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Peste Suina Africana: serve il contributo di tutti per eradicarla da subito in Italia

Il 2021 si è chiuso con un aumento del prezzo dei suini da macello, ma già nella prima settimana di gennaio le rilevazioni di Ismea mostrano una caduta di oltre il 2%. Come se non bastasse, ecco arrivare la notizia di focolai di Peste Suina Africana (PSA) in tre cinghiali rinvenuti nelle province di Alessandria e di Genova. 

In Italia si stima la presenza di oltre due milioni di cinghiali, animale che rappresenta il serbatoio naturale di questa virosi. Questa patologia è già segnalata in molti Paesi europei: Bulgaria, Estonia, Germania, Grecia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria. Non avendo fatto nulla per contenere la diffusione dei cinghiali, era inevitabile che il virus della Peste Suina Africana varcasse i confini e si presentasse in Italia.

Questo virus, è bene ricordarlo, non colpisce l’uomo, ma può diffondersi rapidamente negli allevamenti di suini e compromettere l’intera filiera. Per di più ogni allarme sanitario, anche se riguarda solo gli animali, è sempre vissuto con grande apprensione. Timori che possono ripercuotersi sull’andamento dei consumi e deprimere ancor più un mercato come quello suino, reduce da un lungo periodo di crisi. 

Del pericolo rappresentato dalla PSA gli allevatori di suini sono ben consapevoli e da tempo hanno attuato ogni possibile misura di biosicurezza per prevenire ed arginare la malattia, le cui conseguenze sono devastanti.

Cure non ne esistono e la diffusione può essere bloccata solo con misure draconiane, come l’abbattimento degli animali e il blocco delle movimentazioni nelle aree dove si teme la diffusione del virus. Al momento le zone sottoposte a controllo si estendono fra Piemonte e Liguria. 

Per di più la presenza del virus in Italia può indurre i Paesi che importano i nostri prodotti trasformati ad alzare barriere sanitarie. Giappone e Taiwan già lo hanno fatto. Altri potrebbero seguire il loro esempio.

Per l’intera filiera suinicola potrebbe essere una catastrofe. Per questo è necesario ogni sforzo per bloccare l’infezione ed eradicarla. Le procedure previste dai servizi veterinari sono state applicate tempestivamente e alcune regioni, come Lombardia ed Emilia Romagna, oltre al Piemonte, hanno posto vincoli alla caccia, incentivando tuttavia la ricerca e la segnalazione di eventuali casi sospetti. 

Gli allevatori sono pronti a collaborare con le autorità sanitarie per mettere in atto ogni misura necessaria. Il lavoro dei servizi veterinari può essere aiutato dalla collaborazione di ognuno, attraverso poche e semplici accortezze. 

Dal ministero della Salute arrivano alcuni suggerimenti, come quello di segnalare l’avvistamento di carcasse di cinghiale evitando di muoverle dal punto di rinvenimento. A chi conduce veicoli per il trasporto è lanciato un accorato appello a disinfettare i mezzi e ai semplici turisti l’invito a non portare con sé carni di maiale. 

Tante precauzioni sono indispensabili, considerando la capacità del virus della PSA di sopravvivere per lungo tempo nell’ambiente esterno e di essere veicolato non solo dalle carni (anche trasformate), ma dalle stesse persone e da qualunque materiale, come le gomme degli automezzi.

Gli allevatori e i veterinari queste cose le sanno ed è bene farle conoscere anche a quanti possono dare una mano a debellare questa patologia. A rischio c’è il futuro di tutta la filiera del suino, con il suo enorme valore economico, sociale e culturale.

 

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