Giornata Mondiale della Pizza. La qualità delle farine italiane alla base del successo della pizza
Ogni anno, in Italia, circa 450.000 tonnellate di farina sono destinate alla produzione di oltre 3 miliardi di pizze. Lo evidenzia Italmopa-Associazione Industriali Mugnai d’Italia (aderente a Federalimentare e Confindustria) nel giorno della Giornata Mondiale della Pizza che si celebra, ogni anno, il 17 gennaio, in occasione della festa di Sant’Antonio Abate, protettore dei pizzaioli e dei fornai.
“La pizza – unitamente alla pasta – costituisce la bandiera della cultura gastronomica italiana nel mondo” sottolinea Andrea Valente, Presidente Italmopa “Un alimento sublime che racchiude i principali ingredienti del Made in Italy alimentare : genuinità, sapore, profumi e convivialità. E siamo orgogliosi, come mugnai, di poter contribuire, con le nostre farine, la cui impareggiabile qualità e versatilità è unanimemente apprezzata anche sui mercati esteri , al successo di un prodotto quale la pizza diventato, per le sue caratteristiche, emblema del cibo globale e dell’integrazione tra le varie culture”.
La farina, ricorda Italmopa, costituisce l’ingrediente principale della pizza. La più comune e la più utilizzata nell’impasto classico rimane indubbiamente la farina di grano tenero declinata nelle sue varie tipologie : non esistono, fortunatamente, regole universali e ogni pizzaiolo potrà essere libero di sperimentare, entro certi limiti, un proprio impasto, essendo inteso che la scelta della farina appropriata rimane comunque strettamente condizionata dal tipo e dalle caratteristiche del prodotto finale che si vuole ottenere e dai sistemi di lavorazione che si adottano.
Più di quattro italiani su dieci (44%) preparano la pizza in casa, spinta dalla nuova passione per il fai da te in cucina, ma anche poter scegliere personalmente gli ingredienti e garantirsi un prodotto gourmet 100% Made in Italy. E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti-Ixe’ diffusa in occasione della Giornata internazionale della pizza che si celebra oggi 17 gennaio.
La nuova tendenza, nata sulla scorta del lockdown, è quella di cucinare in casa – spiega Coldiretti – delle pizze personalizzate utilizzando ingredienti 100% italiani dalla mozzarella alle farine di grano tricolore, magari ottenute da varietà antiche, dalle passate di pomodoro all’olio extravergine d’oliva, fino alle verdure, ai salumi e a tutto ciò che può servire per mettere nel piatto la versioni più tradizionali, dalla margherita alla capricciosa, ma anche quelle gourmet, con la scelta di prodotti ricercati, tipo quelli a denominazione di origine.
Complessivamente la pizza genera un fatturato che ha superato i 15 miliardi di euro, precisa la Coldiretti, con un’occupazione stimata in oltre 100.000 addetti a tempo pieno, che diventano 200.000 nel weekend. In Italia – continua la Coldiretti – si sfornano 2,7 miliardi di pizze all’anno che in termini di ingredienti significano durante tutto l’anno 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro. Un sistema economico che poggia su ben 121mila locali, tra pizzerie ristoranti, pizzerie da asporto, gastronomia e forni.
Nata a Napoli, la passione per la pizza è diventata planetaria, con gli americani che sono i maggiori consumatori con 13 chili a testa mentre gli italiani guidano la classifica in Europa con 7,8 chili all’anno, e staccano spagnoli (4,3), francesi e tedeschi (4,2), britannici (4), belgi (3,8), portoghesi (3,6) e austriaci che, con 3,3 chili di pizza pro capite annui, chiudono questa classifica.
Nel dicembre del 2017, conclude la Coldiretti, è avvenuta l’iscrizione dell’“Arte dei Pizzaiuoli napoletani” nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco che riconoscere il forte legame culturale della tradizione con l’Italia.