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Compost Barn: una soluzione stabulativa innovativa e sostenibile

Compost Barn: una soluzione stabulativa innovativa e sostenibile Compost Barn: una soluzione stabulativa innovativa e sostenibile

Grazie a un lavoro realizzato negli anni, il CRPA, Centro Ricerche Produzioni animali, dispone di un database IBA (Indice di Benessere dell’Allevamento) nel quale sono inserite 521 aziende da latte emiliano-romagnole; per ciascuna sono disponibili i dati essenziali raccolti con la checklist IBA, ovvero i dati generali dell’azienda e i dati relativi alle strutture d’allevamento (tipo di edificio, tipologia di stabulazione, capienza, caratteristiche della zona di riposo, mangiatoie, abbeveratoi ecc.).

Il campione rappresenta il 12,4% dell’universo di aziende con bovini da latte della regione, così come risulta dall’ultimo Censimento dell’agricoltura (2010), ma oltre il 30% dei bovini allevati, a significare che sono presenti allevamenti medi e medio-grandi, cioè quelli più rilevanti, anche in prospettiva futura, per la zootecnia dell’Emilia-Romagna.

Nell’ambito del progetto Compost Barn, l’analisi critica dei dati disponibili sul database IBA ha fornito informazioni utili alla definizione degli schemi progettuali di riferimento per le stalle di vacche da latte della zona del Parmigiano Reggiano.

Essendo il progetto Compost Barn riferito all’area di produzione del Parmigiano Reggiano, la prima selezione del campione ha escluso tutte le aziende delle province non interessate da questa produzione Dop, mentre il secondo livello selettivo ha eliminato le aziende delle province rimaste che producono latte destinato all’alimentazione.

Peraltro, bisogna considerare che le province del Parmigiano Reggiano sono anche quelle nettamente predominanti per il comparto bovino da latte regionale; infatti, le province che si collocano ai primi posti in termini di numero di aziende sono, nell’ordine, Parma (1.251), Reggio (1.145) e Modena (888), che insieme rappresentano il 77% del totale aziende emiliano-romagnole. Non molto diversa la situazione dei capi allevati: Parma (82.140), Reggio Emilia (71.795) e Modena (43.466) insieme hanno l’80% del patrimonio bovino da latte regionale.

Il campione selezionato annovera quindi 410 aziende che producono latte destinato alla trasformazione in Parmigiano Reggiano.

Il 72,2% delle aziende è collocato in zona altimetrica di pianura, mentre alla collina e alla montagna appartengono rispettivamente il 16,1% e l’11,7% delle aziende.

La capienza media delle 410 aziende è pari a 80 vacche da latte (delle quali 67 mediamente in mungitura) e a 60 bovini da rimonta di tutte le categorie (dal vitello alla manza gravida).

Per quanto riguarda il sistema di stabulazione delle vacche, il campione è praticamente diviso a metà: 206 aziende hanno stalle a stabulazione fissa (legata), mentre 204 aziende hanno stalle a stabulazione libera.

Un terzo livello di selezione, quindi, è stato proprio rappresentato dalla stabulazione libera, essendo il progetto riferito a un sistema d’allevamento innovativo e al suo confronto con i sistemi moderni di allevamento delle vacche da latte (principalmente la stabulazione con cuccette).

Con riferimento alle sole aziende che hanno stalle libere per vacche da latte, la capienza media si modifica in aumento, con quasi 120 vacche da latte e 89 bovini da rimonta delle diverse categorie le vacche in mungitura sono in media 98.

Il database IBA suddivide le stalle libere in 3 categorie: con lettiera integrale (estesa a tutta la superficie di stabulazione), con lettiera solo in zona di riposo, con cuccette.

La stragrande maggioranza delle aziende ha stalle libere a cuccette per le vacche (83,3%), a conferma del trend evolutivo che ha interessato questo comparto negli ultimi 40 anni, che ha visto le lettiere sempre meno interessanti per gli allevatori e le cuccette diventare l’assoluto riferimento progettuale, benché in numerose varianti e tipologie (2 file, 3 file, 4 file, 6 file, groppa a groppa, testa a testa ecc.).

