Politiche agricole

Legge di Bilancio, soddisfazione con qualche perplessità

Confagricoltura accoglie con favore molte misure inserite nella Legge di Bilancio approvata al Senato. Tra queste il significativo esonero IRPEF per il 2023, il prolungamento del credito d’imposta per il Mezzogiorno, il rifinanziamento e la proroga per l’ultimazione degli investimenti della cosiddetta “Nuova Sabatini”, strategica per incentivare l’accesso al credito da parte delle PMI ed efficace, anche in chiave anticongiunturale, per la crescita e il rilancio degli investimenti. 

Sostegno alle imprese anche con il rifinanziamento delle Garanzie ISMEA per agevolare gli interventi delle banche a favore delle PMI in un momento di crisi caratterizzato dall’aumento dei tassi di interesse.

Come sollecitato da Confagricoltura, viene inoltre prorogato il termine per l’utilizzo in compensazione del credito d’imposta per l’acquisto dei carburanti agricoli, misura ancora non sufficiente a causa delle pesanti conseguenze del conflitto russo-ucraino, ma di particolare rilevanza per il settore agricolo.

Trova inoltre una risposta concreta la richiesta che Confagricoltura, unitamente a Uncai, a partire dall’inizio dello scorso anno aveva avanzato al Ministero dei Trasporti per ridurre gli indennizzi per la maggiore usura delle strade a carico dei convogli agricoli con massa complessiva superiore a 44 tonnellate per le imprese agricole e agromeccaniche.

“Aver ridotto del 70% i costi fissati è un passo importante  – evidenzia Palazzo della Valle – che ci auguriamo porti presto a una revisione complessiva della normativa nazionale”. Si evita così agli operatori agricoli e agromeccanici il pagamento di un indennizzo che non corrisponde in alcun modo al reale utilizzo dell’infrastruttura stradale, che stava creando notevoli difficoltà economiche e rallentava la movimentazione di alcuni mezzi tecnici di prioritaria importanza per l’agricoltura, come i fertilizzanti organici.

Confagricoltura giudica positive anche le proposte normative in materia di rivalutazione dei terreni, le misure di agevolazione per l’imprenditoria agricola giovanile e la riconfigurazione dei criteri utilizzati per il calcolo della quota specifica in misura fissa, nonché di quella ad valorem, che determina l’accisa sui tabacchi lavorati, diminuendone l’importo previsto dal testo iniziale del disegno di legge.

Altrettanto significativi gli interventi relativi a fauna selvatica, emergenza brucellosi, flavescenza e mal secco degli agrumi, sebbene la Confederazione auspichi interventi più strutturali e meno emergenziali per affrontare le avversità del settore.

Perplessità invece sulla nuova norma relativa al lavoro occasionale in agricoltura. Ad avviso di Confagricoltura, il nuovo istituto appare una forma ibrida tra lavoro dipendente e occasionale, senza di fatto semplificare, in quanto gli adempimenti a carico dell’impresa sono gli stessi del lavoro dipendente, sia pure con cadenze più rarefatte, cioè alla fine del rapporto.

“La Manovra appena varata non contiene quelle misure auspicate a sostegno del welfare e rimanda nuovamente il tema della riforma strutturale delle pensioni. Certamente ha pesato la poca disponibilità di risorse dopo gli aiuti necessari per fronteggiare i rincari energetici”. Questo il primo commento del presidente del Patronato Inac-Cia, Alessandro Mastrocinque sulla Legge di Bilancio per il 2023, appena varata. La quota 103 -spiega il presidente di Inac-Cia-  con 41 anni di contribuiti e 62 anni di età interesserà pochi connazionali, anche in considerazione di un’entrata nel mondo del lavoro che già dagli anni novanta è slittata fortemente in avanti. Oggi, ammesso che i giovani trovino un’occupazione, difficilmente entrano nel mondo del lavoro retribuito prima dei 25/30 anni, quindi con il requisito di 41 anni di versamenti questi soggetti avranno un’età anagrafica ben superiore ai 62 anni, richiesti dalla nuova misura. Per essere realisti, le persone che hanno 41 anni di contributi versati sono, oggi, in maggioranza, settantenni. Altra nota negativa è il restyling di “Opzione Donna” anche peggiorativa della versione precedente, che già aveva poco appeal per le lavoratrici. Adesso con l’introduzione di requisiti ancora più vincolanti (74% di invalidità o la condizione di caregiver della richiedente) la platea delle potenziali fruitrici si ridurrà a poche centinaia di unità. La misura “Ape Social”, prorogata, mantiene purtroppo –rileva Alessandro Mastrocinque- il vizio originario e non include i lavoratori autonomi tra i possibili beneficiari. Bene, invece, il ritocco delle pensioni minime e la rivalutazioni delle pensioni, anche se alcuni meccanismi applicativi andavano meglio congeniati, visto che alcuni connazionali si vedranno decurtati gli assegni invece che incrementati. L’aspetto più negativo della manovra è la misura “salva calcio” che stride con le difficoltà di tantissime persone che sopravvivono sotto la soglia di povertà, con una disponibilità di circa 600 euro al mese. Sarebbe stato preferibile investire i 900 milioni di euro di fondi pubblici per le fasce di popolazione più bisognose, che stanno ingrossando le sacche di povertà, anziché destinarli ad aziende private che pagano stipendi plurimilionari.                                                                                      

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