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La Cina fa razzia di grano

La Cina sta accumulando oltre la metà del grano mondiale facendo salire i prezzi sui mercati globali.
Secondo i dati del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, Pechino dovrebbe raggiungere il 69% delle riserve mondiali di mais nella prima metà dell’anno agricolo 2022, il 60% di riso e il 51% di grano. Questi dati di proiezione rappresentano aumenti di circa 20 punti percentuale negli ultimi dieci anni e mostrano chiaramente come la Cina continui ad accumulare grano.
La Cina ha speso 98,1 miliardi di dollari per importare cibo nel 2020, un aumento di 4,6 volte rispetto ad un decennio prima. Lo rivelano i dati dell’Amministrazione generale delle dogane cinese. Il Wh Group, primo operatore cinese di carni, ha acquisito aziende in Germania, Polonia e Olanda. L’attuale crisi energetica rischia di ripercuotersi anche sulla catena di approvvigionamento alimentare.
Il deterioramento delle relazioni con gli Stati Uniti e l’Australia, che rischia di alterare drasticamente il mercato delle importazioni, potrebbe anche essere ciò che sta spingendo la Cina ad aumentare le sue riserve alimentari. Pechino sta mantenendo le sue scorte di cibo ad un “livello storicamente elevato” ha detto ai giornalisti Qin Yuyun, capo dell’Amministrazione nazionale delle riserve alimentari e strategiche del Paese che prosegue: “Le nostre scorte di grano possono soddisfare la domanda per un anno e mezzo. Non c’è alcun problema per quanto riguarda la fornitura di cibo”.La produzione annuale di cereali della Cina nel 2021 dovrebbe superare i 650 miliardi di chilogrammi per il settimo anno consecutivo.
“Secondo l’Onu, in un anno, i prezzi agricoli sono cresciuti del 30%, anche a causa della politica di accaparramento delle scorte alimentari perpetrata dalla Cina”. Solleva il problema un’interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione Europea firmata da Antonio Tajani e dalla delegazione Italiana Forza Italia-Ppe al Parlamento europeo, con la quale si chiede che Bruxelles intervenga sui prezzi agricoli e sulle criticità derivanti dalle politiche di mercato aggressive di Pechino.

 

 

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