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Per San Valentino un bouquet sostenibile Made in Italy

 

Anemoni, ranuncoli, lilium, papaveri, gerbere e poi calendule, bocche di leone, garofani e fresie, con l’aggiunta di fronde verdi per l’addobbo. Sono questi i fiori per il bouquet Made in Italy che Cia-Agricoltori Italiani invita a donare nel giorno di San Valentino anche al partner maschile, per risollevare il comparto floricolo nazionale, da sempre leader a livello europeo (secondo solo dopo l’Olanda) e ora messo in crisi dalla crisi pandemica che ha azzerato tutte le cerimonie e gli eventi (-50% matrimoni nel 2020).

A chi decide di regalare un’emozione con i fiori in questa ricorrenza speciale, Confagricoltura esorta ad acquistare rigorosamente quelli coltivati in Italia. Il fiore nostrano, a differenza di altre produzioni estere che si coltivano in serra, ha la possibilità di nascere e crescere sotto la luce diretta del sole.

Cia stima che l’Italia del florovivaismo abbia perso, circa 1,7 miliardi di fatturato.

Il settore florovivaistico, ricorda Coldiretti, ha pagato un prezzo pesantissimo alla crisi causata dalla pandemia. Un vero e proprio tsunami senza precedenti nella storia dell’Italia dove per effetto delle misure di sicurezza anti virus e dei timori legati al contagio. Sale a 1,7 miliardi il crack del florovivaismo italiano nell’ultimo anno a causa dell’emergenza Covid alla vigilia della prima festa di San Valentino dell’era Covid che rappresenta l’occasione per un’importante boccata d’ossigeno per le aziende piegate dalla crisi. Lo rende noto la Coldiretti impegnata in una mobilitazione per l’appuntamento del week end con iniziative nei vivai, nelle fattorie e nei mercati di Campagna Amica con gli agriturismi che propongono menu speciali per gli innamorati.

Un bouquet di fiori locali è sicuramente più fresco e profumato rispetto alle tradizionali rose e orchidee in arrivo al 90% da Equador, Colombia, Kenya, Etiopia Taiwan, che, oltre ai giorni di viaggio, hanno alle spalle una lunga conservazione nelle celle frigorifere, provenendo da climi caldi, in Paesi dove il basso costo della manodopera non rende più competitiva la produzione europea di questi fiori. Il nostro prodotto locale viene, invece, incontro sia alla sostenibilità ambientale, non c’è uso indiscriminato di fitofarmaci come nei Paesi extra-Ue- che a quella economica: costo medio al dettaglio, 15 euro a bouquet.

Il florovivaismo nel nostro Paese rappresenta quasi 3 miliardi di euro di fatturato, 30 mila imprese ed oltre 100mila addetti. Garantisce un contributo rilevante in termini di crescita ed occupazione, senza dimenticare i benefici che i nostri vivai generano per l’ambiente e l’ecologia, di qualità della vita e del futuro del pianeta.

In sofferenza anche la bilancia dei pagamenti, sottolinea la Coldiretti, con calo del 2,7% nelle esportazioni nei primi 10 mesi del 2020 (777 milioni di euro), rispetto allo stesso periodo del 2019, un balzo delle importazioni, che crescono del 18,1% (389 milioni di euro), sempre rispetto ai primi 10 mesi del 2019, per un saldo positivo di oltre 387 milioni di euro, in contrazione del 17,3% rispetto al periodo gennaio-ottobre del 2019.

Confagricoltura ricorda l’appuntamento del 14 febbraio come occasione per rilanciare i consumi, cambiando così la sorte di un comparto strategico come quello agrituristico, ma anche florovivaistico, che in questo ultimo anno, con l’emergenza sanitaria legata al Covid e il conseguente blocco delle attività del settore, ha vissuto una crisi economica e sociale senza precedenti a causa della sospensione di eventi e cerimonie, con perdite fino al 70%.

Il florovivaismo rappresenta in Italia il 5% della produzione agricola e si estende su una superficie di 30mila ettari, contando 27mila aziende (100mila addetti), di cui 14mila coltivano fiori e piante in vaso e 7mila sono vivai. Il comparto vale circa 2,5 miliardi di euro. 5 regioni intercettano l’80% della produzione nazionale: Liguria (31% del totale), Campania (16%), Toscana (13%), Puglia (11%) e Sicilia (10%).

Cia stima, dunque, per questo San Valentino la vendita di 25 milioni di fiori, con un giro d’affari di 80 milioni e una spesa media pro-capite pari a 30 euro. La contrazione della produzione internazionale dovuta alla pandemia ha favorito il fiore reciso italiano, diminuendo del 10% l’import estero.

 

 

 

 

 

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