La Russia blocca l’export di cereali
La Federazione Russa ha annunciato il blocco, che durerà fino al prossimo 1° luglio, delle esportazioni di cereali (grano, mais, orzo e segale). Dunque anche gli scambi internazionali di prodotti agroalimentari sono toccati dalla pandemia Covid-19.
“E’ una decisione che avrà uno scontato e significativo impatto sull’evoluzione dei mercati – sottolinea il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – La Federazione Russa è il primo esportatore di cereali a livello mondiale”.
Nella campagna di commercializzazione 2018-2019, la Russia ha esportato 35 milioni di tonnellate di grano, per un controvalore di 20 miliardi di dollari. Complessivamente le vendite all’estero di cereali sono ammontate a oltre 43 milioni di tonnellate.
All’inizio di aprile le autorità di Mosca avevano deciso di limitare le esportazioni di cereali a 7 milioni di tonnellate fino a giugno. Il quantitativo è stato esaurito in anticipo. Da qui la decisione di bloccare tutte le vendite all’estero.
“Nessuna conseguenza è da mettere in preventivo per la stabilità del mercato europeo” sottolinea Giansanti. Lo scorso anno le esportazioni di grano della Ue sono ammontate a 1,7 miliardi di euro, quasi il 50% in più sui valori del 2018.
“La Commissione europea ha di recente stimato in 294 milioni di tonnellate la produzione di cereali nell’Unione, con un aumento di circa 5% rispetto alla media delle precedenti cinque annate – rileva il presidente di Confagricoltura – Per quanto riguarda l’Italia, stiamo lavorando intensamente per aumentare la nostra produzione cerealicola, grazie agli accordi di filiera e alle innovazioni tecnologiche. In questo quadro risalta la solidità del sistema agroalimentare europeo che sta assicurando la sicurezza alimentare. Una solidità che va assolutamente salvaguardata e valorizzata in termini di creazione di valore, tenendo conto che, oltre alla garanzia dei rifornimenti per i consumatori della Ue, le esportazioni di settore sono ammontate lo scorso anno a 151 miliardi di euro, con un saldo attivo dell’interscambio con i Paesi terzi di 32 miliardi”.