Politiche agricole

Consiglio UeAgricoltura e pesca

Nel recente Consiglio agricoltura e pesca si è proceduto a uno scambio di opinioni sugli aspetti ambientali e climatici della politica agricola comune post 2020. In particolare i ministri si sono concentrati su una proposta della presidenza che prevede di stabilire un’unica quota comune di finanziamenti a fini ambientali e climatici, con l’obiettivo di aumentare l’intraprendenza in campo ambientale e la flessibilità della Pac post 2020. La Commissione ha presentato al Consiglio le sue proposte di norme transitorie sulla Pac, approvate il 31 ottobre 2019, che mirano a garantire certezza e continuità nella concessione del sostegno agli agricoltori europei nel 2021 e a consentire il trasferimento di fondi tra i pilastri nel 2020. I ministri sono stati inoltre informati sulla difficile situazione del settore apicolo dell’Ue; sulle importazioni di riso Japonica dal Myanmar, sulle importazioni di mais dall’Ucraina e sul recente accordo tra Ue e Cina sulla protezione delle indicazioni geografiche. 
Nella parte della riunione dedicata alla riforma della politica agricola comune (Pac) il ministro delle politiche agricole Teresa Bellanova ha rimarcato come il negoziato sul bilancio pluriennale dell’Ue “non ci sta aiutando affatto” a realizzare una Pac dagli “obiettivi particolarmente ambiziosi su ambiente e clima. Gli agricoltori saranno in grado di seguire la strada che stiamo tentando di tracciare solo nel caso in cui gli impegni da mettere in atto saranno adeguatamente compensati”. Quindi, ha concluso il ministro, l’incognita più grande per una Pac più verde è “il negoziato sul Quadro finanziario pluriennale, in cui si discute sia dell’entità dei fondi Pac, sia quale sia la percentuale minima di questi fondi dedicata a interventi climatico-ambientali. Un negoziato che non ci sta aiutando affatto”.

Il ministro ha inoltre chiesto al commissario Ue per l’Agricoltura, Phil Hogan, di ripristinare i dazi per le importazioni nell’Ue di riso tipo Japonica dalla Birmania. In virtù del regime preferenziale di scambi accordato dall’Ue alla Birmania in quanto paese meno avanzato, nel 2018/19 – ricorda una nota della delegazione italiana – le importazioni a dazio zero nell’Ue di riso tipo Japonica dal paese asiatico sono aumentate del 213% (da 27mila a circa 86mila tonnellate) rispetto alla campagna precedente. Il riso Japonica rappresenta il 75% della produzione totale in Europa. A inizio 2019 l’Ue aveva ripristinato i dazi sulle importazioni di riso di tipo indica (chicco lungo) proveniente da Cambogia e Birmania. La tendenza all’aumento delle importazioni dalla Birmania è confermata dalla campagna in corso, con gli acquisti aumentati del 300% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Una situazione che, prosegue la nota della delegazione italiana, potrebbe generare gravi difficoltà per i produttori di riso dell’Ue, proprio perché il riso Japonica è una tipica produzione europea e italiana. Inoltre, la delegazione italiana ha sottolineato che recenti accordi con paesi terzi (come per il trattato con il Vietnam e quello con i paesi del Mercosur) hanno aperto contingenti a dazio zero per le importazioni di riso. Per questi motivi Bellanova ha chiesto a Hogan di “seguire da vicino l’andamento delle importazioni a dazio zero di riso japonica lavorato dal Myanmar e l’impatto relativo per i produttori e sul mercato dell’Ue e, di conseguenza, valutare le possibili condizioni per l’attivazione della clausola di salvaguardia anche per il riso Japonica”. 

 

 

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