Politiche agricole

Nature Restoration Law: Il Parlamento europeo salva la prima Legge Ue sul ripristino della natura. Ora i negoziati con gli Stati membri

 

Il Parlamento europeo riunito in sessione plenaria a Strasburgo ha approvato con 336 voti a favore, 300 contrari e 13 astenuti la sua posizione sul testo e ora è pronto per il negoziato con gli Stati membri al Consiglio Ue. L’Europarlamento salva la Legge sul ripristino della natura. Si preannunciava una conta all’ultimo voto e così è stato. Dopo aver bocciato (con 312 voti a favore, 324 contrari e 12 astenuti) la mozione per rigettare l’intero provvedimento, il Parlamento europeo riunito in sessione plenaria a Strasburgo ha approvato  con 336 voti a favore, 300 contrari e 13 astenuti la sua posizione negoziale sul regolamento sul ripristino della natura proposto dalla Commissione europea a metà 2022 e ora è pronto per il negoziato con gli Stati membri al Consiglio Ue.

“Al di là dell’esito del voto odierno, il messaggio lanciato dal Parlamento europeo non va fatto cadere. Occorre imboccare una strada diversa da quella proposta dalla Commissione per una maggiore sostenibilità ambientale e una più rigorosa protezione delle risorse naturali”.

E’ il commento del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, sull’esito del voto dell’Assemblea dell’Europarlamento che ha respinto il rigetto della proposta di regolamento della Commissione sul rispristino della Natura.

“Gli obiettivi da conseguire – sottolinea Giansanti – sono fuori discussione, ma non possono essere perseguiti secondo le indicazioni della Commissione basate su vincoli e divieti, senza considerare inoltre le differenze degli assetti produttivi a livello nazionale”.

“In una fase in cui si discute di sicurezza alimentare a livello globale, il progetto legislativo della Commissione determinerebbe una riduzione della superficie agricola del 10%. Per l’Italia, il taglio sarebbe di oltre un milione di ettari, con una perdita di produzione nell’ordine di 6 miliardi di euro”

“Su questa base, il trilogo tra le istituzioni per raggiungere l’intesa finale non sarà agevole – conclude il presidente – La partita, dunque, resta aperta considerando che non siamo lontani dalla conclusione della legislatura europea”.

Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nell’esprimere soddisfazione per l’approvazione degli emendamenti che prevedono anche l’eliminazione dell’obiettivo di riduzione del 10% della superficie agricola produttiva, avanzano la richiesta di utilizzare fondi esterni alla Politica agricola Comune (Pac) e introducono il riferimento al rispetto de principio di reciprocità per i prodotti importati.

Si tratta della conferma dei numerosi dubbi posti da diversi Paesi e molti eurodeputati, ai quali va il ringraziamento della Coldiretti, su una proposta che, così come formulata dalla Commissione – spiega Prandini – andrebbe a penalizzare il settore agricolo portando una pesante riduzione del potenziale produttivo, con un conseguente e significativo aumento delle importazioni di prodotti dannosi per il consumatore e per l’ambiente da Paesi terzi.

Una posizione di cui la Commissione stessa dovrà ora tenere conto nelle prossime fasi negoziali anche in considerazione del fatto che sulla proposta di regolamento per il ripristino della natura il Parlamento europeo si è di fatto spaccato in due, con una ristrettissima maggioranza che si è espressa contro la proposta di rigetto (324 voti contrari, 312 favorevoli e 12 astenuti) cosi come anche la relazione nel suo complesso ha avuto un risultato risicato. Una spaccatura che si era verificata in precedenza anche in Consiglio Ue.

La tutela dell’ambiente e la perdita di biodiversità – spiega Coldiretti – si combatte non con posizioni ideologiche, togliendo terreni produttivi dalla disponibilità degli agricoltori, o vietando interventi su decine di migliaia di km di percorsi fluviali (con gli effetti drammatici che ne derivano) ma piuttosto favorendo lo sviluppo della multifunzionalità ed opponendosi all’omologazione ed alla standardizzazione delle produzioni.