Oltre l’80% delle stalle a lettiera è del tipo a lettiera permanente, ovvero della tipologia classica di stabulazione con la quale si è diffusa inizialmente la stalla libera (anni ’60 e ’70), mentre il rimanente 17,6% è del tipo a lettiera inclinata, sistema poco adottato per le vacche e più diffuso per i capi da rimonta.

La superficie di riposo a lettiera permanente attribuita alla singola vacca varia da poco meno di 5 m2 a poco più di 16 m2, posizionandosi come valore medio sui 7,1 m2/vacca.

Fra le stalle a cuccette, quasi il 57% ha cuccette del tipo a buca con lettiera, mentre le stalle con cuccette a pavimento pieno con tappeti/materassi sintetici e/o lettiera rappresentano circa il 42% del totale.

Il materiale da lettiera più utilizzato dalle aziende che hanno stalle a cuccette è la paglia (oltre l’86%), in alcuni casi in abbinamento con la segatura; scarsamente impiegati gli altri materiali, quali trucioli e separato solido da liquami.

Per i pavimenti delle aree di stabulazione, prevale nettamente il pavimento pieno rigato di calcestruzzo, sia in zona di alimentazione (59,6%) che in corsia di smistamento (66%); al secondo posto in entrambe le aree si colloca il pavimento pieno senza rigatura antiscivolo. I pavimenti fessurati o forati, con o senza tappetini di gomma, sono scarsamente diffusi nelle stalle da P-R (12,8% nelle corsie di alimentazione e 11,5% nelle corsie di smistamento).

Strettamente collegato al tipo di pavimento è il sistema di asportazione degli effluenti dalla stalla; nelle aziende del campione prevale in modo netto l’impianto automatico a raschiatori meccanici, presente nell’81% dei casi, sia in zona di alimentazione, sia in corsia di smistamento. Al secondo posto, ma con percentuali modeste, si piazza l’asportazione con mezzo meccanico portato da trattore (lama raschiante).

Praticamente tutte le stalle del campione sono dotate di una rastrelliera della mangiatoia del tipo a posti delimitati, in genere con dispositivi autocatturanti, e il singolo posto ha un fronte medio di 0,7 m, con variabilità fra 0,6 e 0,9 m.

A livello organizzativo, la maggior parte delle aziende mantiene le vacche in mungitura in un unico gruppo di produzione (45,8%), mentre una quota pure rilevante (36%) le suddivide in 2 gruppi.

Il numero di addetti in azienda è un dato alquanto variabile, sia in dipendenza dalla dimensione dell’allevamento e dalla dotazione di impianti e macchinari, sia per il tipo di coltivazioni praticate in
azienda, oltre alle foraggere.

La media delle aziende del campione è di 2,8 addetti, con una frequenza maggiore delle aziende che hanno 2 o 3 addetti (rispettivamente il 39,4% e il 33% del totale); seguono le aziende che
hanno 4 addetti (15,3%) e quelle che ne hanno uno solo (6,9%). Pochi i casi in cui vengono impiegati più di 4 addetti.

Se si rapporta il numero di vacche al numero di addetti si ottiene un valore medio di 44 vacche/addetto, ma con una variabilità elevatissima (da un minimo di 14,5 a un massimo di 130 vacche/addetto); ovviamente, da questo punto di vista, hanno grande rilevanza il tipo di stabulazione e il livello di dotazione tecnologica delle aziende.

La fase 1 del progetto Compost Barn ha permesso di raccogliere le informazioni necessarie alla predisposizione di modelli di stalle libere tradizionali per l’allevamento delle vacche da latte, i cui costi di realizzazione verranno confrontati con quelli di stalle progettate per il sistema di stabulazione compost barn.

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