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Senza lavoratori stagionali scaffali vuoti in Europa

“La Commissione europea dovrebbe intervenire rapidamente per far sì che gli Stati membri dell’Unione Europea favoriscano l’attraversamento da parte dei lavoratori transfrontalieri che operano nel settore agricolo al fine di garantire le forniture alimentari, con il regolare svolgimento delle campagne di raccolta dei lavoratori stagionali che si sono avviate con l’inizio della primavera”. E’ quanto chiede il presidente della Coldiretti Ettore Prandini con riferimento all’articolo del New York Times che ha confermato in prima pagina l’allarme per i raccolti in tutta Europa con il blocco alla libera circolazione delle persone tra gli Stati, provocato dal Coronavirus, che colpisce la manodopera stagionale agricola e mette a rischio la produzione alimentare ed il rifornimento futuro degli scaffali nei supermercati europei.

Secondo le stime della Coldiretti con la chiusura delle frontiere nell’Unione Europea manca quasi un milione di lavoratori stagionali per le imminenti campagne di raccolta nelle campagne dei principali Paesi agricoli, con l’UE che rischia di perdere quest’anno l’autosufficienza alimentare e il suo ruolo di principale esportatore mondiale di alimenti per un valore si 151,2 miliardi di euro con un surplus commerciale nell’agroalimentare di 31,9 miliardi.

Tutti i principali Paesi agricoli dell’Unione fanno affidamento su lavoratori provenienti anche da altri Stati ed in Francia si stima manchino 200mila stagionali rumeni, polacchi, tunisini, marocchini che ogni anno contribuiscono ai raccolti mentre in Gran Bretagna gli agricoltori stanno lottando per trovare persone raccogliere lamponi e patate e in Germania c’è da colmare il vuoto di circa 300mila unità lasciato dagli stagionali polacchi e rumeni che pesa anche sulla Spagna rimasta, ad esempio, senza i consueti 10 mila lavoratori stagionali marocchini impegnati nella raccolta fragole.

La situazione più grave è però in Italia dove e a rischio, sottolinea la Coldiretti, c’è più di ¼ del Made in Italy a tavola che viene raccolto nelle campagne da mani straniere con 370mila lavoratori regolari che arrivano ogni anno dall’estero, fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore. La comunità di lavoratori agricoli più presente in Italia, spiega Coldiretti, è quella rumena con 107591 occupati, davanti a marocchini con 35013 e indiani con 34043, che precedono albanesi (32264), senegalesi (14165), polacchi (13134), tunisini (13106) e bulgari (11261). Sono molti i “distretti agricoli” del nord dove i lavoratori immigrati rappresentano una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso – evidenzia la Coldiretti – della raccolta delle fragole e asparagi nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva, delle mele, delle pere e dei kiwi in Piemonte, dei pomodori, dei broccoli, cavoli e finocchi in Puglia fino agli allevamenti e i caseifici della Lombardia.

 

 

 

 

 

 

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