Ripristinare gli ecosistemi in cattive condizioni è un obiettivo che può certamente accomunare tutti i portatori di interesse coinvolti e per il quale è necessaria un’azione coordinata, ma occorre ora – conclude Coldiretti – che la Commissione europea valuti a fondo gli  “effetti collaterali” della sua proposta, che andrebbe pesantemente a minare la sovranità alimentare nazionale ed europea in un momento di grandi tensioni internazionali e rischia di alimentare inflazione e dipendenza dall’estero.

A Strasburgo il Copa e la Cogeca lo hanno detto forte e chiaro: possiamo lavorare sul ripristino della natura, ma sarà difficile con la legge sul ripristino della natura proposta dalla Commissione. I deputati riuniti in plenaria a Strasburgo hanno deciso, dopo un voto controverso, di allinearsi alla posizione del Consiglio e di respingere, con una maggioranza ristretta di 12 voti, il pieno rifiuto della proposta. Nonostante i miglioramenti sul lato agricolo della proposta, questa legge rimane fondamentalmente mal preparata, manca di un bilancio e rimarrà inapplicabile per gli agricoltori ei proprietari di foreste.

Il voto in plenaria al Parlamento europeo è stata una tappa fondamentale nel processo di modifica di questa legge. Dopo tre tentativi infruttuosi in commissione, i deputati hanno finalmente deciso di seguire l’approccio generale del Consiglio. Un voto abbastanza raro da essere degno di nota e che mostra già fino a che punto l’approccio della Commissione europea è stato divisivo, punitivo e ideologico. Se c’è stato un fallimento presente oggi, su un testo che avrebbe dovuto essere o avrebbe potuto essere un compromesso, è quello della Commissione.

Il voto di oggi segna l’inizio di una nuova sequenza su questo testo, con un trilogo dal quale ci si può aspettare o sperare poco, in quanto non risolverà i problemi fondamentali di questa proposta, a cominciare dalla sua mancanza di chiari finanziamenti e fattibilità. Tutto sommato, ci sono poche possibilità che gli obiettivi fissati dalla Commissione vengano raggiunti come sperato. Con questa iniziativa non ci saranno vincitori, ma tanti vinti nelle nostre aree rurali, a cominciare dalle strutture economiche più piccole e fragili. Ecco perché tutte le organizzazioni membri del Copa e della Cogeca continueranno a vigilare sui negoziati del trilogo nei prossimi mesi, assicurandosi che la sussidiarietà sia rispettata.

Il Parlamento, sottolinea Greenpeace , ha votato a favore di obiettivi giuridicamente vincolanti per il ripristino delle aree naturali degradate nell’Unione Europea. La legge sul ripristino della natura, il primo grande atto legislativo degli ultimi 30 anni per proteggere la biodiversità nell’UE, ha resistito alla forte opposizione dei parlamentari conservatori e di destra, sostenuti dalle lobby dell’agricoltura industriale.

“La natura europea è in uno stato disastroso, ma questo voto dimostra che c’è ancora speranza di ripristinare ciò che è rimasto”, dichiara Špela Bandelj, Biodiversity Project Manager di Greenpeace CEE. “Mentre un’altra ondata di calore senza precedenti attanaglia l’Europa, è chiaro che per sopravvivere al collasso climatico e garantire l’approvvigionamento alimentare dovremo avere la natura dalla nostra parte. Finora i governi e l’UE non sono stati in grado di provvedere. La legge sul ripristino della natura sarà un punto di riferimento per giudicare le azioni concrete che saranno messe in campo”.


La legge sul ripristino della natura diventerà uno dei due pilastri fondamentali della Strategia dell’UE per la Biodiversità 2030 e la prima normativa esplicitamente finalizzata al ripristino della natura in Europa. Il testo finale della legge sarà concordato dopo i negoziati tra i rappresentanti del Parlamento europeo, dei governi nazionali e della Commissione europea. Nel 2021, l’Agenzia europea dell’ambiente aveva rilevato che l’81% degli ecosistemi UE è in cattive condizioni.

