Zootecnia

 La salvaguardia della Romagnola

 L’obiettivo è fare tutto il possibile per impedire l’estinzione di una razza autoctonatra le più antiche e pregiate come la Romagnola, lavorando per valorizzare la suacarne, un prodotto di elevata qualità che non ha nulla da invidiare alla più blasonataChianina.

Sono state queste le basi su cui si è snodato il convegno dedicato ai bovini di razzaRomag organizzato dall’Associazione regionale allevatori dell’Emilia Romagna (Araer)in collaborazione con Anabic (Associazione nazionale allevatori bovini italiani da carne), svoltosi a San Piero in Bagno in provincia di Forlì-Cesena.
“Il 26% dell’economia del territorio è rappresentato dall’allevamento zootecnico –  hadichiarato introducendo i lavori il sindaco di San Piero in Bagno, Marco Baccini – equesto per noi rappresenta un valore rispetto al quale vorremmo poter stanziarecontributi di una certa consistenza economica. Le risorse a disposizione però sonoscarse e per il momento ci permettono di mettere in campo interventi di spalatura emanutenzione delle strade per agevolare l’attività dell’intero settore agrozootecnico, a cui va aggiunto il lavoro che i Comuni della Montagna romagnola, tra cui San Piero inBagno, stanno portando avanti per la promozione delle nostre eccellenzeagroalimentari, tra le quali la carne di razza Romagnola rappresenta uno dei piùimportanti fiori all’occhiello: anche per questo siamo orgogliosi di poter collaborarecon associazioni come Araer e Anabic nell’organizzazione di eventi che possanocontribuire al processo di valorizzazione del prodotto”.

Con quest’ultimo evento che ha raccolto nella sala di Palazzo Pesarini un numerosopubblico di allevatori, gli incontri dedicati all’allevamento di bovini di razzaRomagnola organizzati nel 2019 da Araer ammontano a tre, “segno evidente che perl’Associazione la Romagnola riveste un ruolo molto importante – ha sottolineatoMaurizio Garlappi – soprattutto in un momento di grande evoluzione del settorezootecnico come quello che stiamo vivendo. Dopo il successo della Mostra nazionalesvoltasi ad Agriumbria nella primavera scorsa, contiamo di ripetere l’esperienza ilprossimo anno e continuare a organizzare appuntamenti di approfondimento econfronto come quelli promossi durante l’anno che sta per concludersi”. Ma, al di làdegli impegni e degli auspici, per i bovini di razza Romagnola i problemi nonmancano, a iniziare dalle consistenze, che come ha ricordato Andrea Quaglia  riguardo gli allevamenti, “dal 1988 al 2018 sono passati da 1800 a 350, mentre il numerodi capi è rimasto sostanzialmente stabile intorno alle 8mila unità. Quello però cheminaccia la sopravvivenza della razza è la diffusa consanguineità dei soggetti, alpunto da pregiudicarne lo stato sanitario. Per questo è importante acquistare i vitellipresso il Centro genetico Anabic e non attraverso canali commerciali spesso inveceprivilegiati. Il motivo è molto semplice – ha ricordato Quaglia – il Centro genetico offregaranzie diversamente non disponibili altrove perché i vitelli in vendita sono frutto diaccoppiamenti programmati, la genealogia e le performance sono certificate, isoggetti sono testati sia da un punto di vista sanitario che andrologico, sonoassicurati e non hanno un costo superiore rispetto a quello richiesto da un altroacquirente”.

L’aspetto sanitario, a partire dall’utilizzo responsabile del farmaco, si posiziona alprimo posto nell’elenco delle priorità da rispettare per migliorare l’allevamento deibovini di razza Romagnola. Su questo aspetto Giovanni Filippini è stato molto chiaro. “Ci troviamo davanti a un bivio – ha dichiarato – che ci impone di modificarecompletamente in allevamento l’approccio sanitario, perché a differenza di quanto èavvenuto fino a oggi non possiamo più permetterci di inseguire le problematichesanitarie quando si manifestano, dobbiamo prevenirle. Fra non più di un paio d’anni lenormative previste dalla UE ci obbligheranno a dimostrare perché, come e quantofarmaco abbiamo utilizzato per curare i nostri animali e siccome siamo in presenza diun fenomeno allarmante quale è l’antibioticoresistenza, dobbiamo entrare in unmeccanismo d’azione diverso partendo da una maggiore consapevolezza, daun’analisi accurata, da una gestione complessiva dell’allevamento che tiene nelladovuta considerazione l’ambiente, l’alimentazione, lo stato di benessere dell’animale. Oggi per i bovini di razza Chianina il livello di antibioticoresistenza raggiunge il 68%, per la Romagnola i dati non si discostano di molto: è giunto il momento che trapersonale veterinario e allevatori si crei un’alleanza basata prima di tutto sullaprevenzione”.

 

 

 

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