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Lavoro agricolo fare chiarezza sui veri numeri del fabbisogno

“In base alle elaborazioni del nostro ufficio studi, possiamo affermare che ilreale fabbisogno occupazionale in agricoltura conseguente all’emergenzaCovid 19, non supera le 40.000 unità, numeri ben diversi da quelli diffusi inquesti giorni e sui quali occorre fare chiarezza” così il segretario generaledella Uila-Uil Stefano Mantegazza commenta i dati che sono stati illustrati ierinel corso di una video conferenza con i ministri del lavoro Nunzia Catalfo edelle politiche agricole Teresa Bellanova insieme ai rappresentanti delle partisociali agricole.

 L’osservatorio Uila sull’occupazione in agricoltura, dal 2014 raccoglie eanalizza i dati sul lavoro stagionale diffusi dall’Inps. Da questi dati emergeche: al 31 marzo 2020 i braccianti presenti nel nostro paese erano 578.000 (come risulta dal numero di domande di disoccupazione presentate a quelladata), con una flessione del 6% (- 35.000) rispetto all’anno precedente. Un datoconfermato anche dalle richieste del bonus di 600 euro, previsto dal decreto“Cura Italia”, che sono state circa 575.000; a questi lavoratori, vanno aggiuntealtre 330.000 persone che hanno lavorato, nel 2019, meno di 51 giornate; diqueste ben 270.000 hanno lavorato meno di 30 giornate.

I dati elaborati dall’ufficio studi della Uila sono confermati da quelli dell’Istatche stima in 854.000 gli addetti in agricoltura che hanno lavorato nel mese dimarzo 2019 (94% del totale atteso).

L’ufficio studi segnala inoltre che, nei primi 15 giorni di aprile, sono arrivati inItalia 3.000 braccianti e altri sono attesi in questi giorni. Verifiche effettuate insingoli territori confermano una scarsità di manodopera che, complessivamente su scala nazionale, non supera le 40.000 unità.

“Sono numeri che dimostrano che conclude Mantegazza“a fronte di unaoccupazione certa e del pagamento del salario contrattuale, l’attuale platea dilavoratori agricoli sarebbe più che sufficiente a rispondere alla mancanza diquei lavoratori stranieri che ancora non sono rientrati nel nostro paese”.

 

 

 

 

 

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