Preoccupano ancora alcuni vuoti normativi, i troppi ostacoli burocratici posti ai singoli Paesi e le rinviate disposizioni sul finanziamento, ma prendiamo atto dell’attenzione da parte del Parlamento Ue alle istanze dell’agricoltura, escludendola, con la cancellazione dell’articolo 9, dall’applicazione della legge sul ripristino della natura. Commenta così, il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, il voto che, oggi, a Strasburgo ha sì respinto il rigetto della proposta di regolamento della Commissione europea, ma inserito emendamenti importanti per il settore agricolo.

L’attenzione di Cia resta alta, dunque, su una partita critica se non governata dal principio cardine di un’agricoltura al centro della transizione ecologica e, quindi, protagonista e non penalizzata dagli obiettivi per la sostenibilità, valorizzata nel suo ruolo strategico per il benessere degli ecosistemi, a salvaguardia dell’ambiente e a tutela del suolo.

Sotto i riflettori di Cia l’accantonamento del 10% per il ripristino della natura, non più vincolante per ogni singolo Stato membro, ma collettivo per l’Europa e l’istituzione del fondo per l’attuazione delle misure perché non ricada, alla fine, sui singoli Paesi e i suoi comparti chiave. Non meno rilevante, infatti, è la valutazione d’impatto che vede l’Italia quinto Paese contribuente con un impegno di spesa pari a 261 milioni di euro, rispetto alla Francia, al primo posto con circa 2 miliardi.

Si attende ora l’avvio dei negoziati con la consapevolezza, precisa Cia, che non sarà scontato mantenere questi miglioramenti ottenuti con il voto odierno e sarà necessario continuare a ragionare sulle ripercussioni effettive di questa legge. 

“Pur condividendo pienamente gli obiettivi alla base della normativa comunitaria per la tutela della biodiversità, che mirano fra l’altro a invertire il preoccupante calo delle popolazioni di impollinatori, che come noto sono degli ‘indicatori’ naturali dell’inquinamento ambientale e dai quali dipende gran parte delle produzioni agricole, non possiamo mancare di ricordare i possibili rischi legati all’impatto di un simile provvedimento sull’agricoltura e, in particolare, sulle superfici agricole, dalle quali la tutela della biodiversità non può assolutamente prescindere”. Lo sottolinea il presidente della Copagri Tommaso Battista dopo l’approvazione della posizione del Parlamento Europeo sulla proposta di regolamento sul ripristino della natura, con cui è stato respinto il rigetto del testo proposto della Commissione Europea.

“Guardiamo quindi con favore – prosegue Battista – alla cancellazione dell’articolo 9 del testo, tra quelli di maggiore interesse per il comparto primario in quanto prevedeva il ripristino degli ecosistemi agricoli, con cui sembrerebbe si vada di fatto a escludere i produttori agricoli dall’ambito di applicazione del testo”.

“Dopo il rigetto della proposta chiesto dalla Commissione Ambiente, e l’avviso contrario non vincolante formulato dalla Commissione Agricoltura, la palla passa al Consiglio UE, che dovrà portare avanti il dibattito finalizzato a sciogliere vari nodi, quali la questione del finanziamento delle misure previste per il ripristino della natura e, soprattutto, la loro armonizzazione con le normative comunitarie che trattano di stoccaggio di carbonio e di salute dei suoli”, continua il presidente della Copagri, ricordando che “la partita non è ancora chiusa e bisogna tenere alta l’attenzione in vista dei triloghi con Commissione e Consiglio UE”.

“In ogni caso – conclude Battista – dopo l’entrata in vigore del regolamento, gli Stati membri avranno due anni di tempo per presentare alla Commissione UE un ‘Piano nazionale di restaurazione’, nel quale declinare autonomamente le azioni da mettere in campo in base alle singole realtà delle nazioni e al livello di deterioramento dei loro ecosistemi, tenendo ben presenti le numerose differenze in essere relative ai diversi assetti produttivi del tessuto economico nazionale”.

 

 

 

 

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