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Regolarizzazione migranti

Via libera all’emersione dei rapporti di lavoro irregolari. Il decreto Rilancio approvato dal Consiglio dei Ministri prevede che i datori di lavoro possano presentare domanda per concludere un contratto di lavoro subordinato con cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale ovvero per dichiarare la sussistenza di un rapporto di lavoro irregolare, tuttora in corso, con cittadini italiani o cittadini stranieri. Analogamente i cittadini stranieri, con permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019, non rinnovato o convertito in altro titolo di soggiorno, possono richiedere un permesso di soggiorno temporaneo, valido solo nel territorio nazionale, della durata di mesi sei dalla presentazione dell’istanza. La presentazione della domanda di emersione comporta l’estinzione dei reati e degli illeciti per l’impiego di lavoratori.
E’ una delle misure prevista dal decreto Rilancio approvato ieri 13 maggio 2020 dal Consiglio dei Ministri, forse quella che più di altre ha creato tensioni all’interno della maggioranza che sostiene l’Esecutivo.Le due “sanatorie” del lavoro riguardano l’emersione del lavoro irregolare e la possibilità di occupazione dei lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno.
L’intesa raggiunta sulla regolarizzazione dei migranti non è risolutiva dei problemi del mondo agricolo anche per i tempi che non combaciano con quelli delle imprese. Lo afferma il presidente di Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che nelle campagne le esigenze sono immediate mentre per la regolarizzazione ci vorrà tempo. Per questo – sottolinea Prandini – è necessaria subito una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università e molte attività economiche sono rallentate e tanti lavoratori sono in cassa integrazione. Secondo il nostro Centro studi, solo 2 mila delle persone che potranno essere regolarizzate hanno lavorato nei campi. E lo potranno fare per la fine della vendemmia, non prima di metà settembre”. Per il presidente “la regolarizzazione dei migranti decisa dal governo non risolverà il problema della mancanza di 200mila braccianti a causa del coronavirus, con gli stagionali stranieri rientrati nei Paesi di origine che non possono tornare in Italia”. “Oggi, di definito, non c`è nulla. C`è stato il Consiglio dei ministri, ma adesso il decreto dovrà essere votato dalle Camere, convertito, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Poi aspetteremo la modulistica. E lasceremo il 40% del raccolto nei campi, per mancanza di braccianti”. Ma i percettori di ammortizzatori sociali e di Reddito di cittadinanza adesso potranno lavorare nei campi chiede il giornalista. “Ma anche in questo caso la politica resta distante dai tempi delle imprese: l`idea è buona, ma mancalo strumento. Per questo noi insistiamo, oltre che sui corridoi verdi dai Paesi dell`Est, sui voucher” afferma Prandini che precisa “i voucher sono l`unico strumento agile utile in questo momento e comunque il 25% viene versato in contributi”.
“Una soluzione politica, non economica per le esigenze delle imprese. La nostra è una attività specializzata, abbiamo bisogno di professionalità,  di capacità di gestire i prodotti, non di manodopera generica”. Questo il primo commento di Marco Salvi, presidente di Fruitimprese, circa le norme previste nel DL Rilancio per la regolarizzazione dei migranti. “Le nostre imprese, che portano l’ortofrutta made in Italy nel mondo, lavorano da sempre rispettando leggi e contratti. Le misure previste nel DL Rilancio hanno una positiva valenza politica però non danno le risposte immediate che ci attendevamo  in vista delle imminenti campagne estive di raccolta dell’ortofrutta. Serve manodopera competente perché la natura ha i suoi tempi ed i suoi ritmi e far raccogliere e confezionare un prodotto ortofrutticolo da mani non esperte significa comprometterne irrimediabilmente la qualità, la salubrità e la sicurezza, oltre che creare un danno economico alle imprese ed alla collettività”.
“Avevamo avanzato un pacchetto di proposte immediatamente attuabili – continua Salvi – di cui alcune a costo zero, per dare continuità ad un sistema consolidato che funziona, che negli ultimi 15-20 anni ha permesso di salvaguardare una economia basata sulla frutticoltura in tante zone del Paese che altrimenti sarebbe morta senza i lavoratori stranieri, in particolare rumeni e polacchi. Le nostre imprese conoscono questi lavoratori, sono già organizzate per accoglierli in villaggi, in strutture dedicate che funzionano già da anni”.

 

 

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