Zootecnia

Gli allevatori di bovini da carne si confrontano in Regione Piemonte al tavolo di filiera

 

Lo stato di salute del comparto degli allevamenti dei bovini da carne è stato ampiamente approfondito nel corso del Tavolo di filiera che si è tenuto ieri all’assessorato all’Agricoltura.

Confagricoltura ha sottolineato ancora una volta come l’emergenza determinata dalla siccità abbia aggravato significativamente la situazione di difficoltà economica degli allevamenti a causa della scarsa disponibilità di foraggi di primo taglio, della contrazione della produzione di mais di primo raccolto e della compromissione delle coltivazioni di secondo raccolto (per esempio mais, sorgo, panico ed erbai vari).

Particolari difficoltà sono state evidenziate dagli allevatori di capi da carne di razza Piemontese che, in base ad uno studio condotto su un campione rappresentativo di aziende, aggiornato alla luce dei recenti forti rincari delle materie prime e dell’energia, registrano attualmente una perdita di 41 centesimi al chilogrammo di peso vivo del bovino maschio rispetto al prezzo massimo rilevato dai mercuriali della Camera di commercio di Cuneo. 

Uno scenario che preoccupa fortemente questo segmento zootecnico e che, in assenza di  misure adeguate, rischia di portare a una forte contrazione degli allevamenti, anche a causa dei probabili aumenti delle materie prime che si profilano nei prossimi mesi a seguito del  peggiorare della crisi dovuta al conflitto.russo-ucraino.

La scarsa redditività degli allevamenti spinge gli allevatori all’abbandono delle stalle; nel 2010 in Piemonte c’erano 3.625 allevamenti di bovini da carne con 264.488 capi; attualmente il numero delle stalle è sceso a 2.828, con 239.821 capi bovini allevati. In un decennio praticamente una stalla su cinque ha chiuso i battenti.

Per questi motivi, oltre ai sostegni diretti agli allevatori già previsti a livello comunitario e nazionale e a quelli indispensabili e urgenti finalizzati a contenere il costo dell’energia  (elettricità, gas e gasolio), sarebbe importante che nelle sedi istituzionali competenti si promuovessero azioni, anche strutturali, idonee a riposizionare sul mercato, in un ambito  economicamente sostenibile, la carne di bovino e in particolare quella della razza Piemontese certificata. 

A fronte della situazione prospettata, l’assessore all’Agricoltura ha chiesto a tutti i rappresentati della filiera, che si sono impegnati in tal senso, di predisporre un documento condiviso sugli interventi da attuare in questa fase di emergenza ed eventualmente anche su quelli da mettere in atto nel medio periodo per rendere le quotazioni di mercato più stabili e adeguate agli effettivi costi di produzione.

Nel frattempo gli uffici della Regione verificheranno la possibilità di adottare uno strumento in grado di quantificare, nel più breve tempo possibile, i costi di produzione degli allevamenti di carne, in particolare quelli di razza Piemontese, in modo da sensibilizzare gli acquirenti ad applicare prezzi ragionevoli anche in sintonia con quanto previsto dal decreto legislativo 198 dell’8 novembre 2021, recante misure atte a contrastare le pratiche commerciali sleali nelle filiere agricole alimentari. 

Nella prossima programmazione dello Sviluppo rurale, che sarà avviata a partire dal prossimo anno, il Piemonte ha anche previsto specifici sostegni per incrementare la sostenibilità degli allevamenti sul piano del benessere animale e della biosicurezza. Verrà avviata una campagna di promozione e valorizzazione della carne bovina piemontese nei confronti dei consumatori mirata anche a contrastare le critiche nei confronti del settore zootecnico, tacciato di scarsa compatibilità con l’ambiente.

La situazione sta diventando insostenibile per noi allevatori”, lamenta Armando Bechis, allevatore di Buttigliera d’Asti, componente della sezione prodotto carne della Confagricoltura di Asti. “Gli allevamenti presenti sul nostro territorio rischiano la completa scomparsa a causa della mancata tutela del nostro comparto. Chiediamo alle istituzioni la difesa di un prezzo remunerativo che ci permetta di sopperire alle ingenti spese sopportate in questi ultimi anni. La Razza Piemontese necessita di materie prime di un certo livello per mantenere alti gli standard qualitativi che hanno sempre contraddistinto questa tipologia di carne”.

Confagricoltura ha proposto di condividere con le rappresentanze di settore un documento in cui si chieda alla Regione Piemonte di assumere un ruolo di capofila ad un tavolo di trattative che veda coinvolte la GDO e gli impianti di macellazione regionali al fine di giungere ad un giusto accordo sul prezzo dei bovini alla stalla.

“Chiediamo interventi urgenti da parte delle istituzioni – afferma il direttore della Confagricoltura di Asti Mariagrazia Baravalle – oltre ai sostegni diretti agli allevatori già previsti a livello comunitario e nazionale. Ciò che l’intero comparto invoca a gran voce sono azioni, anche strutturali, idonee a riposizionare sul mercato, in un ambito economicamente sostenibile, la carne di bovino e in particolare quella della Razza Piemontese certificata”. 

“Auspichiamo uno slancio propositivo da parte delle istituzioni – rafforza ancora Bechis – con atti o provvedimenti legislativi finalizzati a frenare gli abusi sull’utilizzo delle denominazioni riferite alla Razza Piemontese o la Fassona di Razza Piemontese, introducendo l’obbligo di certificazione nel mondo della ristorazione”.

“La situazione della nostra provincia riflette quella regionale – dichiara la presidente di Confagricoltura Alessandria Paola Sacco – perché in assenza di misure adeguate, si rischia di andare incontro a una forte contrazione degli allevamenti, anche a causa dei probabili aumenti delle materie prime che si profilano nei prossimi mesi a seguito del peggiorare della crisi dovuta al conflitto russo-ucraino. Per questi motivi – aggiunge Sacco – oltre ai sostegni diretti agli allevatori già previsti a livello comunitario e nazionale e a quelli indispensabili e urgenti finalizzati a contenere il costo dell’energia, sarebbe importante che nelle sedi istituzionali competenti si promuovessero azioni, anche strutturali, idonee a riposizionare sul mercato, in un ambito economicamente sostenibile, la carne di bovino e in particolare quella della razza Piemontese certificata”.
“Nonostante la Fassona sia considerata un fiore all’occhiello della produzione Piemontese, il consumo si è fortemente ridotto. Da tempo riteniamo sia necessaria una campagna di marketing incisiva a livello regionale e nazionale per riconquistare quote di mercato perdute anche a causa della chiusura, in aree rurali e non solo, di punti vendita specializzati nella vendita di carni di pregio, ossia le ‘vecchie’ macellerie. Incentivare in questo senso accordi di filiera sarebbe determinante”, aggiunge Malfettani.

Condividi