticità in opportunità. Trasparenza, filiera e futuro: queste sono le parole chiave. Veniamo da un passaggio complicato ma abbiamo gli anticorpi: controlli che funzionano e un patrimonio Dop e Igp che va protetto e promosso. Quanto alla filiera: sappiamo che il costo della materia prima è alto, ma pochi mesi fa parlavamo di tutela degli allevamenti. Il fondo nazionale serve a questo. È un’eredità del fondo emergenza. Si chiama continuità amministrativa. Investiremo 1,5 milioni di euro per una forte campagna di comunicazione sui salumi, coinvolgendo la distribuzione e dedicando un mese a far conoscere le tante specialità e combattere le fake news. Dobbiamo poi vietare le aste e riflettere sul sottocosto. Non fa bene vendere al prezzo inferiore a quello di produzione. Si scaricano i costi su altri anelli della filiera. L’obiettivo è garantire il futuro alla filiera. Se oggi siamo in difficoltà è per problemi mondiali. Per questo lavoreremo con il ministero degli Esteri per promuovere e tutelare i prodotti italiani. Sappiamo che ognuno di noi deve lavorare per un patto di filiera, per questo a breve convocheremo un tavolo a Roma. Abbiamo bisogno di programmare interventi per i prossimi anni. Le aziende di trasformazione devono poter superare questa fase, così da avere rapporti sereni con gli altri attori della filiera. Il mio impegno sarà massimo”.

 

ASSICA, Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi, è l’organizzazione nazionale di categoria che, nell’ambito della Confindustria, rappresenta le imprese di macellazione e trasformazione delle carni suine. Nel quadro delle proprie finalità istituzionali, l’attività di ASSICA copre diversi ambiti, tra cui la definizione di una politica economica settoriale, l’informazione e il servizio di assistenza ai 180 associati in campo economico/commerciale, sanitario, tecnico normativo, legale e sindacale. Competenza, attitudine collaborativa e affidabilità professionale sono garantite da collaboratori specializzati e supportate dalla partecipazione a diverse organizzazioni associative, sia a livello nazionale che comunitario. Infatti, sin dalla sua costituzione, nel 1946, ASSICA si è sempre contraddistinta per il forte spirito associativo come testimonia la sua qualità di socio di Confindustria, a cui ha voluto aderire sin dalla nascita, di Federalimentare, Federazione italiana delle Industrie Alimentari, di cui è socio fondatore, del Clitravi, Federazione europea che raggruppa le Associazioni nazionali delle industrie di trasformazione della carne, che ha contribuito a fondare nel 1957.

 

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